lunedì 22 ottobre 2012

Truffa?

PREMESSA NECESSARIA n. 1

Non tutti lo sanno, ma il denaro é stato inventato come mezzo di scambio tra merci. In principio si usavano piccole quantitá di materiali luccicanti e rari, per questo considerati preziosi, ma da un certo punto in poi ci si é voluto perfino evitare il fastidio di andarli a pescare lá dove fossero e si é iniziato a usare semplici pezzi di carta. Il valore di questi pezzi di carta, che chiamiamo banconote, risiede puramente sulla fiducia che le circonda. Ossia, siamo tutti d’accordo che le possiamo usare per scambiare qualsiasi tipo di merce, per questo ce le teniamo strette e le accettiamo. Purtroppo il legame é diventato cosí stretto che abbiamo iniziato a confondere il mezzo per il fine. In ogni caso il denaro, monete o banconote che siano, rimane solo un mezzo. Non racchiude nessun tipo di valore in sé. Il valore é rappresentato da quello per cui lo possiamo scambiare.


PREMESSA NECESSARIA n. 2

Lo Stato é quella unione di persone che decidono di condividere diritti e doveri. Piú o meno. Fatto sta é che certi servizi non ha senso che ognuno se li renda per sé, percui ci si organizza e li si fa una volta sola, e bene,  per tutti. Penso soprattutto a cose essenziali del tipo: acqua, energia, scuola, sanitá. Poi ci sono anche gli aiuti a chi ne ha bisogno perché sfortunato o semplicemente perché se lo merita (bambini, anziani, mamme in cinta etc.). É il famoso stato sociale, che provvede ai bisogni dei propri cittadini.


DOMANDA

Come puó lo Stato fornire ai suoi cittadini questi servizi? Semplice, visto che abbiamo detto che lo Stato é un “mettersi d’accordo” basterá mettersi d’accordo per farlo e sul come farlo. Il fatto che per farlo si debba passare attraverso la moneta é, ancora una volta, un mero accidente. Si potrebbe usare qualsiasi altro mezzo di scambio, la sostanza non cambierebbe affatto. Bisognerá scavare sottoterra per tirare fuori le risorse, bisognerá produrre energia in qualche modo, distribuire acqua, educare i ragazzi, creare ospedali e metterci dentro dei dottori capaci etc. Questo é il vero valore della questione, la moneta rimane un mezzo attraverso cui questo valore raggiunge gli utenti. Secondo questo tipo di convenzione, se lo Stato vuole fornire servizi dovrá quindi spendere moneta affinché non debbano farlo i cittadini. É la famigerata spesa pubblica.


ULTIMA PREMESSA

Mi pare giusto che le persone che vivono su di un territorio possano usufruire di ció che quel territorio ha da offrir loro. Ne deriva che uno Stato ha il diritto di usare le risorse presenti sul suo territorio, cosa piú o meno riconosciuta da tutti. E mi sembra logico pensare che possedendole ne puó disporre come meglio creda, percui é del tutto legittimo che le usi per fornire quei servizi che sono la ragione stessa della sua esistenza. In quel momento, qualora decida di fare un passo intermedio tra risorse e servizi passando per la moneta, ne deriva che lo Stato dovrebbe necessariamente essere padrone di quella moneta. Ossia, che ne possa stampare senza problemi tutta quella che gli serve per fare tutte quelle cose che fanno gli Stati.


IL DUBBIO GROSSO

Fin qui la logica teoria, per qualche motivo peró non é cosí. Per qualche motivo sarebbe dannoso che lo Stato stampi di per sé tutta la moneta che gli serve. Cioé, di risorse ne puó avere quante ne vuole, ma la moneta proprio no. Con quella proprio non funziona. Viene fuori che esiste questa cosa che si chiama debito pubblico, ossia il debito dello Stato, ossia il debito di tutti quelli che lo Stato compongono, che é quando il bilancio tra moneta emessa e moneta guadagnata é in negativo. Pura contabilitá. Quindi se il debito pubblico aumenta troppo non va bene, perché altrimenti poi chi lo ripaga? E piú si va avanti piú sará fatica restituirlo, quindi non é mica giusto nei confronti delle generazioni future, o no? Non bisogna mica essere egoisti e scaricare tutto il peso di noi spendaccioni sui poveri giovani...

E allora viene fuori che per ridurre o nei casi migliori addirittura eliminare questo debito pubblico - il famoso pareggio di bilancio - lo Stato deve limitare la spesa pubblica e anzi tassare i cittadini, ossia riprendersi parte di quei soldi che lui stesso ha stampato, oppure chiedere di comprare pezzetti di questo debito pubblico in giro, in cambio sempre di quei soldi che lui stesso ha stampato.

Ora uno si rende conto che qui c’é qualcosa che non torna non appena fa due semplici ragionamenti:
  1. Se lo Stato é padrone di stampare la propria moneta in quanto mezzo per usare le proprie risorse, perché mai si dovrebbe preoccupare di riaverne indietro dai cittadini o da chi per loro? Cioé, dire debito pubblico significa che lo Stato si sta indebitando con sé stesso, ma allora che problema c’é?
  2. Se proprio servono soldi per fornire quei servizi che rendono lo Stato uno Stato in cui vale la pena vivere, da dove dovrebbero venire fuori se non proprio dal debito pubblico, che altro non fa se non tramutarsi in servizi pubblici?

Qualcuno che ne ha viste tante diceva che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ebbene, il fatto che questo controllare il debito pubblico passi per una cosa cosí necessaria parrebbe proprio uno specchietto per le allodole.


