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martedì 23 luglio 2013

L’emergenza della vita sulla Terra

Una notte stellata, guardando il cielo. Quel silenzio che porta consiglio e aiuta la riflessione. Vi siete mai chiesti qual è il nostro ruolo in tutto questo? Vi siete mai sentiti piccoli e inutili, impotenti, di fronte alla vastità delle galassie e del cosmo? Avete mai provato quel senso di irritazione per il fatto che ci consideriamo così importanti, quando in realtà altro non siamo se non un insignificante puntino disperso in uno spazio senza limiti? È bello, è perfino utile a volte, provare questo senso di vertigine, aiuta a dare una prospettiva a tutto quello che facciamo. Personalmente, penso che tutto abbia un senso. Il fatto è che forse non dovremmo cercarlo a priori. Forse ce l’ha, ma è ancora nascosto. È lì, ma deve ancora sbocciare. Glielo darà poi la storia.

La storia, quel susseguirsi di puntini uno dietro all'altro in fila indiana, così piccoli e insignificanti a guardarli da vicino. Così meravigliosamente importanti e significativi a guardarli in successione, a vedere in che direzione puntano nel loro complesso. La storia é un po’ come la vita, ha senso solamente a guardarla dalla fine, all'indietro. Chi può infatti dire di conoscere la vita, o di comprenderla, a priori? Chi può dire che quell'ammasso di molecole, di elementi, di particelle che sono i mattoncini costitutivi della vita, abbia un qualsiasi senso per noi, se non osservando il risultato di miliardi di combinazioni andate a male e di altrettante andate bene, fino a formare il risultato compiuto e meraviglioso che abbiamo davanti agli occhi? Chi può interpretare gli avvenimenti in partenza? Chi comprende la prospettiva ultima che li definisce, o l’orizzonte temporale sconfinato sul quale agiscono? Dio, risponderà qualcuno; nessuno, risponderà qualcun altro. Non é questo il punto.

Per noi uomini, così limitati, non è possibile né forse lo sarà mai. Per noi, pur capaci di raggiungere vette cognitive ammirevoli, picchi filosofici e scientifici incredibili, c'è qualcosa che rimane necessariamente inesplorato e sempre lo rimarrà. Per noi, in grado di meravigliarci di fronte alla vastità e immensità dell’universo dentro e fuori di noi, in grado di porci domande eterne e senza risposta. Per noi che non ci rassegniamo alle frontiere che da sempre limitano la nostra conoscenza... per noi, in definitiva, non esiste altro che il qui e l’ora. Esiste quello che conosciamo in questo momento e le nostre azioni sono – spesso – guidate da questo tipo di sapienza, necessariamente e inesorabilmente limitata. Eppure, a guardarli con gli occhi del tempo, le nostre piccole azioni in fila indiana possono avere conseguenze inimmaginabili. Conseguenze che vedremo solo dopo, mai prima.

Perché è cosi che funziona l’intero universo. Funziona in base a leggi molto semplici, ma mai banali. Parrebbe, a guardarlo al microscopio, che funzioni in maniera meccanica, priva di intelletto o di scelte da compiere. Se in maniera orchestrata o del tutto casuale, dopotutto, non ci interessa. Il punto è che funziona in maniera molto semplice, ma su scale cosi enormi, nello spazio e nel tempo, che queste semplicissime leggi fisiche si sommano, si uniscono, si potenziano e generano l’inaspettato e l'inaspettabile. Emergono nuove proprietà ogni volta che saliamo di livello, ogni volta che la complessità del sistema aumenta. Ogni volta che cambiamo la lente e dal microscopio passiamo dapprima all'occhio e poi al telescopio nuovi mondi nascono, regolati da quelle che sembrano nuove leggi ma non lo sono. Cambia solo il modo in cui le interpretiamo, il modo in cui le capiamo. Il tutto non corrisponde mai alla la somma delle parti, c'è sempre qualcosa di più, un valore aggiunto. Si chiama emergenza: all'ampliare la prospettiva di osservazione, all'aggregare componenti e aumentare la complessità del sistema indagato emergono tratti inaspettati, comportamenti nuovi e imprevedibili. Succede con l’universo intero e con qualsiasi sistema complesso osserviamo; succede con la storia e persino con i sistemi creati dall'uomo come l’economia e la finanza; succede con la vita: è l’emergenza della vita, il sorgere di forme di vita sempre più complesse e splendidamente adattate al loro ambiente, partendo da mattoncini insignificanti e inanimati. È il meccanismo su cui appoggia l’evoluzione.

