mercoledì 15 agosto 2012

Questa storia

Siamo alle strette, perché il futuro si decide ora. La storia, daltronde, é un filo sottile che corre senza riavvolgersi mai. Per quanto possa piacerci il concetto di passato o futuro quello che esiste per davvero, e sempre, é il presente. La storia la scriviamo oggi, ora, in questo momento. E la scriviamo noi, nessun altro.
Non esiste nessun cammino predefinito, non esiste niente di certo né niente di irreversibile. Abbiamo del tempo a disposizione per scrivere il nostro pezzetto di storia. Non chiedetemi il perché, quella é tutta un’altra questione. Quello che mi interessa é il come.

Perché é indiscutibile il fatto che ora tocchi a noi. Tutti hanno avuto la loro occasione, chi l’ha usata meglio e chi peggio. Ci sono stati i nonni che vivevano tranquilli nel loro mondo idillico fatto di campagne e conigli, sani come pesci e felici come perdici. Errore. Ci sono stati i nonni che hanno sudato come matti perché, semplicemente, quella era la loro parte di storia da scrivere. Dovevano sudare come dei matti per arrivare a fine giornata e mettere insieme il pranzo con la cena. Erano tempi duri e loro erano persone di quel tempo, un tempo che non c’é piú. E ce l’hanno fatta. Hanno coltivato campi, costruito case, creato fabbriche e produzioni che ci hanno portato nell’era del boom. C’erano – come continuano ad esserci e ci saranno sempre –quelli geniali e gli sgobboni, i furbi e gli onesti, le brave e le cattive persone. Ma hanno dato forma al loro mondo, probabilmente nell’unica direzione possibile: il benessere. E il benessere é progresso. Il progresso ci ha portato all’industrializzazione prima e la globalizzazione poi. E nel mezzo c’é stata un’altra generazione, un altro tempo e un altro pezzetto di storia. É stato il tempo dei padri, che hanno avuto altre cose da fare e le hanno fatte altrettanto bene. Ci hanno aperto il mondo e regalato la vita comoda che conosciamo, ma non apprezziamo. Ci hanno regalato il loro sogno di bambini ma noi, in quel sogno, ci siamo cresciuti dentro e ci sembra talmente normale da diventare noioso. Qualcuno dirá che siamo una generazione viziata, credo che in parte sia vero. Siamo quelli delle vacanze per tutti, del telefonino all’ultima moda prima di tutto, siamo quelli dei supermercati sempre pieni e dei voli low-cost. Ma siamo, soprattutto, quelli che non si fanno domande. Siamo quelli che hanno accettato in partenza di scollegare la causa dell’effetto, il braccio dalla spada. Siamo quelli che accendi la luce e spingi sul gas senza chiederti da dove venga, quelli delle possibilitá infinite per diritto divino e quelli dell’ultimo gadget perché sí. Siamo quelli che vivono tranquilli in vacanza permanente dalla realtá. Non perché siamo cattive persone, ma perché non l’abbiamo mai visto né nessuno si é mai preso la briga di spiegarcelo sul serio. Non é mai stato conveniente, dopotutto, spiegarcelo. Allora andiamo avanti, ad occhi chiusi, su una strada distesa bella dritta di fronte a noi. Camminiamo intontiti e felici eppur sentiamo (perfino i piú testardi) alzarsi tutto intorno a noi un ineluttabile fetore.

Ed é qui che inizia la nostra storia. La nostra storia é quella dei figli. I figli che quegli occhi li aprono e vedono quello che c’é tutto attorno alla quella strada stesa dritta, quello che giá annusavano prima e cui non riuscivano a dare un nome. La nostra storia inizia ora, qui. Se stai leggendo preparati, perché non potrai dire di non essere stato avvisato. Non potrai fare quello che é stato lasciato a piedi mentre gli altri salivano sul carro della storia. La storia, da questo momento in poi, la prendiamo in mano noi. Non perché siamo migliori, ma perché é arrivato il nostro momento. É nostro diritto, ma anche nostro dovere. E la storia non ti chiama, la devi fare tu.

