domenica 19 febbraio 2012

Un mondo nuovo – Energia: Super-reti intelligenti e auto elettrica


Conosciute come super smart-grids, sono probabilmente tra i mattoni di costruzione piú importanti del mondo nuovo del 2021. Riescono a coniugare localizzazione della produzione energetica attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il risparmio energetico, il risparmio economico e la presa di coscienza dei problemi energetici dell’utente in prima persona. Ma andiamo per gradi.

Uno dei problemi maggiori delle fonti energetiche rinnovabili é l’intermittenza. Tanto per prendere ad esempio le due piú conosciute – eolico e fotovoltaico – tutti sanno che non sempre tira vento, tanto meno con la stessa forza, e non sempre batte il sole. Ne deriva quindi una produzione intermittente di elettricitá. Il problema é chiaramente che i consumi non seguono necessariamente le stesse dinamiche, per cui ci possiamo trovare a richiedere in qualche momento piú elettricitá di quanta ne puó venir prodotta. A quel punto verrebbe da dire, accumulatela quando se ne produce di piú e ridistribuitela quando serve. Purtroppo non é cosí facile accumulare l’elettricitá. Servirebbero grandi batterie che peró non sono molto efficienti e contengono materiali dannosi per l’ambiente. Ció non significa che non si useranno batterie, ma non ci si puó affidare esclusivamente ad esse.
Cambiamo quindi prospettiva e constatiamo che, statisticamente, quanto piú due regioni sono distanti tra loro tanto minore é la possibilitá che uno stesso evento metereologico avvenga nelle due regioni, o addirittura che queste abbiano lo stesso clima. Pertanto se estendessimo le reti di distribuzione elettrica in un sistema unico europeo (o perfino piú esteso) potremmo statisticamente usare l’eccesso di produzione di alcune regioni per supportare l’eccesso di domanda di altre regioni. Ad esempio arrivare ad usare nel sud Europa l’eccesso di energia generata in inverno dal vento o dalle onde del nord, mentre in estate potremmo usare l’eccesso di radiazione solare del sud per alimentare il nord. Quello che serve é un invesitmento importante in infrastrutture, cosí come regole comuni per tutti sia sulla gestione delle reti elettriche che su come fare avvenire questi scambi, ma é perfettamente fattibile. Consideriamo anche il lato della domanda: quanto piú estesa una regione tanto piú aumenta la possibilitá che si abbiano fascie orarie diverse, perfino abitudini diarie diverse, il che comporta picchi orari di consumo diversi. Se i picchi si hanno in genere la mattina presto e la sera al tornare da lavoro, riuscendo a combinare nella stessa rete regioni in cui quello che si produce la notte va ad alimentare il consumo mattiniero della regione vicina ci risparmieremmo un bel problema.
In sostanza significa che se estendessimo la nostra rete il piú possibile in qualche modo avremmo bisogno di molta meno capacitá di immagazzinamento, e quindi di batterie. Questo potrebbe avvenire a scala regionale o perfino globale. Si chiamano super-grid, le super-reti (vista la loro estensione).

Senza fermarsi a questioni meramente tecniche, consideriamo anche il fatto che un sistema di questo tipo sarebbe necessariamente supportato dalla cooperazione piú che dalla competizione. Una cooperazione vera, basata su bisogni comuni e non semplicemete sul profitto di una delle parti. Se non collabori stai semplicemente sprecando la tua energia e non ne avrai quando ti servirá. Se tutti collaborano non ci sará piú nemmeno bisogno di farla pagare l’elettricitá, perché saremo in un sistema in cui non ci sará piú scarsezza, ce ne sará in abbondanza per tutti. Il mondo nuovo del 2021 con le sue super-grid, sará un mondo in cui forse ci saranno meno guerre e meno problemi, in cui tutti si sentiranno parte di un qualcosa di piú grande e in maniera uguale.

Questo a scala globale. Ma uno dei tratti salienti piú importanti del mondo nuovo del 2021 é il ritorno alla produizione locale. Che senso ha infatti andare a comprare energia in Arabia Saudita o Russia quando ognuno se la puó produrre sul tetto di casa sua per i suoi bisogni? Ogni utenza sará per quanto possibile energeticamente autosufficiente, trasferendo l’eccesso alle supergrid che lo porteranno laddove la produzione non sará sufficiente a soddisfare la domanda, come per esempio nelle cittá.  L’autosufficienza energetica peró non viene gratis. Il prezzo da pagare é diminuire i consumi. Come giá detto stiamo consumando troppo, non ce lo possiamo semplicemente permettere. Come dice Richard Heinberg

“la gente deve veramente capire che [grazie ai combustibili fossili] 
abbiamo creato un modo di vivere insostenibile, 
il che non significa solo che é ecologicamente irresponsabile,
ma semplicemente che non puó continuare”.

La diminuzione dei consumi dovrá essere accompagnata da un cambio di paradigma nella produzione, distribuzione e consumo dell’energia: si dovrá passare da un sistema centralizzato ad un sistema distribuito. Invece che essere prodotta in centrali enormi e mostruose, l’energia dovrá essere prodotta ovunque, preferibilmente il piú vicino possibile rispetto a dove dovrá essere consumata. Questo significa solo una cosa: energie rinnovabili. Vento, sole, geotermico, onde del mare e maree sono le maggiori. Ogni casa dovrá avere le sue fonti di energia per poter funzionare. A seconda della posizione geografica e del clima. L’eccesso verrá distribuito in rete, mentre qualora la domanda superi la produzione questa verrá fornita dalla rete. Per il resto ognuno consumerá l’energia che produce. Limitando le distanze di trasporto si limiteranno anche le perdite e aumenterá l’efficienza dell’intero sistema.
In questo modo cambierá anche il come si gestisce l’uso dell’energia. Se sta per arrivare un tempaccio freddo e ventoso, sappiamo che potremo fare qualche lavatrice in piú perché avremo energia in abbondanza. Al contrario in periodi di stanca cercheremo di ridurre il consumo per quanto possibile. Questo si traduce secondo la classica legge della domanda e l’offerta in un mercato dell’elettricitá. Ogni casa avrá una centralina collegata ad un sistema centrale di distribuzione. A seconda della disponibilitá regionale di elettricitá, che a sua volta dipenderá dall’estensione della supergrid, questa avrá un costo. Poi sta a noi scegliere se usare la nostra elettricitá o venderla. Oppure se aspettare che tiri vento invece che comprarla oggi. A seconda del bisogno che ne avremo. Un elemento fondamentale in questo senso potrá essere l’auto elettrica, che potrebbe funzionare letteralmente come una batteria. Ricaricarla di notte quando non ci sono molti altri usi farebbe risparmiare un bel po’. Mentre se te ne serve e non ne hai potresti pensare di scaricare la macchina e prendere l’autobus. Questo sistema sarebbe collegato a tutte gli apparecchi di ogni casa che consumano elettricitá, e potrebbe essere programmato a seconda dei bisogni, ad esempio in modo da minimizzare il consumo e massimizzare l’esportazione di energia, oppure minimizzando automaticamente il costo di esercizio della casa in base alla disponibilitá di energia. Il tutto potrebbe essere controllato via internet da qualsiasi terminale, o perfino da uno smart-phone. Saremmo molto piú coscienziosi nell’uso dell’elettricitá, e sono abbastanza sicuro che volendo o no lo diminuiremmo. Questo sistema é conosciuto come smart grid, o rete intelligente.

