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giovedì 22 dicembre 2011

Pensa globalmente, agisci localmente


In quanto solo uno dei 7 miliardi di componenti delle quasi 9 milioni di specie censite sul pianeta, ognuno di noi deve necessariamente sentirsi una piccola parte di un qualcosa di piú grande, di molto piú grande.
Giá, ma comunque una parte di esso. E una parte importante.

Parlando di specie, credo sia difficile trovarne un’altra che abbia un impatto maggiore sul pianeta in cui viviamo della nostra. Dobbiamo quindi essere responsabili e coscienziosi delle nostri azioni. Avere cioé coscienza del fatto che abbiamo sulle spalle il futuro non solo mio, tuo, nostro, ma di qualcosa di meraviglioso e infinitamente piú complesso di quanto potremo mai capire o comprendere: l’intero pianeta Terra. Per quanto ne sappiamo, non esiste nient’altro di simile in tutto l’Universo. Eppure possiamo distruggerlo. Anzi, svariate prove ci dicono che purtroppo stiamo giá andando in questa direzione.
Dobbiamo pensare globalmente quindi. Significa renderci conto dell’impatto che abbiamo e coportarci di conseguenza. Non fare finta di niente né essere egoisti. Sentirsi responsabili delle proprie azioni e assumersi le proprie responsabilitá. Sia in senso spaziale, su quello che per quanto lontano ci sta attorno (per quanto lontano), sia in senso temporale. Ossia per il futuro del pianeta. Garantire a quelli che non ci sono ancora, ma che verranno, le stesse possibilitá che abbiamo avuto noi. Il concetto di sviluppo sostenibile nasce proprio qui, cosí come definito nel 1987 e sancito ufficialmente come principio internazionalmente condiviso sin dalla prima conferenza sul cambio climatico  a Rio nel 1992:

uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni attuali 
senza compromettere la possibilitá delle generazioni future di fare altrettanto

Pensare globalmente implica necessariamente avere in mente una visione instesa sí come planetaria, ma anche come del tutto generale, olistica, che non trascuri nessun aspetto. Che cerca di considerare il complesso sistema di interazioni causa-effeto che caratterizzano il sistema in cui viviamo. Che cerca di prevedere, se necessario controllare, anche quel piccolo battito d’ali di farfalla che sembra insignificante. Cercare in definitiva di usare le doti migliori di cui natura ci ha dotato, la logica e la ragione, la creativitá e l’ingegno, per non farsi prendere alla sprovvista dagli effetti delle nostre azioni.

Ma perché é importante agire localmente? Perché ognuno di noi conosce meglio quello che ha attorno. Perché é da lí che bisogna cominciare. Dando l’esempio in prima persona. Lá dove l’azione e il suo effetto diventano immediatamente tangibili, il buon esempio diventa contagioso. Perché diventare i primi nodi di una rete che si espande attorno a noi. Col nostro buon esempio stimoliamo chi ci sta attorno, chi meglio ci conosce, a fare altrettanto. E quando questi faranno lo stesso una nuova rete si creerá attorno a loro, fino a che le piccole reti diventeranno talmente tante, o talmente grandi, da unirsi tra loro. L’impatto locale delle nostre azioni puó arrivare as avere cosí conseguenze globali.
Prima ancora che da chi ci sta intorno, occorre peró partire da ancora piú vicino: da dentro. Il mondo si cambia partendo da sé stessi. Per questo, ognuno di noi puó cambiare il mondo.

Agire localmente quindi, nel posto dove e nel momento in cui viviamo. Qui e ora. Dove é piú immediato vedere gli effetti di quello che facciamo. Positivi o negativi. Agire localmente per migliorare prima di tutto l’intorno in cui viviamo. Il nostro mondo. Per vivere meglio. E se abbiamo successo il Mondo, quello grosso, ci seguirá.

Avendo questo ben chiaro in mente, navigando su internet ultimamente mi capita di imbattermi ogni giorni in progetti, iniziative, comunitá, movimenti che condividono lo sforzo per arrivare ad una societá piú giusta, piú sostenibile. In cui é piú facile vivere. E piú bello, anche. In cui tanti dei problemi della nostra societá scompaiono, essendo prodotti collaterali di cause ben piú profonde che questi progetti cercano di risolvere alla base. Ognuno a modo suo, occupandosi di qualche aspetto specifico. Sono una grande fonte di ispirazione. Per quanto diversi, tutti guardano nella stessa direzione. E ti fanno sentire che non sei solo, che il pazzo, dopotutto, forse non sei tu.

