sabato 3 dicembre 2011

Il prezzo da pagare


Oggi parliamo di buon senso, e di come lo abbiamo perso senza nemmeno rendercene conto.

A titolo di esempio, parliamo di energia. Dell’energia che vorrei, per tutti. L’energia che vorrei è pulita, non inquina e viene da fonti rinnovabili. Normalmente quelli che si sforzano di essere realisti a tutti i costi qui obbiettano: si, bell’idea...ma costa troppo, quella. La risposta a questa ben nota obiezione é in effetti abbastanza semplice, ma quanto mai rivoluzionaria.

L’energia rinnovabile non é fatta per costare di meno, 
ma per essere più giusta.

Non per risparmiare soldi quindi, ma perchè semplicemente é meglio per tutti. Per tutti. E per tutta una serie di motivi. Come spesso succede, parlando troppo di qualche cosa e partendo da posizioni fondamentalmente miopi o sbagliate, si finisce per abituarcisi e si perde il vero senso delle parole. Le parole, quelle, il loro senso non lo perdono mai. Siamo noi a perderlo. 
Credo sia arrivato il momento di mettere un po’ d’ordine nelle cose.

Prima di tutto, vorrei sottolineare che i soldi sono sono uno strumento creato dall’uomo come unità di misura del valore delle cose. Non sono il valore delle cose in sé, anche se ormai sembra lo siano diventato. Dobbiamo renderci conto che il prezzo é qualcosa ben diverso dal valore. Il prezzo é un etichetta che qualcuno attacca alle cose. Il valore é qualcosa di intrinseco alle cose stesse. In realtá mi sembra che il valore vero delle cose si sia distaccato nel tempo sempre di piú dal valore che noi gli assegnamo, in termini monetari. Dovremmo allora domandarci, quali sono i criteri per cui si assegna un prezzo alle cose? E subito dopo, siamo d’accordo o stiamo forse tralasciando qualcosa?

C’é un elefante nella stanza e nessuno ne parla.

La corsa al ribasso dei prezzi, che il nostro sistema basato sul profitto esige a tutti i costi, ci spinge ad essere volutamente ciechi e sordi. Ci sono cose che semplicemente e volutamente ignoriamo a tal punto che oramai non esistono nemmeno piú. Perché se il costo dell’energia é semplicemente il prezzo che paghiamo, allora stiamo ignorando alcune cosette. Del tipo

  •           Inquinamento e salute pubblica: qui non serve dire granché, tutti lo sanno e tutti sanno che lo stanno ignorando. Chiunque ne abbia l’interesse puó documentarsi fino al vomito su tutte le conseguenze ambientali che l’estrazione di combustibili fossili o lo smaltimento di rifiuti radioattivi ha sull’ambiente. E sulla salute di quelli che in quell’ambiente ci vivono. Cito solamente a titolo di esempio il piú recente ed eclatante, il versamento di greggio nel Golfo del Messico l’anno scorso, in seguito all’incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon. A proposito, continuate a sentirne parlare? Sará tutto a posto ormai, dico io...tutto risolto.
  •           Sicurezza nell’approvigionamento: dobbiamo continuamente essere docili e accettare compromessi con chi non dovremmo solo perché hanno il coltello energetico dalla parte del manico. Se dalla Russia per qualche motivo si chiudono i rubinetti del gas in Europa ci si gela il culo di colpo. Per non parlare del Medio Oriente. Etica e morale non dovrebbero scendere a compromessi per garantire sicurezza e qualità di vita.
  •           Guerre: necessarie per accaparrarci le materie prime di cui abbiamo bisogno, visto che sono concentrate solo in certe regioni e ne siamo talmente dipendenti che come in una crisi di astinenza le vogliamo violentemente tutte per noi e a tutti i costi.
  •           Vivere in un perenne stato si scarsezza di risorse innalza i prezzi per il beneficio di quei pochi che le controllano, conferendogli di fatto un potere smisurato che per noi uomini della strada é davvero difficile immaginare e comprendere.