Ogni casa, ufficio etc. é quindi dotato di una propria smart grid, che gestisce la produzione, e l’uso dell’elettricitá prodotta, cosí come gli scambi con l’esterno. Ognuna sarebbe poi collegata con la supergrid regionale, che ne gestirebbe le fluttuazioni di domanda e produzione, e queste in una unica supergrid continentale. All’interno di quest’ultima esisteranno ovviamente anche parchi di produzione pi+ ampi per sostenere attivitá piú energivore come ad esempio quelle industriali. Questi saranno verosimilmente basati sulle tipicitá geografiche delle varie regioni e al loro clima, da cui dipendono le fonti energetiche prevalenti. Il concetto della supergrid é proprio questo: un baratto delle fonti energetiche attraverso il loro prodotto finale: l’elettricitá. Che si puó trasportare relativamente bene, ma é piú difficile da immagazzinare.

In questo senso l’espansione di questo tipo di politica energetica, basata sulla produzione locale da fonti rinnovabili, sulla gestione efficiente delle singole utenze attraverso smart grids e sull’equilibrio dinamico di domanda e offerta raggiungibile attraverso le super grid, metterá un serio freno all’uso di fonti energetiche fossili. Queste potranno comunque essere usate per quelle attivitá (e ne rimangono) per cui trovare sostituti é piú difficile.

Un altro mattone molto importante del mondo nuovo é l’auto elettrica. Andrebbe considerato che é proprio il settore dei trasporti a consumare la maggior parte dei combustibili fossili oggigiorno. Tralasciando per il momento il problema dei trasporti a lunga distanza (per quello ci sará tempo in un altro capitolo), nel mondo nuovo il trasporto a media e corta distanza é completamente elettrico. A parte il trasporto pubblico, che sará veramente semplice da cambiare, é interessante considerare i vantaggi collaterali di un trasporto elettrico privato. Prima di tutto consideriamo che l’uso dei mezzi privati andrá notevolmente ridotto. Le cittá saranno sempre piú car-free, in modo da potenziare i servizi pubblici e renderli piú efficienti per via del traffico estremamente ridotto. Cittá tutto sommati molto piú vivibili, con piú spazio per le persone, per le biciclette (un po’ di moto nella sedentaria vita urbana non guasta) e per le aree verdi e ricreazionali piuttosto che per parcheggi... Si verranno inoltre a creare sistemi di car-sharing, dove nelle cittá ci saranno stazioni in cui si potranno prendere le auto a tempo e poi restituire, non necessariamente nella stessa stazione, proprio come succede ora con le biciclette in moltissime cittá. In questo modo si potranno produrre molte meno macchine e ne vedremo molte meno parcheggiate per essere usate una o due volte alla settimana, con un notevole guadagno di spazio urbano. Un altro indiscutibile vantaggio che non si considera inoltre é la drastica riduzione di inquinamento acustico... riuscite a immaginarvi delle cittá in cui il rumore di fondo é quello delle persone che parlano o quello dei campanelli delle biciclette?

In qualche caso chi vive fuori ma lavora in cittá avrá comunque bisogno di un mezzo privato. Come giá detto, combiato con la smart grid di casa sará un utile sistema per accumulare e gestire a convenienza i picchi di produzione e domanda. Ma é estendendo questo sistema a grande scala che ne comprendiamo il vero significato. In questo senso si allestiranno dei grandi parcheggi nelle periferie delle cittá dove le auto elettriche saranno potranno essere lasciate durante la giornata lavorativa, funzionando come mega-batterie diffuse in grado di assorbire i grandi picchi di produzione diari, e venendo ricaricate per quando dovranno riportare le persone a casa. Qui ci potrebbero essere diversi tipi di contratto, del tipo “fammi il pieno in ogni caso che sennó non arrivo a casa” oppure “abito qui vicino quindi riempimela solo se il prezzo dell’elettricitá scende sotto gli x ¤” (gli ¤ sono la moneta in uso nel 2021, n.d.r.). Detto questo, va anche considerato che esistono sistemi che ricaricano le batterie delle macchine in discesa o anche semplicemente quando frenano, accumulandone l’energia cinetica e usando di fatto il motore come generatore (freno rigenerativo), percui attraverso sistemi di questo genere si arriverá ad auto elettriche estremamente efficienti. Una delle critiche maggiori all’auto elettrica é proprio quella della limitata autonomia. Va detto innanzitutto che con le batterie al litio giá esistenti l’autonomia provata é di 400-550 km, se aggiungiamo poi la ricarica rigenerativa di cui si parlava prima si capisce come sia piú che sufficente per la stragrande parte degli spostamenti quotidiani in cittá. Inoltre consideriamo anche l’economia di esercizio (economia reale, cioé basato sul valore reale dell’energia e non sul prezzo), visto che il rapporto kW/km é molto inferiore rispetto a quello delle auto a benzina. Bene, ma per viaggi di media distanza? Lasciando per il momento perdere scenari estremamente interessanti che si stanno incominciando a sviluppare oggi riguardo ricariche wireless tra auto in movimento e autostrade, nel mondo nuovo del 2021 si avranno lungo le principali vie di comunicazione dei depositi di batterie invece dei benzinai. Tu lasci la tua vuota e loro te ne danno una piena. Ovviamente la batteria dovrá essere standard su tutte le auto, ma vedremo che la moda e le marche non avranno piú tanto senso nel mondo nuovo, in quanto si dará la prioritá all’efficienza e alla qualitá dei prodotti che durano. Quindi le batterie standard non saranno assolutamente un problema, anzi assicureranno la massima resa e qualitá.

