DOMANDE
Mi sono sempre chiesto perché sará poi tanto importante conservare la
biodiversitá. Certo, vedere il ritmo crescente con cui le specie si estinguono dopo
milioni di anni di faticosa evoluzione é un gran dispiacere. Specie se pensiamo che forse abbiamo piú di
qualche responsabilitá a riguardo. Ma, diciamo, da un punto di vista
prettamente ego(istico)centrico cosa ce ne importa a noi esseri umani se decine
di specie che nemmeno conosciamo spariscono ogni giorno per sempre dalla faccia
della Terra? Questioni etiche a parte, s’intende... da un punto di vista
prettamente utilitaristico, perché la biodiversitá é cosí importante?
Una domanda di questo tipo si porta necessariamente dietro un treno
intero di altre domande. Domande non richieste, spesso nemmeno gradite, ma latenti
nella mente di tutti.
Perché l’immigrazione non va combattuta, ma invece incoraggiata o – perlomeno
– accettata?
E ancora, perché dovremmo andarci piano con le modificazioni
genetiche?
Uno puó anche pensare non ci sia nessuna relazione tra di esse, ma non
é cosí.
Una relazione esiste, forte e chiara. A pensarci bene si potrebbe forse
riassumere in un’ultima domanda fondamentale: siamo davvero legittimati noi
uomini ad assumere il controllo di tutto quello che ci circonda? O, dopotutto,
dovremmo invece lasciare da parte questo innato senso di superioritá che ci
pervade, farci una bella iniezione di umiltá ed imparare da chi sa come vanno
davvero fatte le cose?
A questo punto, potrá sembrare che abbia perso la bussola, se non
altro perché la domanda – l’ennesima – che qui sorge é, sostanzialmente, “E chi
saprebbe per davvero come vanno fatte le cose?”
Ma non é ancora il momento delle risposte. Prima, vale la pena
ragionarci sopra un po’.
ORDINE E CAOS
Tutte queste domande hanno nascosto in sé un qualcosa che spesso
sottovalutiamo: la nostra innata paura per il caos. Caos, ossia la tendenza al
disordine. Ci spaventa. La nostra indole infatti tende a cercare l’ordine. Lo
desidera forse piú di ogni altra cosa. Forse perché piú semplice – per le
nostre menti semplici – da interpretare. Fatto sta che in questo modo possiamo
avere l’illusione di controllare ció che ci circonda. Spesso in realtá – ordine
o no – non é cosí, ma in ogni caso ci rassicura.
Il grado di disordine che siamo disposti ad accettare cresce con la
nostra conoscenza del sistema che ci circonda e con la nostra capacitá di
processare in maniera adeguata l’informazione che ci arriva. Potremmo dire che
in un certo senso la nostra intera vita é una lotta per ordinare il disordine naturale
del Mondo attorno a noi. Lo facciamo continuamente, cercando relazioni tra
fatti apparentemente scollegati tra loro, creando teorie, leggi o anche solo
interpretazioni. La scienza deriva da lí. La religione, pure. L’uomo da sempre
cerca spiegazioni a quello che vede, il che altro non significa se non
organizzare le informazioni che riceve dall’esterno spesso in maniera confusa e
disordinata – tanto dello spazio come nel tempo – in una qualche maniera che
gli possa essere utile. L’uomo cerca di creare l’ordine dal caos.
È questa la nostra grande forza e allo stesso tempo la nostra grande
debolezza. Il fatto é che la natura non gioca necessariamente secondo le stesse
regole. La natura vuole il caos. Una cosa che mi ha sempre affascinato é il
concetto di entropia, una grandezza usata in fisica per descrivere il grado di
disordine di un sistema. Bene, esiste un postulato che dice che in un sistema isolato
sottoposto a uno stimolo irreversibile l’entropia puó solo aumentare. Se
consideriamo l’intero universo – che é tutto quello che conosciamo e pertanto
il sistema piú grande concepibile – come un sistema isolato (visto che non
esiste nient’altro con cui puó rapportarsi), ogni fenomeno che avviene dentro
di esso porta necessariamente ad aumentarne l’entropia. Cioé il disordine. Nell’universo,
sostanzialmente, il caos é in continuo aumento. Siamo fregati.
