Sono giorni di fermento, giorni in cui ti puó anche scoppiare la testa
a forza di pensarle tutte. È proprio in giorni come questi che l’unica soddisfazione
che uno può prendersi è quella di fermarsi un momento a pensare e riflettere su
cosa stia, effettivamente, succedendo. Perché se proprio di devono fregare in
qualche modo, almeno esserne consapevole. Saperlo, capire il come e il perchè.
Magra consolazione.
Da dove si parte per provare a mettere un po’ di ordine? Come sempre,
iniziamo dai fatti.
Il governo Berlusconi è finito. Il berlusconismo, pesantissima eredità
di molti più dei 17 anni di governo, quasi sicuramente no. Siamo sull’orlo
della bancarotta. Non capiamo bene se la democrazia esiste ancora o no. Perchè
se in Africa i governi cadono sotto le bombe, quelle vere, in Europa e nel mondo libero ormai cadono sotto gli
oscuri colpi della finanza.
La vera domanda qui è: Cosa dovremmo pensare? Qualcuno, uno
che ne sapeva, diceva che a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina...vediamo
dunque.
Possiamo immaginarci che la realtà esista sottoforma di due livelli,
due mondi paralleli.
Uno è quello ufficiale, quello delle dichiarazioni, quello formale. Quello
della politica, per intenderci. Quello di facciata, che tante volte puzza ma
che si fa meno fatica ad ingoiare e mandar giù perché tutto sommato si capisce
e si crede di conoscere. L’altro é quello oscuro, sotterraneo, quello che muove
i fili restando nell’ombra, che ci rende tutti burattini. Quello delle
cosidette teorie del complotto, quello che niente è come sembra, niente è
scontato. Quello che bisogna scavare sotto la superficie per vederci chiaro,
quello che tutto ha un doppio significato. Simbolismo e massoneria. Elite non
elette. Mondo finanziario e gotha globale. Matrix.
A quale credere? Se ti fai questa domanda, è evidente più che mai che
non c’è niente in cui credere. Non bisogna credere, bisogna per quanto
possibile cercare di informarsi e far girare le rotelline arrugginite che tutti
abbiamo in testa. Iniziamo da qui allora.
Mondo ufficiale
Si fa un gran parlare di governo tecnico. Dovremmo andare democraticamente
a votare o delegare temporaneamente la nostra sovranità a qualcuno che non
abbiamo eletto ma con le competenze per tirarci fuori dai problemi? La domanda
assume un significato particolare qui: crediamo ancora nella politica?
C’è chi sostiene che la politica non serva a niente. Spesso mi ritrovo
a pensarlo anche io. La politica, intesa come il teatrino cui stiamo assistendo
ormai da troppo tempo, staccata dai bisogni e dalla passione della gente,
quella che si alimenta di ideologie piuttosto che di problemi concreti e
quotidiani, che si nutre di miti elaborati ad arte, aliena alle dinamiche del
mondo reale, quella politica non serve a
niente.
Peró le masse non si gestiscono da sole e noi, volendo o nolendo, nei
nostri 7 miliardi di unità siamo masse. Quindi si è inventata la democrazia rappresentativa
per delegare il proprio potere decisionale a qualcuno, sulla base di principi
condivisi. Su basi prevalentemente ideologiche. E qui è dove le cose,
ultimamente, sono cambiate. Con l’avvento della società della comunicazione,
dell’accesso all’informazione e alla conoscienza reso possibile a tutti, del
boom dell’educazione, forse è ora di pensare la cosa diversamente.
C’è qui chi sostiene che i problemi che ci troviamo ad affrontare
sono, per la stragrande maggioranza, problemi di natura tecnica e, come tali,
andrebbero affrontati. Non c’é un modo di destra o di sinistra per costruire un
aereo, se vuoi farlo volare. È qui allora che la politica perda ogni senso.
Quello che servirebbe non è la politica al potere, ma la ragione al potere. Delegare
le decisioni che affettano il bene della comunità piú che alle ideologie ad un
processo logico e razionale, basato sul metodo scientifico. Dimostrami che hai ragione, non dirmi che hai ragione. Se possiamo descrivere un problema in
termini matematici, scientifici, allora abbiamo degli strumenti eccezionali per
poterlo risolvere. Per risolverli in maniera libera da contraddizioni, da
doppiogiochi, da corruzione, da menzogne, da convenienze personali. È tutto
trasparente e sotto gli occhi di tutti.
In una prima approssimazione, è quello che si intende per governo
tecnico. Se poi volessimo emanciparci da quell’enorme limitazione che è la
necessità di delegare a pochi le decisioni che affettano il bene di tutti,
allora arriveremmo alla ricchezza vera, quella che nasce dalla cooperazione. È
il concetto dell’open source. Nella sublimazione di questo concetto, tutti
possono e tutti DEVONO partecipare. Abbiamo gli strumenti per poterlo fare,
oggigiorno. Questa, sì, sarebbe democrazia allo stato puro. Wikitecnocrazia
1.0.