Beh, a grosse linee queste sono le principali innovazioni dal punto di vista energetico che avremo a disposizione per tutti, perfettamente installate e funzionanti, nel mondo nuovo del 2021. Grazie a loro avremo meno guerre, piú cooperazione tra gli stati, un comportamento piú responsabile e consapevole del cittadino, meno inquinamento, meno traffico, cittá piú vivibili, piú autosufficienza energetica e quindi meno bisogno di lavorare.


Che ve ne pare? L’accendiamo?




Quel corpo estraneo che manipola le nostre vite


Nel mondo esistono le persone. Quelle vere intendo, perché sappiamo bene come qualcuno ad un certo punto si sia inventato quelle giuridiche. Le persone giuridiche non sono persone per davvero, ma organizzazioni di persone o di beni che sono soggetti all’ordinamento giuridico cosí come se fossero persone in carne ed ossa. Tra di esse spiccano quelle che perseguono fini economici. Detto in parole povere, quelle che vogliono fare soldi. Sono le societá, o – in inglese – corporations.

Una qualsiasi persona, non credo di sottolinearlo mai abbastanza, ha dei bisogni primari da soddisfare per poter vivere. Ma non si riduce per questo ad un mero sistema con flussi in entrata ed uscita. Siamo emozionalmente e intellettualmente complessi, con possibilitá incredibili e per la maggior parte ancora inesplorate. Siamo organismi meravigliosi e perfetti. Viviamo in societá perché abbiamo imparato a perseguire il bene comune in modo da poterne beneficiare tutti, ben al di lá di quello che potremmo ottenere individualmente. Si chiama cooperazione. Insieme il potenziale umano é esponenzialmente maggiore che non da soli. E abbiamo un codice di principi che tutti siamo chiamati ad osservare. Non sto parlando delle leggi qui, quelle sono semplicemente parole messe nero su bianco in qualche lingua e relative a un qualche contesto socio-culturale. No, sto parlando dei principi etici e morali che contraddistinguono l’essere umano. Rispetto per la vita, giustizia, equitá, amore per il prossimo, empatia. E tanti altri. Le persone non sono semplicemente soggetti del diritto, sono molto di piú.

Le corporations, invece, no. Le corporations sono letteralmente un cancro del nostro sistema. L’immagine é volutamente forte, ma del tutto vera e ora cercheró di spiegare perché.
Come detto l’obbiettivo delle corporations é quello di fare soldi. Punto. Nascono inizialmente come organizzazioni di persone, che magari si conoscono pure e condividono quello che le persone vere possono condividere – siano ideali, sogni, aspirazioni, visioni per il futuro o persino (non c’é niente di male qui) un modello di business, ossia come fare soldi. Il fatto é che smettono presto di esserlo. Il fatto é che la loro stessa ragione di esistere ne determina la degenerazione in un organismo a sé stante, completamente fuori controllo rispetto ai fondatori o a chiunque altro. Il modello su cui si basano é ben noto nella nostra societá capitalista, dove le corporations assumono un ruolo di primissimo piano, ossia la massimizzazione del profitto. Semplicemente, non esiste nient’altro. Si tratta letteralmente di un Frankenstein fatto di pezzetti di migliaia di persone che prende vita autonoma e nella sua lotta disperata per guadagnare sempre piú soldi finisce per stritolare quelle stesse persone che gli hanno dato la vita... e dato che c’é anche tutti gli altri. Non esiste responsabilitá per una corporation. La responsabilitá é delle persone che vi lavorano o la dirigono, ma la corporation come entitá a sé - come persona giuridica se vogliamo - non deve rispondere a nient’altro se non alla domanda: sei riuscita a creare piú soldi di quelli che hai investito? Si o no. Tutto il resto é noia. Noia come le beghe ambientali. Noia come lo sfruttamento del lavoro, minorile o sottopagato che sia. Noia come il rispetto dei principi etici e morali di qualsiasi societá civile. Noia come la tutela della salute umana. Noia come il rispetto per vita stessa. Non esiste nient’altro per una corporation che non sia fare piú soldi di quelli che ha giá. È stata disegnata cosí e fa, molto bene peraltro, quello che le é stato detto. Massimizzare il profitto.

Ora, la metafora del cancro é assolutamente azzeccata per due motivi. Il primo, come giá detto, é dovuto al fatto che non avendo limiti nel perseguire il suo unico obbiettivo, la corporation non ha dubbi nel distruggere lo stesso organismo che la ospita, ossia la societá umana e il pianeta Terra. E qui é interessante analizzare lo strumento di cui si avvale, strumento del tutto originale e quasi geniale a pensarlo bene: l’esternalitá. Esternalitá é un termine orribile che rende peró alla perfezione l’idea di come agiscono le corporations per massimizzare il profitto. Per massimizzare il profitto occorre vendere di piú, e nel nostro sistema questo non puó che voler dire una cosa: abbassare il prezzo. Attenzione, ho detto prezzo, non costo. Il prezzo é quello che noi paghiamo quando compriamo beni o servizi, il costo rappresenta in un certo senso lo sforzo che si é dovuto fare per produrli. Ora, se il prezzo di vendita é inferiore al costo, ci dev’essere qualcosa che puzza sotto. Nel senso che la parte del costo che non stiamo direttamente pagando noi che lo compriamo, lo sta sicuramente pagando qualcun’altro. O magari lo stiamo pagando noi stessi a nostra insaputa. Sono le esternalitá, ossia il dirottare parte del costo a qualcosa di esterno al prezzo. Un paio di esempi per capirci meglio. Se mi si dice che l’energia nucleare costa poco (un esempio a caso...), in realtá mi si sta nascondendo dalla bolletta il costo ambientale e per la salute umana che rappresenta smaltire tonnellate di rifiuti radioattivi per millenni e non si sa dove. Quello é un costo che non paghiamo direttamente, ma paghiamo con la salute nostra e dei nostri discendenti (ho detto discendenti e non figli o nipoti). O ancora, quasi tutti i beni prodotti oggigiorno sono fabbricati in paesi lontani dove la manodopera costa pochissimo. Qualcuno potrebbe dire che é il costo stesso della vita in questi paesi che é molto basso, ma in realtá si tratta di puro e semplice sfruttamento del lavoro – una forma moderna di schivismo – senza contare il fatto delle tonnellate di emissioni contaminanti e gas serra che si porta dietro il trasporto di questi prodotti su distanze enormi. Chi la paga quella parte del costo se non la paghi tu “utilizzatore finale”? In genere le esternalitá rappresentano un costo diffuso per la salute umana, per l’ambiente, per i diritti civili e per la qualitá della vita di tutti. Sono costi di produzione non pagati in denaro, ma pagati con quanto di piú caro abbiamo al mondo, la nostra stessa vita. Ecco come fanno i soldi le corporations. Ecco perché sono un cancro.

