Non tutti lo sanno, ma il denaro
é stato inventato come mezzo di scambio tra merci. In principio si usavano
piccole quantitá di materiali luccicanti e rari, per questo considerati
preziosi, ma da un certo punto in poi ci si é voluto perfino evitare il fastidio
di andarli a pescare lá dove fossero e si é iniziato a usare semplici pezzi di
carta. Il valore di questi pezzi di carta, che chiamiamo banconote, risiede
puramente sulla fiducia che le circonda. Ossia, siamo tutti d’accordo che le
possiamo usare per scambiare qualsiasi tipo di merce, per questo ce le teniamo
strette e le accettiamo. Purtroppo il legame é diventato cosí stretto che
abbiamo iniziato a confondere il mezzo per il fine. In ogni caso il denaro,
monete o banconote che siano, rimane solo un mezzo. Non racchiude nessun tipo
di valore in sé. Il valore é rappresentato da quello per cui lo possiamo
scambiare.
PREMESSA NECESSARIA n. 2
Lo Stato é quella unione di
persone che decidono di condividere diritti e doveri. Piú o meno. Fatto sta é che
certi servizi non ha senso che ognuno se li renda per sé, percui ci si
organizza e li si fa una volta sola, e bene,
per tutti. Penso soprattutto a cose essenziali del tipo: acqua, energia,
scuola, sanitá. Poi ci sono anche gli aiuti a chi ne ha bisogno perché sfortunato
o semplicemente perché se lo merita (bambini, anziani, mamme in cinta etc.). É
il famoso stato sociale, che provvede ai bisogni dei propri cittadini.
DOMANDA
Come puó lo Stato fornire ai suoi
cittadini questi servizi? Semplice, visto che abbiamo detto che lo Stato é un
“mettersi d’accordo” basterá mettersi d’accordo per farlo e sul come farlo. Il
fatto che per farlo si debba passare attraverso la moneta é, ancora una volta,
un mero accidente. Si potrebbe usare qualsiasi altro mezzo di scambio, la
sostanza non cambierebbe affatto. Bisognerá scavare sottoterra per tirare fuori
le risorse, bisognerá produrre energia in qualche modo, distribuire acqua,
educare i ragazzi, creare ospedali e metterci dentro dei dottori capaci etc.
Questo é il vero valore della questione, la moneta rimane un mezzo attraverso
cui questo valore raggiunge gli utenti. Secondo questo tipo di convenzione, se
lo Stato vuole fornire servizi dovrá quindi spendere moneta affinché non
debbano farlo i cittadini. É la famigerata spesa pubblica.
ULTIMA PREMESSA
Mi pare giusto che le persone che
vivono su di un territorio possano usufruire di ció che quel territorio ha da
offrir loro. Ne deriva che uno Stato ha il diritto di usare le risorse presenti
sul suo territorio, cosa piú o meno riconosciuta da tutti. E mi sembra logico
pensare che possedendole ne puó disporre come meglio creda, percui é del tutto
legittimo che le usi per fornire quei servizi che sono la ragione stessa della
sua esistenza. In quel momento, qualora decida di fare un passo intermedio tra
risorse e servizi passando per la moneta, ne deriva che lo Stato dovrebbe
necessariamente essere padrone di quella moneta. Ossia, che ne possa stampare
senza problemi tutta quella che gli serve per fare tutte quelle cose che fanno
gli Stati.
IL DUBBIO GROSSO
Fin qui la logica teoria, per
qualche motivo peró non é cosí. Per qualche motivo sarebbe dannoso che lo Stato
stampi di per sé tutta la moneta che gli serve. Cioé, di risorse ne puó avere
quante ne vuole, ma la moneta proprio no. Con quella proprio non funziona. Viene
fuori che esiste questa cosa che si chiama debito pubblico, ossia il debito
dello Stato, ossia il debito di tutti quelli che lo Stato compongono, che é
quando il bilancio tra moneta emessa e moneta guadagnata é in negativo. Pura
contabilitá. Quindi se il debito pubblico aumenta troppo non va bene, perché altrimenti
poi chi lo ripaga? E piú si va avanti piú sará fatica restituirlo, quindi non é
mica giusto nei confronti delle generazioni future, o no? Non bisogna mica essere
egoisti e scaricare tutto il peso di noi spendaccioni sui poveri giovani...
E allora viene fuori che per
ridurre o nei casi migliori addirittura eliminare questo debito pubblico - il
famoso pareggio di bilancio - lo Stato deve limitare la spesa pubblica e anzi tassare
i cittadini, ossia riprendersi parte di quei soldi che lui stesso ha stampato,
oppure chiedere di comprare pezzetti di questo debito pubblico in giro, in
cambio sempre di quei soldi che lui stesso ha stampato.
Ora uno si rende conto che qui c’é
qualcosa che non torna non appena fa due semplici ragionamenti:
- Se lo Stato é padrone di stampare la propria moneta in quanto mezzo per usare le proprie risorse, perché mai si dovrebbe preoccupare di riaverne indietro dai cittadini o da chi per loro? Cioé, dire debito pubblico significa che lo Stato si sta indebitando con sé stesso, ma allora che problema c’é?
- Se proprio servono soldi per fornire quei servizi che rendono lo Stato uno Stato in cui vale la pena vivere, da dove dovrebbero venire fuori se non proprio dal debito pubblico, che altro non fa se non tramutarsi in servizi pubblici?
Qualcuno che ne ha viste tante
diceva che a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Ebbene, il
fatto che questo controllare il debito pubblico passi per una cosa cosí
necessaria parrebbe proprio uno specchietto per le allodole.