O forse non é poi nemmeno questo il punto. Forse ció che oggi non
capiamo, ció che consideriamo come disordine, domani non lo sará piú. È quello
che continua a succedere ogni volta che aumenta la nostra conoscenza dei
fenomeni naturali. Ci sentiamo sempre piú a nostro agio sulla Terra perché
abbiamo imparato a conoscerla sempre piú, percui ció che ieri era disordine
oggi non lo é piú. Questo da un lato é incoraggiante per il futuro, dall’altro
ci invita ad almeno due riflessioni.
La prima, e piú scontata, é che non necessariamente questo “sentirci a
nostro agio” ha avuto sempre e solo conseguenze positive per il sistema in cui
viviamo. La seconda é che esistono tante cose che ancora oggi non capiamo e ci
spaventano, ma per la natura non é cosí. Ció che per noi é disordine per la
natura non lo é. Ció che per noi é caos per la natura é logica e ordine.
Non avendolo del tutto chiaro, spesso tendiamo con le nostre azioni a
voler semplificare e appiattire la natura, privandola della sua complessitá per
poterla ordinare e quindi controllare meglio. Il fatto é che la natura di per
sé si conosce abbastanza bene, molto meglio di quanto non la potremo mai
conoscere noi, tanto da non aver bisogno di nessun altro tipo di ordine imposto.
Funziona benissimo da sé, cosí com’é.
Per di piú – e tendiamo a dimenticarcene continuamente – tutto ció che
ci circonda si é continuamente adattato e migliorato durante milioni e miliardi
di anni di evoluzione. Sarebbe a dir poco presuntuoso per noi novellini –
arrivati quaggiú da appena qualche migliaio di anni – pretendere di poter
migliorare processi che hanno passato il filtro dell’evoluzione.
CIÓ CHE NATURA CHIEDE
Eccoci dunque ad una prima considerazione molto importante: la natura deve
essere la nostra guida. La natura chiede di poter essere la nostra
guida. Cerchiamo di non sforzarci troppo ad essere sordi. Dobbiamo imparare dai
suoi errori perché non avremo il tempo di commetterli tutti da parte nostra. E
imparare dai suoi errori significa prendere i risultati che abbiamo davanti
come buoni. Significa ispirarci ad essi come a un modello. Significa imparare
dalla natura.
Se l’uomo tende all’ordine, la natura tende al caos. O meglio, abbiamo
capito che il suo grado di complessitá é talmente elevato da risultarci incomprensibile.
Il nostro scopo non dovrebbe peró in nessun caso essere quello di cercare di
semplificarla, di ridurne la complessitá uniformandola ai nostri infimi
standard. Dovremmo invece cercare di comprenderne la ricchezza, rispettarla e
imparare da essa. Dovremmo basare i sistemi umani sullo stesso principio:
complessitá significa ricchezza.
Dovremmo mirare in alto invece che ignorare tutto ció che abbiamo al
di sopra delle nostre teste.
Ecco perché la biodiversitá é importante.
Ecco perché l’immigrazione é importante.
Un sistema complesso ha 1000 modi in piú di rispondere agli stimoli
che uno piatto e uniforme. Un sistema variegato e ricco in componenti ha molte
piú possibilitá di trovare strade alternative ed evolversi positivamente. Un
sistema ricco di diversitá, biologiche o etniche, ha molte piú possibilitá di
migliorarsi che uno rigido e univocamente definito.
Ecco anche perché bisogna andarci molto cauti con le modificazioni
genetiche. Perché essendo di origine umana é molto difficile che riescano a
tenere in considerazione l’intero ventaglio di conseguenze che da esse derivano.
Perché cercano di modificare per qualche ragione appena ció che l’evoluzione ha
plasmato per mille ragioni diverse. Perché la conseguenza tende ad essere
ancora una volta la stessa: appiattimento. Perdita di diversitá. Ordine
semplice e impoverimento. Seppur con l’illusione del controllo.
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