Ma la conseguenza di questo sistema é anche un altra: l’estrema competizione e il cannibalismo corporativo. Massimizzare il profitto significa infatti fare meglio del tuo rivale. E se ci riesci tu ti ingigantirai, mentre lui morirá. Arriverá il momento in cui sará talmente disperato che potrai arrivare a fagocitarlo, ingrandendoti sempre di piú, acquisendo sempre nuove quote di mercato. Conviene peró mantenerlo nascosto, in modo da far sembrare che nella favola del mercato libero esista per davvero la concorrenza. In realtá questo sistema porta alla creazione di mega-conglomerati di corporazioni che altro non sono se non cartelli o in alcuni casi veri e propri monopoli, col risultato che il profitto cresce vertiginosamente nel momento in cui sei l’unico attore sulla scena a poter decidere davvero il prezzo per un certo tipo di prodotto. il cancro si ingigantisce sempre di piú, e prende il nome di multinazionale. Con l’aumentare delle proporzioni della corporation, ne aumentano esponenzialmente anche gli effetti negativi. Se fino ad un certo punto infatti puó esistere un certo, flebile, legame con la realtá del proprio territorio, nel momento in cui il cancro esonda e si espande al di fuori di esso ogni vincolo etico e morale rimane un lontano ricordo. Ecco perché hanno ragione quelli che non mangiano McDonalds. Ecco cosa c’é dietro alle compagnie petrolifere. Ecco cosa sono per davvero le mega-corporations che ci circondano ogni giorno. Ecco perché ci vogliono stupidi e non vogliono lasciarci ragionare, perché altrimenti le vedremmo per quello che sono: un cancro per l’umanitá. E magari decideremmo di non comprarne piú i prodotti. Magari, ci ribelleremmo ad essere semplici burattini. Magari smetteremmo di seguire la moda, o non ci lasceremmo piú infarcire la testa di idiozie futili dalla pubblicitá. Magari torneremmo a badare al sodo, a quel poco che ci serve veramente per vivere felici.

Fateci caso, prendete un qualsiasi prodotto e la sua marca. Andate a fare una ricerca su internet sui proprietari di quella marca. Sono altre corporations. Corporations che hanno fagocitato altre corporations. Risalendo all’indietro potreste spaventarvi nel vedere la quantitá di vincoli di potere delle piú grandi tra le istituzioni private del nostro tempo. Potreste spaventarvi nel realizzare che le mani che muovono per davvero i fili del mondo sono davvero pochissime. E se li passano a vicenda tra di loro. E non sono mani governative, non sono mani elette da nessuno. Sono mani che non devono rendere conto a niente e nessuno se non alla loro regola d’oro: massimizzare il profitto.

Non sono mani umane. Non sono persone. Con loro non si puó ragionare. Sono un cancro. Sono le corporations.



Vivi libero, conosci il tuo presente.


Immagina il futuro che vorresti.





domenica 12 febbraio 2012

La fabbrica del tempo


Quanta potenza esiste un una gemma che riporta la vita dopo il gelo dell’inverno? Piú o meno di quella che si nasconde dietro un intero esercito?

Siamo costantemente testimoni della potenza della natura, del suo inesorabile corso e della sua saggezza. Noi stessi siamo il frutto di milioni di anni di evoluzione.  La storia della Terra é costellata di fallimenti, strade alternative intraprese e, finalmente, il successo. Milioni di anni di lavoro e i suoi risultati davanti noi. Sarebbe saggio prenderla ad esempio. Sarebbe saggio trarre vantaggio da tanta esperienza. Sarebbe saggio non riniziare da capo perché di tempo per sbagliare, mi pare di capire, non ne abbiamo abbastanza.

Giá, il tempo. Il tempo é un qualcosa di strano. È una dimensione cosí come le tre che normalmente percepiamo dentro lo spazio. Ma contrariamente ad esse va solo in una direzione, in avanti. Il tempo é la risorsa piú preziosa che abbiamo. Perché é limitata, ma soprattutto perché non possiamo smettere di consumarla. In nessun modo.

Soffermiamoci un momento, ognuno per sé, a pensare come spendiamo il nostro tempo. Pensa a cosa hai fatto fino adesso nella tua vita. A come spendi le tue giornate. Pensa a cosa pensi di fare domani. Pensa anche che non potrai girarti e tornare indietro quando, e se, ti accorgerai di esserti sbagliato.
Chi insegue, non sa bene perché, idee piú o meno farneticanti che qualcuno gli ha messo in testa alzi la mano. Chi segue una qualche strada sterile e indolore che lo guarda ammiccante, cosí come guarda chiunque altro. Chi perfino ci crede. Chi diventa un docile agnellino delegando ogni controllo della sua vita, del suo tempo, a un meccanismo piú grande di lui la cui validitá nemmeno prova soppesare. Modelli che vanno semplicemente seguiti. Chi arriva a un certo punto e si ribella. Chi si accorge semplicemente di aver sbagliato prioritá finora. Chi ha il coraggio di prendere la propria vita e cambiare corso.

La maggior parte delle persone, nella nostra societá della felicitá per tutti, non ha idea di cosa farsene del tempo. Il tempo non é qualcosa da valorizzare, é semplicemente una moneta di scambio. Io ti do il mio tempo, la mia vita intera a gocce, e tu mi dai altro in cambio. In genere, diciamolo pure, voglio soldi. Ci consumiamo lentamente per avere qualche pezzo di carta tra le mani. Perché?
È davvero per poter vivere in pace, senza bisogni e felici? Io credo di no. Probabilmente non avremmo bisogno di impiegare tanto tempo per poter davvero riuscire a soddisfare tutti i nostri veri bisogni.  Avremmo in realtá un sacco di tempo in piú per fare mille altre cose. Eppure abbiamo scelto di essere schiavi di questo sistema. Anche se, o forse proprio perché, non ne capiamo le regole. Non ne abbiamo il controllo in alcun modo.

Abbiamo perso il controllo delle nostre vite. Ci consumiamo in posti dove non vorremmo stare, facendo cose che non ci piacciono e insieme a facce che non vorremmo vedere. Messo un piede dentro al cerchio, siamo costretti a lavorare per poter vivere. Non lavoriamo perché vogliamo, ma perché dobbiamo. Ed é l’unico modo che conosciamo per poter tirare avanti. Ci manca l’inventiva per immaginare un altro mondo. Ci manca persino la memoria per ricordare come erano le cose prima che tutto si riducesse a questo. Ci manca perfino l’interesse. Siamo inebetiti dalle promesse di benessere e felicitá, che inevitabilmente rimangono promesse. L’unica cosa che cambia é che ci resta sempre meno tempo per realizzarle. Siamo nelle mani di chi regge le fila del teatrino della nostra vita, ci fa ballare e sballare un po’ per tenerci buoni quanto basta. E ci succhia la vita da dentro. Tempo per denaro. Questo é il nostro sistema. Prostituzione.

