domenica 28 ottobre 2012

The dark side of the euro


A volte, a ben scavare, uno si accorge che nel mondo succedono cose strane.


Basta considerare per un momento la questione dell’euro. Sará possibile, mi dico io, che gente comune che si occupa di economia in maniera non piú che amatoriale – come il sottoscritto –  riesca a dipingersi in mente un quadro chiaro del perché non si puó andare avanti, mentre gli eruditissimi e rispettatissimi tecnocrati che ci governano ad ogni livello (non solo in Italia) non riescono davvero a vedere il lato oscuro dell’euro?

Uno deve per forza pensare che sia malafede. O forse é solo un'estrema chiusura mentale che sfocia nell'idiozia? Probabilmente entrambe, ma in fin dei conti nessuna delle due. Dopotutto non dimentichiamoci che balliamo costantemente sui carboni ardenti del caos, che ci piaccia o no. Ma andiamo per gradi. Analizziamo prima brevemente il problema.


IMPORTANZA DELLA SOVRANITÁ MONETARIA

L’euro é la conseguenza dell’unione monetaria di piú paesi, ognuno dei quali é rimasto esattamente quello che era prima, meno il fatto che ora usa la stessa moneta degli altri. Non é quindi un’unione economica, fiscale, politica, né tantomeno culturale. Dio ci scampi. Solo monetaria. Ma giá basta e avanza.

Il poter gestire la propria politica monetaria é quello che per uno Stato si chiama sovranitá monetaria, ed é una cosa FON-DA-MEN-TA-LE affinché uno Stato possa definirsi tale. Il compito di uno Stato infatti, non mi stancheró mai di dirlo, é quello di fornire ai propri cittadini i servizi essenziali a garantirne il benessere e i diritti fondamentali. Non il pareggio di bilancio, ma benessere e diritti. Lo Stato infatti non é una famiglia che deve arrivare a fine mese coi conti a posto. E questo perché le famiglie usano la moneta, lo Stato la crea. E quindi non ha senso pensare che possa non averne abbastanza. Anzi, dovendo adempiere a quelle funzioni che gli spettano ed essendo l’unico in grado di creare moneta al netto, é proprio a lui che spetta spenderla prima di tutti. Deve quindi necessariamente avere i conti in rosso a fine mese. Ammesso che la moneta sia la sua e la controlli lui, appunto.

Ora il discorso che va per la maggiore é che in ogni caso se ne stampasse troppa finirebbe per materializzare quel temutissimo spauracchio che é l’iper-inflazione modello Repubblica di Weimar o Zimbabwe, ossia rialzo spropositato dei prezzi e crollo del potere di acquisto. In realtá la questione é molto piú complessa e non c’é un semplice legame diretto di causa-effetto tra immissione di liquiditá in un sistema e inflazione. Bisogna infatti vedere di che sistema stiamo parlando e per che cosa si usa quella nuova moneta.
Infatti non é che uno Stato immetta liquiditá nell’economia sparandola per aria, magari con un cannone spara-banconote (le monete farebbero troppo male credo). In realtá lo Stato prima di tutto si auto-finanzia per mettere in moto attivitá produttive e fornire servizi, il che attiva l’economia creando occupazione e quindi benessere. Poi finanzia le banche, che rilasciano crediti controllando che le credenziali dei richiedenti siano soddisfacenti (almeno in teoria, come ci insegna la storia recente), il che mette in moto altre attivitá produttive e cosí via. Non é quindi che i soldi si fiondano direttamente nelle nostre tasche di spendaccioni, ma prima passano attraverso il filtro della spesa pubblica e dell’occupazione. Fino a che il denaro circola nell’economia reale infatti, quella delle persone che lo usano per vivere, che é il motivo per cui esistono i soldi dopotutto, ció non puó che far un gran bene a tutti: tutti hanno da lavorare, con gli indubbi vantaggi sociali che ne derivano, tutti hanno da mangiare e da spendere il giusto per vivere bene. Se poi il potere d’acquisto aumenta troppo lo Stato puó sempre regolarlo per tempo aumentando un po’ le tasse. Ma non é che in origine le tasse servano allo Stato perché lui i soldi non ce li ha, visto che se li puó stampare da solo! Notate che in questo schema non esiste la parola speculazione, ossia il guadagno per guadagnare. É importante ricordarsi sempre che la moneta é infatti uno strumento, non un fine. Il suo uso deve quindi essere vincolato ad attivitá produttive o a fini sociali.