La storia che scriveremo potrá sembrare per tanti versi radicalmente opposta a quella passata, per altri esattamente uguale. La storia che scriveremo, la nostra storia, nasce dal nostro tempo. Tempo di informazioni che collegano il mondo e viaggiano alla velocitá della luce. La nostra storia si nutre di pensiero critico e razionalitá, di passione e di coscienza. La storia che scriveremo é in realtá l’unica che potremmo mai scrivere. Se fallissimo, stavolta potrebbero non esserci nipotini a scriverne il seguito. Il momento é questo, é critico, é capitato a noi ed é una bella responsabilitá di cui peró ci dobbiamo fare carico, per quanto non l’abbiamo chiesto noi. Un peso, ma anche un emozione elettrizzante. E allora potremmo essere ricordati come quelli che hanno fatto la loro parte – come quelli prima di noi, del resto – parte che specialmente ora assume forse un’importanza speciale, da questione di vita o di morte piú che di vita o di vitaccia. Potremmo essere ricordati come quelli che nella tempesta della crisi piú totale prendono il timone e, tra lo scetticismo e perfino le proteste dei marinai piú rodati, invertono la rotta riportando la nave in acque sicure. Era partita in cerca di qualcosa di migliore, ma si era spinta in una direzione che alla lunga si é rivelata sbagliata. Avendolo capito, invertire la rotta non é un tornare indietro, ma una decisione cosciente, un andare in avanti verso la direzione che si conosce sicura. Si tornerá poi ad esplorare in altre direzioni, in altri modi, il timone continuerá a girare ma le mani che lo governeranno sapranno dove non devono dirigere la nave.

Potremmo allora  essere quelli che salvano la nave e l’equipaggio. Potremmo fare semplicemente quel che va fatto, senza aspettarsi altri riconoscimenti dal presente ed per essere poi ricordati come uno dei tanti punitini nella successione che conforma la linea della storia. Oppure potremmo essere gli eterni bambini, quelli che si sentono inadatti e si nascondono dietro le gonne delle mamme. Quelli che declinano colpe e responsabilitá. Quelli che perdono la loro occasione e lasciano che la nave affondi pur di non prendere il coraggio e il timone tra le mani, per paura di lasciarselo scivolare, ma anche perché hanno sempre visto i vecchi comandanti occuparsene.
Potremmo essere quelli che cambiano le carte in tavola, perché abbiamo capito che il gioco é cambiato anche lui. Potremmo essere quelli audaci che lo vedono arrivare per primi, si preparano e rispondono. Oppure quelli perennemente assopiti e intorpiditi dall’ignavia, dalla codardía e dal qualunquismo, dal pessimismo cosmico e dalla pigrizia terrena, quelli che si svegliano troppo tardi, o perfino quelli che non fanno nemmeno in tempo a svegliarsi.
Tutto questo spetta a noi deciderlo. Spetta a noi perché é il nostro momento. Non verrá nessuno a dircelo, e se ci aspettiamo qualche incoraggiamento ci sbagliamo di grosso. Bisogna sentire quando arriva, e prenderselo.

Saremo quelli del cambio di paradigma e di visione sul mondo. Quelli che non vedono nessuna crisi economica o finanziaria, ma prima di tutto una crisi sistemica nella quale é impossibile distinguere alcun tratto principale perché coinvolge tutto, separatamente e allo stesso tempo in maniera interconnessa. Crisi ambientale, alimentare, di risorse, economica, finanziaria, culturale, umana. Crisi del paradigma creato dai nonni e i padri, che magari andava bene prima ma ora non piú. Crisi del sistema in cui viviamo, fatto da uomini come noi ora, ma al loro tempo. Fatto quando venne il loro, di momento. Saremo quelli che capiscono che occorre andare alla causa del problema e risolverlo lí, piú che dedicarsi alle migliaia di piccole conseguenze che inevitabilmente tornano a riproporsi sotto le stesse o nuove spoglie. Saremo quelli che cambiano il sistema perché sanno come farlo, lo sovvertono se serve, lo adattano alle nuove circostanze e lo servono in mano a quelli che verranno dopo. Saremo necessariamente quelli, peché altrimenti non ci sará un dopo, e non ci sará niente e nessuno da ricordare.
Saremo quelli del passo indietro cosciente. Saremo quelli che per tanti versi ritorneranno ai tempi dei nonni e dei padri, attualizzandoli al giorno d’oggi grazie alla conoscienza e il sapere accumulato e alle nuove possibilitá che la storia ci ha offerto. E lo faremo non piú perché non potremo fare altrimenti, ma per una scelta cosciente, autonoma e ben informata. Saremo quelli che possono ma non lo fanno, perché conoscono le conseguenze e non le vogliono. I nonni non potevano scegliere, e cosí in molti casi anche i padri. Noi si, e sceglieremo di non farlo. Questa sará la nostra storia.

Saremo quelli del passo indietro cosciente, che altro non é se non l’unico passo avanti davvero possibile.

Nessun commento:

Posta un commento