LA DURA E CRUDA REALTÁ
Il fatto é che in realtá
l’emissione di moneta oggi non é piú prerogativa esclusiva dello Stato, attraverso
la propria banca centrale, anzi é perlopiú (fino al 95% della moneta circolante circa) di
banche private che lo creano dal nulla attraverso il meccanismo della riserva
frazionaria. Significa che ogni volta che concedono un prestito in realtá non toccano
le proprie riserve di denaro, ma ne creano di nuovo semplicemente segnandolo
come attivo sui prori libri contabili a fronte del passivo del cliente che
contrae il prestito, di fatto aumentando con un gioco di prestigio il proprio
capitale monetario. In questo modo concentrano la stragrande maggioranza della moneta
circolante nel sistema nelle proprie casse, cosicché spesso lo Stato é costretto
a indebitarsi con loro invece che con la banca centrale (che ha dei limiti nell’emissione
di moneta fisica) in cambio dei propri Titoli di Stato. In questo caso il
debito pubblico diventa quindi un debito vero, in quanto contratto con privati.
Su di esso lo Stato dovrá perdipiú pagare un interesse, in cui oramai se ne va ogni
anno la maggior parte della spesa pubblica. E addio benessere sociale.
In definitiva si tratta della
cessione di fatto di una prerogativa dello Stato – la gestione monetaria – in
mano a dei privati. Lo Stato quindi é sempre piú indebitato per compare la
propria stessa moneta, che altro non é se non una convenzione per poter usare
le risorse che gli appartengono di diritto. Va da sé che ció é completamente contrario
al bene della collettivitá e in contrasto con lo stesso concetto di Stato, e a
beneficio esclusivo delle banche.
Pertanto il voler condannare il deficit e l’aumento
di debito pubblico assimilandolo a una situazione di normale economia domestica
che ognuno di noi si trova ad affrontare ogni mese equivale al distogliere
l’attenzione da tutto questo. Quel che succede in realtá é che
LO STATO PRENDE LE RISORSE CHE APPARTENGONO
A TUTTI
E LE SCAMBIA PER PEZZI DI CARTA SENZA VALORE
CONTROLLATI DA POCHI
PRIVATI, CHE NE VOGLIONO SEMPRE DI PIÚ.
IL PROCESSO LIMITA QUINDI LA
TRASFORMAZIONE
DI RISORSE PUBBLICHE IN SERVIZI PUBBLICI,
TRASFERENDOLE INVECE NELLE MANI DI POCHI PRIVATI
ATTRAVERSO UN MERO STRATAGEMMA
CONTABILE.
Vale la pena ricordare come ció
avviene infatti senza essere vincolato da alcuna costrizione fisica, ma da pure
convenzioni umane. Chi controlla la moneta quindi controlla quel collo di
bottiglia attraverso cui passa lo scambio che attraverso di essa avviene,
diventando proprietario di entrambi i lati dello scambio: delle risorse, di cui
puó regolare la cui estrazione, e dei cittadini, a cui puó controllare l’erogazione
di servizi.
Lo Stato é quindi limitato e controllato per aver confuso un mezzo,
la moneta, per il fine: trasformare risorse pubbliche in servizi pubblici. Bel
trucco, non c’é che dire.
MA C’É DI PIÚ
Questa demonizzazione continua
del debito pubblico gioca sul voler mascherarlo
con qualcosa di nobile e cui siamo naturalmente sensibili: la sostenibilitá. Il
garantire un futuro vivibile attraverso qualche limitazione nel presente. L’effetto
voluto é peró quello di riuscire a svincolare il concetto di spesa pubblica da
quello di benessere sociale. La spesa pubblica é sbagliata, insostenibile. Il
suo legame col benessere sociale é cosí presto dimenticato e mistificato.
Ma oltre al danno la beffa: in
questo modo continua in realtá a mancare una vera sostenibilitá. E a maggior
ragione, visto che l'unica preoccupazione in tempi di redistribuzione della
ricchezza dal basso (lo Stato) verso l'alto (quei pochi che controllano la
moneta), e in un'epoca in cui il denaro é il dio incontrastato (confusione tra
mezzo e fine), l’unica sostenibilitá parrebbe essere quella di bilancio mentre tutto
il resto viene sacrificato su questo altare fasullo. Un altare fasullo creato
ad arte.
In questo modo non solo dimuisce
la sostenibilitá ambientale della societá, si pensi alle esternalitá delle
varie fase di produzione, esercizio e smaltimento, ma anche quella sociale. Per
via della delocalizzazione della produzione in contesti a basso costo della
mano d’opera ma in cui i diritti umani e del lavoro vengono continuamente
calpestati; ma anche nel nostro stesso occidente civilizzato, in cui la
demonizzazione del debito pubblico altro non fa che cancellare le conquiste
sociali di decenni di lotte della societá civile.
RIASSUMENDO
La necessitá del pareggio di
bilancio, di tagliare il debito pubblico, di ridurre la spesa pubblica... é una
truffa che sfrutta il sentimento innato che non si possa vivere senza
preoccuparsi del futuro. Ci siamo arrivati, ancora una volta, svincolandoci
dalla fisica del pianeta (cui competerebbe dettare le regole di una vera
sostenibilitá) per aggirarci esclusivamente sul piano delle leggi create
dall'uomo. Leggi spesso volutamente complicate e astruse in modo da garantire
la loro gestione ed il loro controllo esclusivo agli adepti della setta di
turno. Si creano sacerdoti che governano il mondo secondo i precetti che essi
solo conoscono e conservano gelosamente, e che tramandano solo agli eletti che un
giorno prenderanno il loro posto. Il tutto a loro beneficio esclusivo.
Gli ignoranti seguiranno
ciecamente, sacrificandosi per la loro religione senza fare domande.
Questo é il mondo in cui viviamo. Per questo serve tornare a
ragionare.
Per conoscere, ma anche per
sapere cosa serve conoscere.
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