Guardandomi attorno o allo specchio, non posso fare a meno di
osservare continuamente comportamenti che impediscono un vero cambiamento della
nostra societá verso qualcosa di migliore.
Perché malgrado lo sforzo individuale sia necessario, malgrado servano
le regole e qualche volta vadano pure riformate le leggi, troppo spesso é il
malcostume diffuso quello che ci frega per davvero. Quello sottile e
impercettibile. Quello che sta negli sguardi e nei sospiri, quello che sta nei
silenzi e negli indugi, quello che sta nel baccano e nel caos. Quello che
permea l’aria che respiriamo da sempre ed é per questo, chissá, che non ce ne
accorgiamo nemmeno piú.
Si da il caso che agire lí é davvero complicato. Perché a parte alle
idee, ai buoni propositi, alla voglia di fare e alle motivazioni, quello che piú
ci manca é spesso una sana e sincera autocritica.
Bene, eccola servita.
La prima cosa da
fare per risolvere un problema é riconoscere di averlo.
Ho provato a immaginarmi e cercare di descrivere qui sotto 10
macchiette tipiche della nostra societá. 10 personaggi che potresti essere tu,
potrei essere io. 10 personaggi che potrebbero essere i protagonisti di un
libro o di una commedia. 10 personaggi che sembra quasi di vederli davanti agli
occhi. 10 personaggi che non esistono di per sé, ma che d’altra parte il mondo
intero ne é pieno. E puzza, anche, per merito loro.
10 personaggi che potrebbero essere ognuno di noi.
10 personaggi che sono tutti
e ognuno di noi.
Chi piú chi meno, chi prima e chi poi, chi ancora e chi non piú. Di
qui siam passati tutti.
Tutti li abbiamo guardati dritti negli occhi e tutti ci siamo infilati
nei loro pantaloni.
È arrivato il momento di riconoscerlo e voltare pagina.
Ecco dunque –
in ordine sparso – questi fantomatici e realissimi 10 personaggi di cui,
francamente, faremmo tutti volentieri a meno...
...rullo di tamburi...
...silenzio in sala...
...si spengono le luci...
...si apre il sipario...
...entrano in scena...
1. Il forma-non-sostanza
Tipicamente parla per sentito
dire o avendo idee molto poco chiare o assolutamente superficiali del tema che
sta trattando. Ció non lo esime dal tenere pompose conferenze colte non appena
l’occasione invita. Ció che in effetti lo aggrada, piú di quel che dice, é essenzialmente
sentire il suono della propria voce dissertare di qualsiasi branca dello scibile,
sempre autorevole e musicale. Normalmente é dotato della invidiabile capacitá
di potersi astrare dal proprio corpo mentre parla per vedersi dal di fuori, riuscendo
cosí a non perdere una briciola dell’immancabile stupore e ammirazione che la
sua improvvisata saggezza suscita nel capannello di discepoli assiepati attorno
a lui.
Se vivi nella giungla allora
meglio essere leone che pecora. Tralasciando la confusione ambientale (giungla-leone-pecora
si sono forse incontrati solo nelle storie per bambini), il cosífantutti si muove a suo agio nell'intrico di liane e fronde basse della selva, furtivo. Si finge leone pur essendo pecora
– anche se a volte riesce persino a crederselo – fintanto che le pecore non
torneranno ad essere di moda, momento in cui rivendicherá orgogliosamente la
sua mai dimenticata autentica natura. Il nostro amico (a gran malincuore) si
sente autorizzato ad agire contro i propri simili per sopravvivere, qualora le
circostanze ambientali – leggi malcostume diffuso – lo richiedano. Essendo in
fin dei conti un sopravvissuto che mira al proprio tornaconto, spesso non si
rende conto del vero danno che arreca agli altri il suo conformismo da pecora.
3. Il
pessimista cosmico
È quello che tanto niente cambia, tanto
tutto é sempre uguale. Quello che anche se veramente volessi, a guardarsi
attorno – davvero – passa la voglia. Quello che cosa vuoi farci, é sempre stato
cosí e non cambierá di certo adesso. Quello che guarda che schifo. Quello che
non vale mica la pena mettermi io a faticare, per sta gente qui. Quello che sai
cosa ti dico? Andate a cagare, tutti. Pur vedendo chiaro nei problemi che ha di
fronte riesce, grazie ad una eccellente assenza di misure propositive, a
trasformare lo sdegno sincero in un ruvido conformismo a prova di bomba. Lui,
peró, nemmeno ci prova a far finta di non essere pecora. E ci rimane.
4. Il furbo
Conosce bene le regole del gioco,
a tal punto da riuscire scientemente (e non senza un certo merito a suo modo di
vedere) ad aggirarle a proprio vantaggio. Indipendentemente dalla circostanze, si
sente sempre al di sopra di tutti e di tutto, con una marcia in piú quasi per
diritto divino. Cerca di beneficiare sempre e comunque al massimo del sistema e
ne succhia il sangue come fosse un parassita senza dare nulla in cambio. Se
andassi a mangiare una pizza fuori con lui, lui si prenderebbe un controfiletto
e poi farebbe di tutto per dividere il conto in parti uguali, facendoti pure
sentire un tirchio. Si sente il migliore e non vede perché gli debba mai finire
la pacchia; il problema col furbo – spesso
– é che al salire sempre piú in alto poi succede che quando inizia a mancare l’ossigeno
precipita veloce e senza rendersene conto.