LA DURA E CRUDA REALTÁ

Il fatto é che in realtá l’emissione di moneta oggi non é piú prerogativa esclusiva dello Stato, attraverso la propria banca centrale, anzi é perlopiú (fino al 95% della moneta circolante circa) di banche private che lo creano dal nulla attraverso il meccanismo della riserva frazionaria. Significa che ogni volta che concedono un prestito in realtá non toccano le proprie riserve di denaro, ma ne creano di nuovo semplicemente segnandolo come attivo sui prori libri contabili a fronte del passivo del cliente che contrae il prestito, di fatto aumentando con un gioco di prestigio il proprio capitale monetario. In questo modo concentrano la stragrande maggioranza della moneta circolante nel sistema nelle proprie casse, cosicché spesso lo Stato é costretto a indebitarsi con loro invece che con la banca centrale (che ha dei limiti nell’emissione di moneta fisica) in cambio dei propri Titoli di Stato. In questo caso il debito pubblico diventa quindi un debito vero, in quanto contratto con privati. Su di esso lo Stato dovrá perdipiú pagare un interesse, in cui oramai se ne va ogni anno la maggior parte della spesa pubblica. E addio benessere sociale.

In definitiva si tratta della cessione di fatto di una prerogativa dello Stato – la gestione monetaria – in mano a dei privati. Lo Stato quindi é sempre piú indebitato per compare la propria stessa moneta, che altro non é se non una convenzione per poter usare le risorse che gli appartengono di diritto. Va da sé che ció é completamente contrario al bene della collettivitá e in contrasto con lo stesso concetto di Stato, e a beneficio esclusivo delle banche. 
Pertanto il voler condannare il deficit e l’aumento di debito pubblico assimilandolo a una situazione di normale economia domestica che ognuno di noi si trova ad affrontare ogni mese equivale al distogliere l’attenzione da tutto questo. Quel che succede in realtá é che 

LO STATO PRENDE LE RISORSE CHE APPARTENGONO A TUTTI 
E LE SCAMBIA PER PEZZI DI CARTA SENZA VALORE 
CONTROLLATI DA POCHI PRIVATI, CHE NE VOGLIONO SEMPRE DI PIÚ. 
IL PROCESSO LIMITA QUINDI LA TRASFORMAZIONE 
DI RISORSE PUBBLICHE IN SERVIZI PUBBLICI, 
TRASFERENDOLE INVECE NELLE MANI DI POCHI PRIVATI 
ATTRAVERSO UN MERO STRATAGEMMA CONTABILE.

Vale la pena ricordare come ció avviene infatti senza essere vincolato da alcuna costrizione fisica, ma da pure convenzioni umane. Chi controlla la moneta quindi controlla quel collo di bottiglia attraverso cui passa lo scambio che attraverso di essa avviene, diventando proprietario di entrambi i lati dello scambio: delle risorse, di cui puó regolare la cui estrazione, e dei cittadini, a cui puó controllare l’erogazione di servizi. 

Lo Stato é quindi limitato e controllato per aver confuso un mezzo, la moneta, per il fine: trasformare risorse pubbliche in servizi pubblici. Bel trucco, non c’é che dire.


MA C’É DI PIÚ

Questa demonizzazione continua del debito pubblico gioca sul  voler mascherarlo con qualcosa di nobile e cui siamo naturalmente sensibili: la sostenibilitá. Il garantire un futuro vivibile attraverso qualche limitazione nel presente. L’effetto voluto é peró quello di riuscire a svincolare il concetto di spesa pubblica da quello di benessere sociale. La spesa pubblica é sbagliata, insostenibile. Il suo legame col benessere sociale é cosí presto dimenticato e mistificato.

Ma oltre al danno la beffa: in questo modo continua in realtá a mancare una vera sostenibilitá. E a maggior ragione, visto che l'unica preoccupazione in tempi di redistribuzione della ricchezza dal basso (lo Stato) verso l'alto (quei pochi che controllano la moneta), e in un'epoca in cui il denaro é il dio incontrastato (confusione tra mezzo e fine), l’unica sostenibilitá parrebbe essere quella di bilancio mentre tutto il resto viene sacrificato su questo altare fasullo. Un altare fasullo creato ad arte.
In questo modo non solo dimuisce la sostenibilitá ambientale della societá, si pensi alle esternalitá delle varie fase di produzione, esercizio e smaltimento, ma anche quella sociale. Per via della delocalizzazione della produzione in contesti a basso costo della mano d’opera ma in cui i diritti umani e del lavoro vengono continuamente calpestati; ma anche nel nostro stesso occidente civilizzato, in cui la demonizzazione del debito pubblico altro non fa che cancellare le conquiste sociali di decenni di lotte della societá civile.


RIASSUMENDO

La necessitá del pareggio di bilancio, di tagliare il debito pubblico, di ridurre la spesa pubblica... é una truffa che sfrutta il sentimento innato che non si possa vivere senza preoccuparsi del futuro. Ci siamo arrivati, ancora una volta, svincolandoci dalla fisica del pianeta (cui competerebbe dettare le regole di una vera sostenibilitá) per aggirarci esclusivamente sul piano delle leggi create dall'uomo. Leggi spesso volutamente complicate e astruse in modo da garantire la loro gestione ed il loro controllo esclusivo agli adepti della setta di turno. Si creano sacerdoti che governano il mondo secondo i precetti che essi solo conoscono e conservano gelosamente, e che tramandano solo agli eletti che un giorno prenderanno il loro posto. Il tutto a loro beneficio esclusivo.

Gli ignoranti seguiranno ciecamente, sacrificandosi per la loro religione senza fare domande.

Questo é il mondo in cui viviamo. Per questo serve tornare a ragionare.

Per conoscere, ma anche per sapere cosa serve conoscere.






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