Ne ho raggruppati alcuni nella barra qui a fianco. Voglio farlo per diffonderne la conoscenza a chi sia interessato, ma anche per dimostrare a tutti che esiste già una vera e propria rete di persone, o molte reti di persone, che cerca sul serio di cambiare le fondamenta della societá per arrivare ad un mondo migliore. Tutti affrontano il problema sotto una diversa prospettiva. Possono quindi risultare piú o meno interessanti a seconda dei propri interessi e aspirazioni.
I concetti sono quelli di salvaguardia dell’ambiente e del territorio, lotta al cambio climatico, riduzione dell’impatto umano, ecologia, resilienza, importanza della cultura e dell’educazione, qualità contro qualità, grandiositá dell’ingegno e della creativitá umana, nuove possibilità offerte dallo sviluppo scientifico-tecnologico, recupero dell’appartenenza a una realtá locale e della saggezza secolare delle generazioni passate, giustizia ed equitá sociale, economia stazionaria basata sulle risorse e non sul denaro, lavoro socialmente utile.
Tutti individuano problemi e cercano di risolverli, proponendo un’alternativa percorribile. In alcuni casi avendo riscosso giá i primi frutti del proprio lavoro. Prego chiunque abbia altri esempi di questo tipo di indicarli qui in modo da poterli introdurre nella lista. Si tratta di una lista che ispira e da speranza. Che incita alla consapevolezza e all’azione. Una lista per il futuro.

A te che stai leggendo: se pensi che ci siano cose che non funzionanno in questo mondo non ti abbattere, non sei il solo. Ma non basta non abbattersi. Si possono avere diversi approcci al problema:

  1. Ignorarlo e continuare come se nulla fosse
  2. Catastrofismo: tutto è perduto
  3. Prendersi le proprie responsabilitá e iniziare a lavorare per migliorare le cose


Se senti di appartenere alla terza categoria questo blog é il posto per te. Ognuno di questi link é un posto per te. Prendi in pugno il tuo futuro e agisci. Localmente. Apporta il tuo contributo, in maniera positiva, fai quello che meglio ti si da, quello che puoi, quello che credi. Ma mentre lo fai, pensa globalmente. Abbi chiara la visione del problema nel suo insieme. Capisci quel’é la causa di fondo e trova un modo per attaccarla alle radici, ma ora e qui. Lá dove vivi e con quello che puoi fare. Ognuno alla sua maniera.
Abbi fiducia in quello che fai. Se lo farai bene e con convinzione altri ti seguiranno. E allora avrai un impatto visibile nel risolvere i problemi che ti preoccupano.



PENSA globalmente, AGISCI localmente.



Buon Natale.







martedì 1 novembre 2011

Where are we going


Mi sono sempre preoccupato di trovare un senso nelle cose che faccio.

Non ho mai fatto le cose tanto per farle e che poi un giorno, chissà, un perché ne verrà fuori. Non é il mio modo di ragionare. Mi piace normalmente avere una visione dall’alto, a volo d’uccello; senza troppi dettagli, ma mi deve far capire da dove partire, dove voglio arrivare e, più o meno, per dove passare. Poi le cose possono cambiare, chiaro...ma la visione deve cambiare con loro, aggiornarsi costantemente e non lasciarmi solo coi capricci del caso. È un sistema che mi da la sicurezza e la determinazione di cui ho bisogno per andare avanti, giorno dopo giorno, fino a raggiungere il mio traguardo.

C’é solo un piccolo particolare: questo sistema, in genere, non funziona.

Per quanto ci si sforzi di piegare le cose a proprio piacimento, di deviare il corso della vita e tenerlo sotto controllo, questo inevitabilmente ci ride in faccia e ci scivola via tra le dita. Avete mai provato a fermare la corrente in un fiume con le mani aperte? Ecco.

Quando inevitabilmente arriva il momento in cui ti senti impotente, tutto come d’improvviso perde ogni senso e ti svuoti. Si torna alle origini, pagina bianca da scrivere. Mille le domande.

Cosa ci spinge ad andare avanti ogni giorno? Perché si fa quello che si fa? Ma soprattutto, dove stiamo andando? E perché?