Ma mettiamo pure che la cosa ci sfugga di mano. Si guadagna tutti troppo e va a finire che i soldi non valgono piú granché. Quanto ci vorrá? Qualche annetto almeno? E fino a che punto nel momento in cui ci si rende conto di questa cosa non la si riesce a fermare? Non vale la pena provare piuttosto che morire giá di fame adesso per giocare al gioco del rigore monetario a tutti i costi? Ci rendiamo allora conto del perché una politica monetaria volta esclusivamente al controllo dell’inflazione (come é dichiaratamente quella della BCE) non ha senso? La politica monetaria é uno strumento preziosissimo per lo Stato, attraverso cui perseguire una piena occupazione e il benessere sociale. Non per controllare l’inflazione punto.


ALTRIMENTI?

La gestione in autonomia della propria politica monetaria é quindi fondamentale per permettere ad uno Stato di finanziarsi direttamente, senza ricorrere ad alternative controproducenti. É infatti essenzialmente nel momento in cui noi non abbiamo piú la nostra sovranitá monetaria che ci rimangono solo due strade per finanziare la spesa pubblica:
  1.  tartassare di tasse cittadini e imprese: in questo caso le tasse sí che servono a finanziare lo Stato, perché questo non emette piú la sua moneta e quindi la deve racimolare laddove ne trova. Va da sé che i cittadini spenderanno meno perché dovranno tirare la cinghia e le imprese perderanno capacitá produttiva, percui l’economia é destinata a rallentare;
  2. oppure indebitarsi presso privati (mercati finanziari), cui dovremo pagare interessi sempre piú alti nel tempo aumentando costantemente il debito pubblico, che é un vero debito solo nel momento in cui si contrae con dei privati. Non lo sarebbe in assoluto infatti se fosse contratto con la propria banca centrale, che é parte dello Stato stesso, percui l’uso stesso della parola debito sarebbe fuorviante.

Se la cosa sfugge di mano, va a finire che si arriva perfino a tagliare la spesa pubblica. Ma va? Suona quasi familiare...


CONCLUSIONE

Ora, é chiaro che se per un profano come me basta informarsi un po’ per mettere in fila queste cose, i nostri professoroni le sanno perfettamente sin dall’inizio. E allora? Cosa dovremmo pensare di lorsignori? Malafede o idiozia?

Come sempre, probabilmente la veritá sta nel mezzo. Nel senso che qualcuno con tutto questo sistema ci ha fatto dei gran soldi. Ricordiamo che un sistema di questo tipo taglia i servizi ai cittadini e li dissangua di tasse, il tutto per pagare gli interessi su un debito che lo Stato ha contratto con dei privati. Tagliando i passi intermedi, significa quindi prendere la ricchezza diffusa alla base e concentrarla nelle mani di pochi privati al vertice della piramide sociale.
Ma non vogliamo essere complottisti piú di tanto. Va riconosciuto infatti che esistono in questo mondo dinamiche cosí complesse che, pur a volerlo fortemente, sfuggono al nostro controllo. Puó essere quindi che come sempre queste cose siano diventate evidenti solo ora, ma non lo fossero prima. Ognuno puó mantenere il proprio grado di scetticismo di fronte a queste affermazioni – e il sottoscritto lo manterrá in toto – eppure dopotutto é cosí. Magari l’obbiettivo era proprio quello che ci hanno venduto in origine, ossia incrementare i commerci e il turismo in Europa beneficiando di una moneta unica. Ora, io capisco che a volte i turisti possano essere un po’ rincoglioniti e si sbaglino a fare due conti, ma devo dire che i commercianti (almeno quelli che di soldi ne muovono sul serio) credevo che almeno la calcolatrice la sapessero usare. Mi sembra quindi una scusa incredibilmente semplicistica, ma magari era molto piú articolata e complessa in origine e questo é solo quello che é stato venduto a noi popolo.

Lasciamo allora stare il passato, che passato resta e la dietrologia non serve a nulla. Quello che mi interessa veramente é il futuro. La domanda ora quindi é: perché tutti continuano a negare che le cose vadano strutturalmente male perché sono marce le regole del gioco a cui stiamo giocando? E perché, al farglielo notare, tutti insistono che queste regole non si possano cambiare? E qui allora mi dispiace, ma il passato torna di stretta attualitá. Perché il discorso é esattamente lo stesso: cui prodest? A chi conviene? A noi non conviene di certo, mi sembra chiaro. Di lacrime e sangue ne stiamo versando giá anche troppe, e mi pare che a ben vedere siano perlopiú innecessarie. Quindi dovremo davvero continuare a giocare a questo massacro per molto ancora? Quei signori incravattati che ci dicono che é impossibile cambiare le cose, ci sono o ci fanno? Perché essendo una convenzione umana, con che faccia ci dicono che non si puó cambiare? E perché? Malafede o pura e semplice idiozia?








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