Ognuno ha le sue responsabilitá in tutto questo. Chi piú chi meno. Alcuni sono semplicemente nati in questo sistema, ed é difficile immaginarne un altro. Altri hanno lasciato che si arrivasse a questo. Nonostante tutto, se solo avessimo un minimo di curiositá per il mondo vero, quello fuori dalla finestra della societá umana, potremmo accorgerci di quanto poco senso abbia tutto questo. Potremmo imparare tanto, se solo lo volessimo.
Le uniche leggi che veramente esistono al mondo sono quelle naturali, che la fisica e la scienza in generale cerca di spiegare e decrivere. Tutto il resto, le cosidette leggi umane, sono solo convenzioni create da qualcuno prima di noi per poter vivere in societá. Come tali non sono né giuste né sbagliate in sé, ma andrebbero interpretate nel loro contesto. Ció che questo NON vuol dire peró, é che non siano suscettibili di miglioramento, di cambiamento, o perfino di abolizione. La stagnazione sociale arriva quando smettiamo di farci domande e prendiamo tutto per scontato. Diventiamo passivi. Senza spinta, senza voglia, senza fuoco dentro. Ci adeguiamo a vivere una vita normale, a seguire quel percorso che ci si stende ammiccante davanti ai piedi. Pronto ad essere calpestato, per l’ennesima volta.
Ci vuole coraggio per guardare da un’altra parte. Forse anche un po’ di testardaggine o di sana follia. In ogni caso é possibile. È possibile non prendere quella strada morta che ci consuma lentamente, giorno dopo giorno, la linfa vitale. Fino al momento in cui non ricordiamo nemmeno il perché l’abbiamo presa.

Il tempo é la cosa piú preziosa che abbiamo. Il denaro é una legge umana. Le nostre necessitá primarie sono una legge naturale. Sarebbe logico spendere il tempo per mettere in piedi un sistema che potesse soddisfarle. Il denaro non é assulutamente necessario qui, é semplicemente stato pensato come strumento per rendere le cose piú facili. Verrebbe da dire che la cosa ci é scappata un po’ di mano.
Ci vuole tanta forza e convinzione per prendere un’altra strada. Ma c’é tanta potenza in una scelta di questo tipo, quasi come quella contenuta in una gemma che si rinnova, anno dopo anno. Il rinnovarsi dei cicli naturali, un ritorno alle origini di quello che realmente ci serve. Una volta che siamo riusciti a mettere in piedi il nostro sistema, tramite cui ci assicuriamo l’abilitá di sostentarci e vivere dignitosamente, tutto il resto é un regalo. La vita riassume il suo significato vero. Torniamo proprietari del nostro tempo. Non dobbiamo piú cederlo a nessuno in cambio di niente. Possiamo farne ció che vogliamo. La vita torna quell’insieme di esperienze che é. Una vita per arricchirsi di conoscienze, di emozioni, di amore. Una vita che diventa sempre diversa, sempre emozionante. Una vita per meravigliarsi.

Provate a immaginarvi in tutta onestá cosa fareste senza andare a lavoro, o senza un’occupazione fissa, per – diciamo – un anno. Finita l’euforia iniziale, finito il periodo in cui ci si toglie qualche sfizio, si gira un po’ o magari ci si riposa... cosa? Arriva il vuoto. L’idea é talmente potente che fa paura. Senza routine, senza lavoro, avremmo talmente tanto tempo che non sapremmo come utilizzarlo. Noia, frustrazione, vuoto. Sono tutte conseguenze della perdita della nostra vera identitá di persone. Sono tutte malattie tipiche del paradigma in cui viviamo. Siamo meccanismi in un ingranaggio e non ricordiamo nemmeno perché ci siamo entrati. Abbiamo smesso di chiedercelo perché siamo piú preoccupati a guadagnare carta straccia per comprare cose che non ci servono. Siamo contenitori vuoti per gli ultimi vestiti alla moda. Senza emozioni, senza interesse, senza curiositá. Seguiamo ciecamente e senza questionarle le leggi che noi stessi abbiamo creato, mentre non riusciamo piú nemmeno a percepire la potenza della natura attorno a noi. Che ripete sé stessa. Non ne sentiamo la magia, la freschezza, la potenza fin dal piú piccolo dettaglio che ci offre il mondo davanti. Siamo schiavi, sta ad ognuno di noi capirlo e liberarsi dalle proprie catene.

Ognuno sia padrone di sé stesso, delle proprie aspirazioni, capacitá e sogni.

E del suo tempo.






domenica 5 febbraio 2012

Un mondo nuovo - Economia circolare

L’economia circolare é un termine fantastico che descrive alla perfezione un sacco di cose. L'ho sentito per la prima volta ieri, grazie a Ellen MacArthur. Una signorina inglese con la passione per la navigazione, che si compra la prima barca con i risparmi accumulati durante otto anni di scuola risparmiando i soldi per la cena. Con appena 29 anni batte il record di circumnavigazione del globo in solitario, usando meno degli 80 giorni di Jules Verne...appena 71 e un po’. Fantascienza reale. La potenza dei sogni.

L’esperienza la segna profondamente. Una barca in mezzo all’oceano é un ambiente in cui non hai niente se non quello che ti sei portato, che deve necessariamente essere poco per non appesantire.  Insomma si deve fare con quello che c’é, e quello che c’é é molto poco. A impresa compiuta, Ellen si rende conto di come noi umani viviamo, letteralmente, nella stessa condizione: su una zattera isolata nel mare dell’universo. Cosí come su una barca nel mezzo dell’Oceano non si spreca niente perché tutto si puó e si deve riutilizzare, su di un pianeta finito ha senso fare esattamente la stessa cosa. In effetti la parola rifiuto, se guardiamo al mondo naturale, non esiste. Tutto si riutilizza in natura. Energia e materia, tutto rientra in circolo a vari livelli. Visto che non esiste maestro migliore da cui possiamo apprendere che non la natura stessa, in cui ogni processo é frutto di milioni di anni di prova-ed-errore, é un principio cui anche il mondo umano dovrebbe ispirarsi. Il concetto di rifiuto non ha il diritto di esistere. I rifiuti sono semplicemente altre risorse. 
Tornata dalla sua regata in solitario la dama Ellen (titolo di cui é stata insignita al ritorno dal latente Impero Britannico) mette in piedi una fondazione che porta il suo nome, con lo scopo di diffondere tramite l’educazione e la cooperazione col mondo delle imprese e la politica la sostenibilitá e, appunto, l’adozione di un’economia circolare.