Si potrebbe rispondere che, per qualche motivo, troviamo un senso in quello che facciamo, un’intima convinzione che sia la cosa giusta (giusta per chi?). I più fortunati la chiamano visione.

Visione é una di quelle cazzate che si scrivono sul curriculum e in cui finisci per credere per davvero. Visioni sono anche quelle che avevano in testa i figli dei fiori, con o senza aiuti lisergici. Una visione é qualcosa che ti guida, che non devi mai perdere d’occhio. È una cosa che ti cade addosso all’improvviso e poi non smetti più di vederla, ovunque. È una cosa bella, la visione. Ma non si trova per caso; anzi, direi che non si trova proprio; é lei che ti viene a prendere, un giorno.

La mia visione é una fotografia aerea ti me che sto volando sopra alla mia vita. Non le manca niente.

A volte, però, ti da picche e ti lascia piantato lì, come un coglione. È roba da gente tosta, una visione. Bisogna saper reagire, non sprofondare in quella pesante cortina nera che ti vuole avvolgere e stritolare, battere un colpo e trovare una soluzione quando tutto perde all’improvviso ogni senso.
Perché una visione divora tutto il resto. Tutto si piega a lei, tutto é distorto e si rischia di perdere le proporzioni. E di colpo allora ti rendi conto, quando lei ti lascia, che le cose non sono poi così come pensavi. In genere le cose, per la verità, non seguono affatto il filo del tuo discorso. Se ne fregano abbastanza, loro, della tua visione.  Loro sono, e basta.

E tu ti trovi lì, lasciato solo di fronte alla cruda realtà, all’assenza di ogni senso e senza un percorso da seguire. Rischi di affondare con la nave, da buon capitano. E allora succede una cosa strana. Come all’improvviso, capisci. È un attimo appena, una folgorazione, una miccia che si accende e si spegne di colpo che bisogna essere bravi a non lasciarsela sfuggire...

Capisci che non c’é visione che regga, non c’é un cammino scritto davanti a te. Non esiste in quanto tale. Sei tu che credi di averlo trovato e ti sforzi in tutti i modi di seguirlo. Ma a volte succede che perdi la strada, ed é qui che ti devi girare indietro, verso quello che conosci già. O almeno credi.



Guarda all’orizzonte, é da lì che vieni. Non devi dimenticarlo mai.

Percorri con lo sguardo il percorso che hai fatto finora, arriverai a vedere delle impronte per terra. Sono le tue. Sono quelle lì che ti hanno portato dove sei ora, ad essere la persona che sei. Niente é stato casuale, poiché ogni deviazione ti avrebbe portato in un altro posto, in un altro tempo. Dimensioni parallele. Multiversi. Indeterminazione. E invece sei lì. Ed é l’unica cosa che sai, in questo momento.
Sei il prodotto di miliardi di eventualità, milioni di variabili incontrollabili in gioco. Istanti in cui hai dovuto fare scelte che hai voluto credere in coscienza essere razionali. Che hai voluto credere di stare controllando. Beh, non era così.

Se ti sforzi un po’ vedrai che le impronte finiscono proprio sotto i tuoi piedi. Non un passo più in là.

Ora, rimani fermo un momento. Rifletti. La linea che vedi é composta da una serie di punti. Non é un percorso deciso in partenza, é una serie di punti. Una serie di passi. La meta é un illusione che ci fa credere di avere un qualche controllo sulle nostre decisioni, ma la realtà che viviamo ogni giorno é il caos. La visione ci aiuta appena a scegliere che direzione prendere, ma se siamo così stupidi da proseguire ciecamente in avanti senza guardarci intorno, va a finire che ci perdiamo caro mio.

Ed eccoci qui. Potremmo essere ovunque, ma siamo qui. E allora tanto vale guardarci intorno e scegliere, coscientemente, cosa vorremmo fare. Non cosa dovremmo. Riparti in avanti e non ti perdere un attimo pensando a dove dovresti stare andando. Goditi tutto quello che hai intorno e quello che trovi. Se ne hai la forza, tieni in mente anche tutto quello che hai già passato e cerca di unire i puntini passo dopo passo, ma sempre guardando in avanti.

E non ti preoccupare della visione. Una vera visione non vuole essere seguita, ma che é lei che cammina al tuo fianco, passo dopo passo, perché in realtà siete la stessa cosa.



La tua visione sei tu.






“Life is what happens to you while you're busy making other plans.” 
― John Lennon