Un dato solo per farvi capire la fallacitá del prezzo dell’energia. Nel 2010 il governo americano ha sovvenzionato l’industria petrolifera col fine di abbassare i prezzi di vendita per qualcosa come 409 miliardi di dollari (fonte: IEA – International Energy Agency). In totale Bloomberg New Energy Finance stima che le sovvenzioni all’industria dei combustibili fossili siano state pari a 557 miliardi di dollari. Sapete quanto ha speso nello stesso anno per le rinnovabili, tutte le rinnovabili nel loro complesso, considerando gli enormi investimenti richiesti da questo settore ancora immaturo in confronto a quello petrolifero pienamente sviluppato? Considerando tutte le belle parole e le buone intenzioni costantemente sciorinate pubblicamente? 46 miliardi di dollari. 12 volte di meno.
Cosa succederebbe se questi investimenti si invertissero? Sarebbe davvero cosí diverso il prezzo da pagare? E perché non lo fanno? Sembrerebbe una strategia sensata a lungo termine, no? Chi glielo impedisce?
Sbilanciamoci ancora di piú. Consideriamo tutti quegli altri punti che non sono assolutamente compresi nel prezzo in denaro. Ambiente, salute pubblica, sicurezza, guerre. Guerre che sono un business enorme, “l’unico in cui i profitti si stimano in dollari e le perdite in vite umane” (Smedley Butler - Maggior Generale - Corpo della Marina degli Stati Uniti, 1935). Proprio un bell’affare, gran profitti.
Dobbiamo davvero continuare a ragionare solo ed esclusivamente in termini di soldi? Non vi pare che quest’attitudine ci stia rendendo ciechi e sordi alla realtá delle cose? Non vi pare che ci stiamo separando dal mondo reale, in cui pure tuttavia siamo e saremo costretti a vivere?

C´é un concetto molto interessante che viene, a volte, usato in ingegneria; si chiama Analisi del Ciclo di Vita o LCA – dall’inglese Life Cycle Assesment. É un concetto veramente rivoluzionario, a guardarlo bene, rispetto al modo in cui siamo abituati a ragionare. Si tratta di considerare l’utilità di ogni prodotto o processo, ossia qualsiasi cosa vi possa passare tra le mani o per la testa, in base ai relativi impatti che esso puó avere durante il suo intero ciclo di vita. Impatti positivi e negativi. Dalla culla alla tomba, come si dice. Alla fine tutti questi impatti si soppesano matematicamente per vedere se, dopotutto, conviene o no farlo. Un approccio che potremmo definire olistico. Forse andrebbe usato di piú.
Nel segno del piú rigoroso e imparziale metodo scientifico, quantifichiamo ogni possibile impatto positivo o negativo (sull’ambiente, la societá, la salute umana, l’economia) che la produzione, l’esercizio, la manutenzione e lo smaltimento di un qualsiasi prodotto o servizio provocheranno durante tutta la sua vita utile. Il prezzo monetario in questo senso é solo una delle tante componenti. Probabilmente non sempre la piú importante. Proviamo a fare questo esercizio mentale.

Pensiamo per un momento a tutte quelle cose prodotte in Cina che compriamo di continuo perché costano poco. Per arrivare a noi hanno dovuto viaggiare migliaia di km, usando combustibili fossili che, forse proprio perché sovvenzionati, costano poco. Tutti sappiamo peró che inquinano e che si stanno esaurendo. Per essere prodotti hanno dovuto sfruttare, a livelli per noi occidentali inaccettabili, il lavoro di persone che probabilmente non fanno altro nella loro vita. Persone-robot. Tutto questo nel prezzo di vendita non c’é. E il valore? Poca qualitá, in genere. Probabilmente si userá qualche volte e poi lo si butta e se ne compra un altro. Un nuovo rifiuto che andrá smaltito, non si sa bene come e dove.

Nuove materie prime insostituibili andate perse. Nuova energia sprecata. Altro inquinamento. Ingiustizia sociale perpetuata.

Vi pare un costo da poco?

Un’economia basata sul puro costo monetario é davvero utile per l‘uomo?





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