Sono convinto che dovremo farci passare in fretta l’euforia per la caduta
del sovrano assoluto di quest’ultimo ventennio italiano. Abbiamo delle cose
molto serie da fare, compiti fondamentali cui assolvere.
Al momento condivido la scelta che è stata fatta. Bisogna agire, agili
e svelti, ma soprattutto farlo in maniera competente. Anche se non si condivide
il sistema generale nel quale viviamo, cosa che mi riguarda in prima persona e
profondamente, non mi sembra che al momento ci siano alternative a una scelta
di questo tipo. Parliamo di quello stesso sistema in cui la finanzia occulta, la
corruzione e il malcostume diffuso la fanno da padrone incontrastato, limitando
ogni giorno la sovranità popolare e il diritto all’autodeterminazione dei
popoli. Sono d’accordo. Ma volendo o no, siamo in ballo e dobbiamo ballare.
Finché non cambieremo il sistema in sé, profondamente, dovremo giocare secondo
le sue regole. In questo senso per quanto ci si voglia riempire la bocca in
questi giorni di tutti questi termini in stile “popolo sovrano” “democrazia
elettiva” “autodeterminazione” “commissariamento”, limitati in quel senso lo si era già da tempo, ma dall’interno.
Occorre ora ritornare a una fase di pseudo-stabilità, di normalità. In
cui si possa ragionare lucidamente, non dimenticandosi di colpo di tutti i
legittimi spauracchi di questo mondo ombra finanziario che si sono,
giustamente, materializzati in questi giorni. Né dimenticandoci di quello che
abbiamo appena passato, della nostra storia. Parafrasando Montanelli: un paese che dimentica la sua storia, non può
avere alcun futuro. Bisogna sforzarsi, questa volta, di non avere la
memoria corta.
Ma l’ubriacatura da caduta di regime non ci deve durare più di tanto.
Sarà molto difficile, ed é quasi un paradosso. Perché se mentre era vivo e
vegeto il suo scopo era quello di azzerare la nostra capacità critica, potrebbe
benissimo raggiungerlo da morto, se si pensasse che ora di colpo e quasi per
magia tutti i nostri problemi fossero risolti. Eh, no.
Come ho già detto è necessario, è perfino salutare in questo momento gioire
ed essere felici, perché per quanto ci sia ancora tanto da fare davanti a noi –
la maggior parte dei sacrifici probabilmente – stiamo pur sempre vivendo un
momento storico di cambiamento. Dopo un purgatorio lungo 20 anni, che in pochi
hanno continuamente denunciato e in molti hanno direttamente o indirettamente
sostenuto, é un momento che deve dare la scossa per iniziare il meccanismo che
porti al termine un’era che, finita, ancora non lo é.
Poco importa, in questo senso, se la scossa l’abbiamo data da dentro o
ce l’hanno data da fuori. Ne avevamo bisogno. Perché i problemi di casa nostra sono,
ancor prima che economici, socio-culturali. Che fosse allora, purtroppo, l'unico modo possibile? Abbiamo bisogno di riavvicinarci
con fiducia ed onestà alla cosa pubblica. Con rigore e con stile sobrio.
Badando ai fatti e non all’immagine. Rifuggendo le pagliacciate e il grottesco,
anelando quasi un po’ di noia e formalità. E con passione sincera. Passione che
si era tramutata in odio e rancore da una parte, in servilismo dall’altra. Ora
dobbiamo dire basta e tornare a una lucida
analisi delle cose.
Prendetevi un caffè e fatevi passare il mal di testa del giorno dopo,
si deve iniziare da subito. Puntiamo i nostri riflettori critici su quello che ora succederà. Facciamolo per una
volta senza partito preso.
Abbiamo dei problemi da affrontare e ci si dice che arriva gente
competente a risolverli. Se così sarà saremo pur chiamati a sacrifici, ma non
saranno invano e soprattutto non saranno iniqui. Se così sarà, allora le cose
miglioreranno.
Ci sono ombre e dubbi dalla provenienza di questi signori, che per la
maggior parte di noi sono sbucati fuori dal nulla. Dubbi sulla possibilità di
doppi giochi e interessi privati. Bene, prendiamone atto e non abbassiamo la
guardia. Ma diamogli una possibilità e giudichiamo sulla base dei fatti, non
delle paure o delle prese di posizione a priori. Vi prego, basta con le
ideologie.
In questo momento, ci si dice che c’é bisogno di scelte che sono state
rimandate troppo a lungo. E ce n’é bisogno adesso. Prendiamo coraggio e proviamoci allora. Non ho creato io le regole,
e a dirla tutta non mi piacciono neanche un po’. Credo che sia un sistema
marcio e che, se non ora, arriverà un altra crisi a spazzarlo via in modo
drammatico. Ma ho anche la speranza che non debba essere spazzato via da una
crisi, ma dalla cosciente e pacifica mobilitazione di milioni e miliardi di
persone che non ci stanno più ad essere burattini. E forse questo non può
succedere ora, in un’emergenza acuta di queste proporzioni, senza arrivare alla
rivolta vera e propria. Quella che porta morte e sofferenza.
Allora l’invito é quello di avere fiducia nel cambiamento perché, scusate
il francesismo, con le pezze al culo c’eravamo già da tempo. Commissariati da
qualcuno c’eravamo già, stranieri o nostrani conta qualcosa veramente? Affidati
a una cricca preoccupata dei propri interessi privati, c’eravamo già. Per di
più, dovevamo anche assistere alla continua decadenza morale e denigrazione di
un popolo intero che, forse, merita di meglio.
In un momento che simboleggia il cambiamento, ma non lo rappresenta in
sé, guardiamo con fiducia al futuro. Diamo una possibilità al futuro, ma non
togliamo il piede dell’acceleratore e rimaniamo con gli occhi ben aperti. Poi
quando, e se, le cose torneranno ragionevolmente stabili, potremo e dovremo continuare a pensare ad una
rivoluzione ben più grande, una rivoluzione pacifica e globale che riguardi
questo sistema nel suo complesso e che permetta a tutti di vivere meglio, e a
nessuno di dover più passare per momenti simili.
La mobilitazione non finisce mai.
Non scambiamo una battaglia per la guerra.
Keep on rocking in
the free world.