L’economia oggi come oggi é lineare – dice dama Ellen – nel senso che prendiamo materie ed energia all’infinito, seguendo il mito della crescita, senza restituire niente e producendo una quantitá enorme di sprechi e rifiuti. L’economia oggi é esponenziale – dico io, ma non solo – nel senso che piú si va avanti piú il tasso di utilizzo/spreco di materiali ed energia aumenta, vuoi per l’aumento della popolazione mondiale, vuoi perché fette sempre piú grandi vogliono partecipare al gioco malsano del consumismo di cui in occidente siamo stati protagonisti a lungo, vuoi perché la corsa al profitto a tutti i costi nel mondo globalizzato e sempre piú competitivo lascia margini sempre minori per la salvaguardia di altro che non sia il portafogli. Economia circolare significa un cambio di paradigma, cioé cambiare la base comunemente accettata sulla quale si basano le considerazioni e la sensibilitá di una societá in una certa epoca storica. Un cambio di paradigma é una rivoluzione nella concezione del mondo. Un cambiamento sostanziale di tutte le nostre abitudini.

Economia circolare significa che quando si prende, processa, crea qualsiasi cosa, si deve avere giá chiaro in mente come riutilizzarne le componenti quando questa andrá smaltita. Non lasciamoci peró ingannare, non significa riciclaggio spinto. Va ben oltre. Intendiamoci, il riciclaggio é una cosa fantastica e meno male che c’é. Ma é come una pezza che mettiamo a posteriori, che non puó minimamente tappare la falla intrinseca nel nostro sistema di produzione. Una falla concettuale se vogliamo. Le migliori soluzioni sono infatti quelle che vengono progettate e disegnate col sistema stesso, a priori, che sottendono al sistema e ne sono parte integrante. Soluzioni preventive, fondamenta esse stesse del sistema, ben diverse da quelle che vengono prese per limitare i danni, forse, dopo. E molto piú efficaci. Il riciclaggio infatti riduce sí i danni, ma solo in maniera assolutamente limitata e, in ogni caso, insufficiente. Economia circolare significa che gli sprechi non vengono limitati o recuperati una volta giá esistenti, ma vengono evitati in primo luogo, attraverso una piú attenta progettazione e gestione dei processi stessi, sin dalla loro concezione.

Un esempio pratico che tutti capiranno, perché assolutamente tipico della nostra societá. L’elettronica di consumo. Telefonini, pc, laptop, televisori, tablet. Si tratta di articoli che sono estremamente costosi dal punto di vista produttivo. Consumano ingenti qualitá di materie prime pregiate e non rinnovabili (qualcuno ha mai sentito parlare del coltan e di come viene estratto? o chi si é mai preoccupato del titanio?) ed enormi quantitá di energia per la loro produzione. Sono qualcosa che nella nostra societá é assolutamente indispensabile, la stessa pietra angolare della societá dell’informazione. Non possiamo (e non dobbiamo) farne a meno. Detto questo, e prendendo i laptop ad esempio, una volta comprati la loro vita media é di circa 3 anni. Il progresso in questo campo é veloce come in nessun altro, le prestazioni diminuiscono o semplicemente sono sorpassate da dispositivi piú potenti. Fin qui ci puó stare, il progresso tecnologico va avanti inesorabile. Ma poi? Poi si buttano. Si buttano e se ne prende un altro. Dopo appena 3 anni (in media, ci sono quelli che durano di piú, ma anche quelli che durano di meno, o quelli che si cambiano per pura e semplice moda) dopo tutta la fatica per estrarre materie prime sottratte alle viscere della terra, dopo tutta l’energia (leggi petrolio) immessa dentro quei 15 pollici per produrli. Dopo tutto questo, semplicemente, si buttano e se ne compra un altro. Altre materie prime, altra energia. E nessuno si chiede quelli vecchi, nel frattempo passati allo stadio di rifiuto, che fine fanno? Si riutilizza qualcosa in questi casi o no? In teoria. In pratica? Vorrei vederlo. E dire che sono rifiuti altamente tossici, assolutamente non biodegradabili. Vi sembra un sistema sostenibile?
In questi casi il riciclaggio ha l’efficienza che ha, la cosa migliore sarebbe invece riusare i componenti che lo permettono, cosí come sono. Non me ne intendo, ma direi che le componenti che vanno sostituite non includono di certo (ad esempio) la tastiera, lo schermo, il case esterno... sono le schede, i processori che vanno sostituiti perché sorpassati o usurati, tutto il resto continua ad andare bene e potrebbe essere mantenuto. Perché allora questi dispositivi non si creano in modo da poter cambiare solo le parti piú usurabili, o le parti che devono essere cambiate spesso, ma senza toccare tutto il resto? Si risparmierebbe il fatto di doverlo riprodurre quando in realtá non serve. Immagino poi che se queste cose venissero progettate per durare davvero (e non solo 3 anni), la loro qualitá sarebbe drasticamente migliore in tutti i sensi. E scordiamoci della moda per favore, é solo una delle tante belle storie che si sono inventati per farci comprare di piú. Un computer é un computer. Un telefono é un telefono. 

Questo significa avere un approccio circolare, ossia non appellarsi al riciclaggio di ultima istanza, ma progettare qualsiasi cosa in modo che duri e non se ne debba produrre un’altra uguale. Se proprio é necessario cambiare alcune parti, incorporiamo questa necessitá nel design del prodotto, rendendone semplice la sostituzione senza bisogno di intaccare altre parti che invece possono durare molto di piú. Quanti materiali si risparmierebbero nella sola elettronica di consumo? E quanta energia? E quanti rifiuti smetterebbero di esistere? E quante emissioni inquinanti?