Ma rimaniamo con i piedi perterra, rimaniamo nel presente. Torniamo
alla democrazia rappresentativa, si parlava di governo tecnico. Una prima
approssimazione. Basi tecnico-scientifiche, non sinistro-destriche. In questo
senso mi pare che non possa che essere una buona novitá. In un momento in cui
siamo sull’orlo del baratro non vorrei proprio affidare le nostre sorti nelle
mani di chi si preoccupa di garantire una
maggioranza piuttosto che di risolvere
i problemi che abbiamo. Se i problemi sono principlamente economici preferisco,
lo confesso, un economista a un politico. Problemi che sono sotto gli occhi di
tutti, e non sono nè di destra nè di sinistra.
Se solo uno non volesse considerare anche quel submondo che potrebbe
esistere sotto la superficie, parrebbe proprio che le cose si stiano mettendo
per il verso giusto.
Mondo oscuro
C’é chi dice che non esiste più la sovranità popolare, in quanto tale.
Che gli stati nazionali non hanno più alcun senso. Che i nuovi stati, al giorno
d’oggi, sono le multinazionali. Che chi muove i fili di tutto quello che succede sono una manciata di persone dell’elite
finanziaria mondiale, che si riuniscono in totale segretezza con lo scopo di
dirigire gli avvenimenti a livello globale in modo da ricavarne un beneficio,
loro, alla spalle di tutti gli altri, il famoso 99%. Una specie di setta oscura
e malefica che, mossa da interessi esclusivamente personali, perpetua
quotidianamente un unico enorme crimine contro l’umanità. Concentra la
ricchezza mondiale nelle mani di pochissimi a scapito della qualità delle
nostre vite e dell’ambiente. Con disprezzo per la vita stessa. Il potere per il
potere.
Avete visto matrix? Ecco. Nel vero mondo ombra invece delle macchine
chi controlla il mondo fittizio in modo da darci l’illusione di essere arbitri
delle nostre decisioni (vedasi democrazia rappresentativa) è probabilmente un
gruppetto di qualche centinaio di persone di cui non si conosce la faccia,
chiusi in una stanza e che ci guarda sogghignando maleficamente dall’alto di un
qualche superattico.
Dovremmo crederci? Abbiamo abbastanza prove quotidianamente sotto gli
occhi a suffragare questa ipotesi, prove che forse tante volte non siamo
abbastanza allenati da vedere. O non vogliamo vedere.
Dove voglio andare a parare?
C’è chi dice che il governo in Italia è caduto per colpa dei mercati.
Qualunque cosa significhi, non ha poi tutti i torti. Qualche potere oscuro – che
la gente comune non capisce, non conosce
– ha assestato un attacco mortale negli
ultimi giorni. Il governo è caduto immediatamente dopo mesi, forse anni, in cui
stava in una specie di coma farmacologico. Un’escalation inarrestabile. Gli
stessi che sostengono queste cose ci dicono anche attenti, perché il
salvatore della patria, il tecnico competente che sta arrivando a salvare il
paese, l’unico e il solo che puó uccidedere quel drago malefico che è lo
spettro incombente della bancarotta, altro non è che un uomo mandato proprio dallo
stesso potere occulto. Quello che controlla i fili del mondo. Lo stesso che ha
appena assestato il colpo mortale. In quest’ottica, sarebbe il crimine perfetto.
Agendo nell’ombra tutto è possibile.
Assestiamo un colpo mortale ad un paese, con le nostre armi
finanziarie, poi mandiamo uno dei nostri a prenderne il comando col pretesto di
salvarlo. E a salvarlo, dato che i fili di tutto li muoviamo noi, certo che ci
riuscirà. La gente lo acclamerà. Nel frattempo li convinceremo che dovranno
fare sacrifici, che è l’unico modo per risolvere il problema. Diamo la colpa
alla politica e mandiamo un non politico. Il problema è economico? Mandiamo un
economista. Il crimine perfetto. Saranno perfino contenti di morire lentamente.
E qualcuno ci guadagnerà, come sempre.
Cosa dovremmo pensare?
Non lo so. In ogni caso non è che cambi più di tanto le cose, adesso
come adesso.
Quello che mi fa sospettare è che, ancora una volta, depositiamo tutte le nostre speranze in un
illuminato uomo della provvidenza, l’uomo giusto al momento giusto. Sbucato
fuori all’improvviso dall’ombra. Un uomo nuovo. Che salverà l’Italia, l’Europa
e il Mondo (per dirla con il Wall Street Journal). Siamo pieni di aspettative e
pronti al peggio. Sull’orlo dell’esasperazione e della paura non si ha più
tempo per la critica, si fa passare qualsiasi cosa alla svelta. Per far fronte
alle emergenze, si è pronti a tutto. Noi siamo il paese delle emergenze. Ma se le emergenze fossero create ad arte
per indorarci la pillola?
A pensar male si fa peccato...
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