5. Il
volpe senz’uva
Come nella celebre fiaba, la
bruciante frustrazione dovuta al fallimento dei propri sforzi – o perfino al mancato riconoscimento di un qualche pur
flebile merito – lo porta a ignorare o sminuire costantemente questioni che egli
stesso avrebbe normalmente del tutto a cuore. Sostenuto da una sempreverde codardia, piuttosto
che lottare per ottere ció che vuole riesce nel difficile compito di provarne una
totale indifferenza. Nei migliori esemplari puó perfino arrivare a diventare uno
strenuo oppositore della sua stessa causa.
6. Il rabbia-fine-a-sé-stessa
Pur non conformandosi di fronte a
niente che non gli vada bene, non riesce ad avere un atteggiamento costruttivo nel
risolvere i problemi. Ne deriva che molto spesso, e a paritá di opinioni
rispetto ai suoi interlocutori, non viene capito in ció che cerca di esprimere.
Ció lo porta perlopiú a non riuscire a migliorare la sua condizione di
insoddisfatto cronico. La sua frustrazione montante viene spesso derivata in
rabbia e nichilismo, che altro non fa se non peggiorare ulteriormente le cose facendogli
vedere il mondo ancora piú in nero. Spesso finisce per svilire l’intera categoria
di quelli che, pur non essendo dei rabbia-fine-a-sé-stessa,
in realtá la pensano come lui.
7. Il
tutto da rifare
Il tutto da rifare si guarda intorno e non vede nulla di positivo,
solo negativo. Contrariamente al rabbia-fine-a-sé-stessa
peró, é altamente propositivo; veramente lo é anche troppo, visto che cambierebbe
tutto. Non perde occasione per farlo presente ai suoi ignari interlocutori ogni
volta che si presenta l’occasione, asfissiandoli perlopiú con le sue disquisizioni
senza fine. Per questo puó succedere che si ritrovi a vivere piú nel mondo
delle idee che coi piedi perterra, venendo silenziosamente tacciato di scarso realismo.
O perfino di idealismo. In realtá non c’é niente che lo faccia infuriare di
piú, visto che, essendo una persona molto attiva e altamente capace, considera
che non ci sia niente di piú reale che le idee valide. E le sue chiaramente lo
sono. Sempre.
8. Il
menefrego
Rimane al di fuori di tutte le
cose piú grandi di lui e cerca di vivere tranquillo, finché dura. È quello del
a me non mi venire a parlare di sta roba, cosa vuoi che me ne freghi a me. È
quello del ma che facciano pure quel che vogliono basta che non mi rompano le
balle a me. Non ha bisogni al di fuori di quel che puó controllare in prima
persona. Non entra mai nel territorio dove risiedono i problemi che non lo
riguardano. Vive, tranquillo e in pace, e lascia vivere. Crede di vivere in un’isoletta
felice e normalmente cade dalle nuvole quando arrivano le erbacce da fuori a
infestare il suo giardinetto.
9. Il
fanatico
Cerca disperatamente un leader
che gli inidichi LA via. Giá, perché ne esiste una – e una sola – di via. Quella
che reggerá ogni aspetto della sua vita da lí in poi. Tutto é religione. Tutto
é ideologia. O bianco o nero. O giusto o sbagliato. Quando la trova poi, non la
molla piú e la segue. Ciecamente. O sei con lui, o sei contro di lui. Non
aspetta altro che spegnere il cervello e diventare un burattino. Di scelte,
nella sua vita, ne fa una.
10. Il
supercazzoliere
Decisamente il mio preferito. Puó parlare ore e ore senza dir niente. L’argomento
é del tutto secondario, lui riempie i silenzi. Da non confondersi con il forma-non-sostanza che, in fin dei
conti, qualcosa (seppur spintamente approssimativo) dice. Contrariamente a
questo, il supercazzoliere si ritrova
spesso nella condizione del dover rispondere piú che in quella del voler
intervenire. Unica condizione peraltro, questa, capace di alleviare la sua strana
forma di libido. Spadroneggia nell’arte di deviare il discorso verso lidi a lui
conosciuti eludendo domande scomode, giocando a mettere in difficoltá l’interlocutore
o – perché no – anche solo per perdere tempo. Ostruzionista del dialogo si
crede maestro della retorica, non essendo in realtá altro che la massima espressione
dello svuotamento del linguaggio contemporaneo.
...qualcuno mostri a lorsignori l’uscita, per favore...
...ne abbiamo davvero bisogno.
Mi è piaciuta molto questa analisi! Veramente per alcuni personaggi sembra di guardarsi allo specchio!
RispondiElimina