Il concetto dell’economia circolare si puó estendere assolutamente a tutto. Basta usare un po' di immaginazione. È un concetto che si scontra radicalmente con quello - caro alle grandi case produttrici - di “obsolescenza programmata”. Forse non tutti ne siamo al corrente, ma in molti casi i beni di consumo vengono progettati come intrinsecamente inferiori a quello che potrebbero essere. Un esempio clamoroso sono le lampadine elettriche. Niente ci vieta di produrre lampadine che durino 100 anni. Qualcuno ne ha mai vista una? Ogni quanto vanno cambiate? O pensiamo all’industria automobilistica. Se le auto venissero veramente prodotte per quello a cui servono certamente se ne produrrebbero meno, perché quelle in circolo sarebbero migliori in partenza e durerebbero molto di piú. Mi sono sempre chiesto tutte le macchine che si fabbricano nei paesi occidentali... a chi serviranno? O andando piú nel concreto, in Italia. La FIAT. Ma a chi serve un’altra macchina realmente in Italia? Abbiamo le cittá piú intasate dal traffico di Europa. L’aria é irrespirabile. Ogni famiglia ha dalle 2 alle 3 auto. Traffico ovunque che rende i trasporti pubblici completamente inaffidabili, al pari di quelli privati. Veramente, non vi sembra che ci siano giá abbastanza macchine in circolazione?! E allora perché se ne fabbricano ancora? Per sostituire quelle vecchie, mi si dirá. Eccoci al punto. Un’auto puó durare in media diciamo 15 anni. Perché si cambia in media ogni 4? Moda? Per darsi uno sfizio? O forse perché ce le devono vendere?!



I benefici indiscutibili di un sistema economico circolare sarebbero molta piú efficienza, molta piú qualitá nei prodotti finali, risparmio per l’utente, diminuzione della produzione e con essa dell’uso di materiali ed energia, minor produzione di rifiuti e inquinamento.

E le conseguenze collaterali? Meno lavoro per tutti. Il che non deve necessariamente essere visto come un problema. Pensate solo che se non doveste continuamente riparare, o sostituire cose che giá avete, spendereste in media di meno e potreste certamente permettervi anche di guadagnare di meno, e quindi di lavorare di meno. Magari ci potremmo godere tutti un po’ di piú la vita. Magari. Ma pensiamo anche ai metalmeccanici di Pomigliano che sono giá sul piede di guerra perché non c’é piú lavoro e non si produce piú abbastanza; pensiamo a chi non riesce ad arrivare a fine mese con la sua famiglia se non c’é lavoro. Loro sí che sembra abbiano veramente bisogno di produrre altre auto. Cosa possiamo fare a riguardo?

Questo é un altro problema, di cui parleremo (e di cui in parte abbiamo giá parlato)... un altro problema per cui la soluzione c’é, come per tutto. In un sistema basato e progettato sul buonsenso (e non sulla crescita) una soluzione si trova sempre, ma spesso é difficile commentarla separatamente dalle altre, perché tutte si richiamano a vicenda.


Ma qui ora mi fermo, per il momento ricordiamoci semplicemente dei vantaggi di un economia circolare.


Per il resto vi rimando alle prossime puntate in cui continueremo a immaginare il nostro mondo nuovo.





giovedì 2 febbraio 2012

Un mondo nuovo – Prefazione


Ci sono due autori inglesi che mi colpirono particolarmente quando li studiai a scuola. Sono Aldous Huxley e George Orwell. Entrambi descrivevano il mondo del futuro, immaginandosi la societá che verrá. Entrambi basandosi su quello che vedevano attorno a loro mentre scrivevano. Entrambi sono incredibilmente abili a cogliere le pecche della societá, le cause profonde che stanno alle radici dei suoi problemi o che lasciano presupporre future instabilitá. Entrambi le prendono e le esacerbano, le ingigantiscono e le parodiano, costruendo – grazie alla propria immaginazione ma anche capacitá analitica e di logica sociale – il ritratto di una societá che non riconosciamo, ma che in realtá dipinge perfettamente la nostra attuale, essendone caricatura. Una societá futuristica che é allo stesso tempo passato e, tristemente, presente piú che mai.

In Brave New World, Huxley si immagina un mondo diviso in caste. In 5 caste. La procreazione avviene solo ed esclusivamente in maniera artificiale, in vitro. In questo modo la popolazione mondiale puó essere controllata quantitativamente, mantendendola al livello stabile di 2 miliardi in modo da assicurare il benessere a tutti, ma anche – e soprattutto – qualitativamente. Vale a dire che i feti vengono condizionati sin dalle prime fasi dello sviluppo artificialmente, attraverso sostanze chimiche o stimoli esterni, in modo da determinarne lo sviluppo fisico, emotivo e mentale. Ne deriva una societá caratterizzata da una piramide di caste in cui la larga base é composta da individui brutti, deboli e stupidi (e pertanto facilmente controllabili), progressivamente fino ad arrivare all’elite dei belli, forti e intelligenti che governano il mondo. Visto che nessuno é, letteralmente, progettato per altro se non ció che sará destinato a fare nella propria vita, sia pulire pavimenti o dirigere grandi imprese, tutti sono felici. Nessuno ha aspirazioni al di fuori delle proprie capacitá. Nessuno ha aspirazioni al di fuori del proprio destino prestabilito. In una societá come questa il sesso é pura attivitá ricreativa, incoraggiata fin dalla pubertá, secondo il lemma “tutti sono di tutti”, ogni persona vive in maniera del tutto individualistica e il concetto di famiglia assume un senso di tabú al pari di quello che per noi oggi é la pornografia. Esiste poi una droga allucinogena legalizzata e fornita a tutti dal governo, al pari del cibo e tutte gli altri beni di prima necessitá, in funzione della classe sociale di appartenenza. In questo modo il dolore e la tristezza vengono eliminati dal sistema, un sistema in cui tutti vivono felici e seguono le proprie vite programmate.

Orwell in quel capolavoro che é 1984 prevede il controllo in massa della popolazione mondiale attraverso uno spinto sistema di censura preventiva misto a manipolazione delle notizie da parte di un regime tirannico. Tra la miriade di dettagli che invitano a riflettere leggendo questo libro, trovo particolarmente interessante l’idea dei 2 minuti di odio giornalieri, in cui tutti i lavoratori di tutto lo stato si riuniscono in dei cinema per inveire e scaricare qualsiasi pulsione negativa, frustrazione e rabbia sulle immagini del “nemico” che vengono proiettate. In questo modo riescono poi a rimanersene buoni tutto il resto del giorno e possono essere manipolati molto piú facilmente. L’odio come strumento di controllo. Senza lasciare inosservato il fatto che c’è, e ci deve sempre essere, un nemico comune da combattere. Non importa chi, puó anche cambiare nel tempo, l’importante é che ci sia. Un nemico esterno, cui far fronte comune e da poter trattare come capro espiatorio per tutti i mali della societá e le sofferenze del genere umano.
Se esiste UN libro che mi sento di raccomandare di leggere a chiunque, é proprio 1984. È un libro che va letto al di lá del suo significato letterale, in chiave allegorica. Va letto cercando di identificare i tratti in comune con la societá in cui viviamo oggi. A quel punto non potrá che sorgervi una domanda: o il signor Orwell é da considerare a buon titolo come il vero profeta dei nostri giorni, avendo descritto gli aspetti piú intimi del mondo in cui viviamo e di quello verso cui ci incamminiamo nei minimi dettagli, oppure semplicemente le cose non sono poi sostanzialmente cambiate tanto da quel 1948 in cui scrisse il libro. Fatto sta che a guardarla bene la descrizione della societá di 1984 fa venire i brividi.

