Ho 28 anni ed ho sempre avuto una tensione bipolare nella mia vita. Verso
la scienza da un lato e, dall’altro, verso tutto quello che scienza non é. Chiunque guardando alla mia vita direbbe che la
prima ha vinto. Appena ho potuto scegliere ho deciso di fare il liceo
scientifico, l’universitá, sono diventato ingegnere e poi ricercatore. Oggi porto
avanti la mia piccola parte di scienza quotidiana, cercando di non scivolare
dalle spalle dei giganti sulle quali mi trovo spesso a bivaccare. La seconda pulsione
é rimasta invece perlopiú latente. Limitata piú o meno consapevolmente ai
momenti di libertá. Oggi capisco che in realtá questa distinzione non esiste. Forse
non é mai esistita, veramente. Un bel sospiro di sollievo.
LA SCIENZA
Da sempre la scienza mi ha affascinato in quanto ti permette di
conoscere il mondo. Ti avvicina al perché e al per come delle cose. E non c’é
margine: é precisa, univoca, ripetibile. É sicura, solida. Se ti ci addentri
sul serio poi, ti puó perfino dare l’idea di riuscirle a controllarle le cose,
quasi a predire come andranno a finire. É una specie di magia. Ma bisogna
studiare duro per poterla controllare. Richiede anni e anni di sacrificio, direi
quasi il compromesso di non smettere mai. Non é affatto facile arrivare a quei
livelli, ma sono sempre stato profondamente affascinato da chi mi dava l’impressione
di averlo raggiunto. Cosí ho sperato di poterlo fare anche io. Ho sempre
considerato la scienza, prima ancora delle arti, come l’espressione piú nobile dell’essere
umano e delle potenzialitá della sua mente, ció che ci contraddistingue. Lo
stesso si potrebbe dire per le arti, certamente. Ma se mi aveste chiesto fino a
poco tempo fa, non avrei avuto il minimo dubbio. Il sapere nobilita l’uomo, lo
rafforza. É nel nostro destino quello di conoscere il mondo, per poterlo capire
e adattarci ad esso per vivere meglio.
Il progresso. La scienza é la premessa necessaria e non sufficiente
per il progresso. Non sufficiente perché non basta, dev’essere guidata da
qualcos’altro... E qui entra in gioco quel qualcosa di latente. Chiamiamola
filosofia. Chiamiamola spiritualitá. Chiamiamola arte. Chiamiamola sensazioni,
emozioni, passioni. Chiamiamola etica, morale. Chiamiamola come volete, ma
siate consapevoli che c’é. Che ci deve essere.
Recentemente ho avuto la fortuna di deviare dai binari del
razionalismo per farmi un viaggio attraverso lande per me quasi desolate. Quelle
che ti portano a pensare che, per quanto possiamo sapere, per quanto possiamo sforzarci...
non sapremo mai niente. É stato davvero un viaggio rivelatore. La scienza
dunque... che cos’é davvero la scienza?
L’ILLUSIONE DEL SAPERE
La scienza é l’illusione di sapere. Il mondo é talmente complesso, talmente
vasto e misterioso che qualsiasi persona che si reputi razionale per davvero non
puó che assentire sul fatto che non arriveremo mai a conoscerlo sul serio. Il
controllo poi, quella piú che un’idea é un illusione. Un ulteriore passo verso la
follia, é che questa nostra presunzione ci inviti addirittura a voler plasmare il
mondo stesso secondo i nostri bisogni.
Piú mi immergo nella scienza e piú mi rendo conto di quello che non
sappiamo. Ogni conclusione si appoggia su assiomi, ipotesi piú o meno verificate,
interpretazioni soggettive di questo e di quello, quantificazioni di proprietá
non misurabili. Ogni modello riflette in sé la nostra visione del mondo. L’importanza
relativa che diamo alle cose. Uno scienziato serio questo lo sa. E non puó fare
finta di niente. Che poi, per certe applicazioni, le approssimazioni della
realtá cosí come la conosciamo attraverso quegli strumenti di cui noi stessi ci
siamo dotati siano funzionali ai nostri bisogni... beh, quella é una gran bella
cosa. Ma sono grato di aver compreso, grazie alle parole di persone illuminanti
che avevano giá percorso questa stessa strada prima di me, che accanto alla
soddisfazione di una previsione azzeccata ci deve sempre essere la
consapevolezza della nostra nullitá di fronte allo sterminato e impenetrabile mondo
che risiede al di fuori della nostra mente.
SCIENZA O COSCIENZA?
Arrivato a questo punto, la bilancia torna a pendere in misura uguale
da entrambe le parti. Non é piatta, ma cambia continuamente di lato, in uno
stato di equilibrio dinamico. La scienza, intesa come abilitá di usare la
nostra razionalitá, é in equilibrio con la coscienza della nostra inadeguatezza
a comprendere per davvero il mondo. Si alterna costantemente con la sempre piú
profonda convinzione che la realtá in quanto tale ci é imperscrutabile. Che
tutto quello che possiamo fare é darne un’interpretazione, che sappiamo essere
soggettiva e, pertanto, necessariamente incompleta. E che occorre viverci in
pace. Accettarla. Accettare di non sapere, per mantenere l’umiltá di imparare
quel che si puó. Ma senza nemmeno darsi troppa importanza, perché quello che
impari oggi puó non valere piú domani. E questo non solo perché sia la realtá fisica
a cambiare. Noi cambiamo costantemente e con noi la nostra capacitá di
interpretare e di leggere il mondo.
Per quanto grandioso, per quanto emergente in dimensione
collettiva o storica, il nostro intelletto e la conoscenza che ne deriva é pur
sempre limitato. E questa limitatezza ci pone costantemente di fronte ad una scelta:
é meglio conoscere in profonditá un aspetto specifico della realtá, oppure
averne una visione piú globale, seppur generale? Oggi tendiamo ad avere un
approccio riduzionistico, che riduce la realtá alla descrizione dettagliata
delle sue parti. Ma come si puó pretendere di conoscere qualsiasi cosa, per circoscritta
che sia, se si ignorano o addirittura si trascurano volutamente i legami che
questa mantiene con tutte le altre componenti che con essa interagiscono
costantemente e in maniera complessa? La risposta é semplice, non si puó. Cosí
come non ci sarebbe possibile abbracciare la realtá nel suo complesso in un
unico sguardo.
E allora? E allora niente. Tutto qui. Siamo coscienti che non solo di
scienza e di razionalitá si nutre lo spirito umano. Siamo consapevoli che i
problemi non si risolvono solo grazie a numeri che decidiamo noi. Che ci sono
altre forze in gioco e che, spesso, sono perfino piú potenti. Che la
tecnologia, riflesso applicato della scienza, non é – da sola – la soluzione a
niente. Che una buona dose di autocritica fa sempre bene. Che dobbiamo
mantenere l’umiltá che ci viene richiesta dalla nostra condizione di
limitatezza. Che se una guida dobbiamo proprio avere, allora dovrebbe essere
qualcosa di piú saggio, di piú grande e di meno limitato di noi. Nel tempo,
nello spazio e in ogni altra dimensione.
La nostra guida, quella vera, sia allora la natura. Quella che vive
attorno a noi. Assieme a noi eppur indipendentemente da noi. Quella che si
sviluppa costantemente e da miliardi di anni, secondo leggi che ci sfuggono
nella loro complessitá. Osserviamola, cerchiamo di capirla... ma sentiamola
anche, rispettiamola, impariamo da essa. E accettiamola, per accettare noi
stessi e tornare alla nostra vera dimensione: l’essere umano. Parte auto-cosciente
di Gaia.
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