Bene, ispirato da questi due lucidi visionari, credo sia un esercizio utile per chiunque cercare di fare altrettanto. Se non altro per riflettere su verso cosa stiamo andando. Personalmente, voglio provare a fare questo esercizio. Un esercizio di immaginazione e di creazione, ma anche di logica applicata, analisi e razionalitá. Voglio provare ad immaginarmi la societá del futuro, il mio mondo nuovo. Oggi é il 2012. Vediamo come potrebbe essere la societá che vorrei nel 2021. Tra 9 anni. Contrariamente ai signori Orwell e Huxley peró, il mio mondo nuovo ci deve dare speranza. Essi dipingevano infatti un mondo in cui nessuno vorrebbe vivere, esercitando di fatto il sacro diritto di denuncia sociale e con il nobile scopo di mobilitare le masse affinché non si raggiungesse quello stadio. Io voglio invece cercare di avere un approccio opposto. Voglio cioé descrivere il mondo cosí come vorrei che fosse, ma allo stesso tempo anche cosí come effettivamente potrebbe essere. Se solo lo volessimo davvero. Voglio fare un esercizio di concretezza, niente fantascienza, solo basi concrete e attuali: tecnologie che esistono e di cui giá si parla, coniugate a nuovi modi di pensare che giá si stanno radicando in fette sempre piú grandi della popolazione, usate per concretizzare le aspirazioni comuni del genere umano.

E vivere, finalmente vivere e non esistere, in pace.

Vorrei cercare di riassumere il tutto in una serie di post sulla civiltá nel 2021 cosí come potrebbe essere se solo facessimo i nostri compiti a casa oggi.  Vediamo un po’.

Partiamo quindi dal principio fondamentale: prima di tutto il buonsenso. È sicuramente da lí che bisogna partire. Nel corso della storia l’uomo ha cambiato le sue abitudini di vita in base alle scoperte tecnologiche. Il nostro stile di vita si é sempre adattato al tempo in cui abbiamo vissuto. Ultimamente (si parla grossomodo del periodo che inizia verso fine 800’) il tratto piú saliente e che certamente ha infuenzato ogni singolo aspetto della nostra vita é la disponibilitá in abbondanza e a basso prezzo dei combustibili fossili. I combustibili fossili sono cosí utili e utilizzati perché hanno un potere energetico incommensurabile rispetto a qualsiasi altra cosa, eccetto l’energia nucleare, e si possono trasportare facilmente. Si tratta di materiali formatisi attraverso processi durati milioni di anni attraverso cui l’energia solare si trasforma in materia organica prima (piante), che si decompone poi in questi composti. In altre parole, un concentrato incredibile di energia. Scoperto questo, l’uomo si sente onnipotente. Ha piú energia a sua disposizione che mai. Immaginatevi un uomo cui viene regalata per la prima volta un automobile: le stesse distanze che avrebbe coperto in decine di giorni le puó coprire in qualche ora. O un contadino che deve arare un terreno: il lavoro di due giorni fatto in qualche ora grazie a un trattore. Beh questa sensazione di onnipotenza ci ha dato alla testa. Abbiamo dapprima riverito questo nuovo eccezionale potere, poi abbiamo iniziato ad abituarci e darlo per scontato, pensando che non finisse mai e contravvenendo al principio base per la nostra sopravvivenza: adattarci al tempo in cui viviamo, ai suoi problemi ma anche alle sue nuove possibilitá. Concentrandoci pressoché esclusivamente sul breve termine, per definizione una pianificazione che uno non definirebbe proprio strategica. Abbiamo cioé iniziato a vivere al di sopra delle nostre possibilitá, al di sopra dei nostri stessi bisogni, al di sopra di quello che da sempre ci era stato concesso. Drogati dai combustibili fossili, viviamo in una societá vecchia di cent'anni che altro non ha fatto se non esasperarsi, senza realmente migliorare.

In un poco piú di un secolo siamo stati testimoni di un progresso tecnologico e industriale mai visto. Fin qui tutto bene, ma poiché si basa proprio su un modello in cui diamo per scontata l’abbondanza di combustibili fossili, si tratta di un modello fallace. Non si tratta qui di dire che prima o poi si esauriranno, quello lo sanno tutti. La vera follia qui, la vera mancanza di buonsenso é dimenticarsi che ben prima che arrivi quel giorno dovremo fare a meno di loro, perché costerá troppo averli ed usarli. Essendo risorsa non rinnovabile, ai ritmi crescenti con cui la utilizziamo la loro disponibilitá cade in picchiata ogni giorno piú velocemente. Le conseguenze sono prima di tutto che i piú forti cercano di accaparrarsele per quanto possono, ma anche –  come é logico – che usiamo prima quello piú facile da trovare e lasciamo per ultimo quello piú difficile. Un esempio efficace é che se una volta con l’energia fornita da un barile di petrolio se ne potevano estrarre circa 100, e di buona qualitá, oggi si arriva a malapena a 15 in media, e non sempre altrettanto buono. Significa sí che c’é sempre meno petrolio, ma anche che ce ne resta sempre di minor qualitá e sempre piú difficile da estrarre. Il risultato é uno solo: costa, e costerá, sempre di piú. Si arriverá al punto in cui non conviene nemmeno piú provarci. Ma giá da prima tutto il sistema andrá in tilt, quando in un mondo in cui ogni processo é legato a doppio filo al petrolio (agricoltura, produzione industriale, trasporti, farmaceutico etc.), e vista la sua sempre maggior scarsezza, TUTTO aumenterá esponenzialmente di prezzo.

Tradotto in soldoni: stiamo puntando sul cavallo sbagliato. 
Ed assomiglia molto ad un all in.

E allora cerchiamo di iniziare da lí, dal buonsenso. Non cerchiamo di fermare il nostro orizzonte a qualche decina d’anni (o in molti casi anche meno), cerchiamo qualche soluzione che possa garantirci finalmente di vivere tranquillamente e in pace per sempre. 

In linea di massima, questo é il mondo nuovo che vorrei.