Ed è la bellezza della vita. La bellezza, ciò che noi interpretiamo come simmetria, come equilibrio, come armonia; ciò che vediamo come un fine, un qualcosa di prefissato da raggiungere, sta in realtà tutta qui. Sta nel fatto che nel tempo, in seguito a miliardi e miliardi di prove e di tentativi, le cose si sono infine evolute sino allo stadio in cui noi oggi le vediamo, le conosciamo, e che interpretiamo come bello proprio perché perfettamente adattato ed in sintonia col proprio ambiente. La bellezza dentro e fuori di noi è il risultato di miliardi di miliardi di puntini messi in fila, di prove andate più o meno a buon fine, di sbagli poi rimediati, fino a che un altro sistema migliore non è più possibile, per cui quello che esiste deve essere per forza armonioso, in equilibrio, perfetto. Bello. Non c'è un fine in tutto questo, ci sono regole molto semplici che si ripetono e ci conducono fino a dove siamo oggi. Siamo noi, poi, a cercarlo un fine in tutto questo. E spesso c'è, ma non è proprio là dove lo stavamo cercando. Ma questo si capisce solo dopo, mai prima.

E allora ha senso cercare di interpretare tutto questo a priori? Di fronte al mare di sconfinate possibilità, alle infinite rappresentazioni  che può assumere un evento davanti ai nostri occhi inesperti, ai miliardi di strade che può prendere la vita e la storia ad ogni singola frazione di secondo, come possiamo pretendere di intravvedere seppur per un istante l’orizzonte del tempo? Non possiamo vedere il futuro, ma possiamo imparare dal passato e vivere il presente. Il presente, uno appena di quei miliardi di puntini in successione perpetua che fanno la storia. Vivere il presente con cognizione di causa è tutto quello che possiamo fare, per poi – un giorno – voltarci all'indietro e capire la portata di quel puntino tracciato quasi per caso, capire dove effettivamente avrebbe diretto la storia, capirne il peso e l’importanza. Ma lì per lì, no. In questo siamo limitati, dobbiamo capirlo. Ma non per questo serve porci altri limiti. Perché non fare semplicemente il nostro, ciò che riteniamo in ogni momento la scelta migliore, la scelta più giusta, e aspettare poi di vedere come si combinerà inaspettatamente con i miliardi di miliardi di altre scelte simili lungo i meandri dello spazio e del tempo?

L’emergenza della vita sulla Terra significa la vita che nasce ogni giorno dalla successione degli eventi, dalle scelte che si fanno, dalle strade che si percorrono, senza che ce ne rendiamo conto. Ma anche, secondo un gioco di parole beffardo, il fatto che la vita sulla terra, oggi, è in uno stato di emergenza. Di eccezionale rischio e instabilità. Di straordinario pericolo. Ed è qui che nasce, infine, la questione della sostenibilità. Dobbiamo fare qualcosa per rendere il nostro mondo più sostenibile, aumentare le nostre probabilità di sopravvivere nel tempo assieme col nostro pianeta e tutto quanto ci circonda, visto che senza di esso non potremmo, in ogni caso. Ma attenzione: dobbiamo non perché lo decidiamo noi, ma perché non c'è altra scelta. Insostenibile non significa infatti moralmente o eticamente sbagliato, significa semplicemente che non può continuare, che lo vogliamo o no. Ma anche volendo, come potremmo farlo se in fin dei conti non riusciamo a vedere il futuro, non possiamo immaginare cosa succederà e non abbiamo in ogni caso il controllo sulle conseguenze profonde di ciò che facciamo? Se siamo così piccoli che ci sentiamo schiacciati a confrontarci con gli eventi? Se ci sentiamo insignificanti di fronte a problematiche globali e ad orizzonti sconfinati? Cosa potrebbe fare una singola persona come me, o un insignificante gruppo di persone come noi, di fronte a simili magnitudini?

Quando vi ponete queste domande, guardatevi allo specchio. Voi stessi siete la prova vivente dell’emergenza della vita sulla Terra. Se gli elettroni si chiedessero che differenza farebbe ruotare o no attorno ai nuclei degli atomi, se le molecole che avete all'interno del vostro corpo pensassero che dissociarsi per liberare energia all'interno delle cellule fosse inutile, se il cuore si chiedesse che senso abbia continuare a battere... voi oggi non sareste qui. Non potreste guardarvi allo specchio. Ognuno fa la sua parte nell'universo. E la fa, semplicemente, perché quello é il suo ruolo. Il cuore batte senza chiedersi il perché, perché è semplicemente quello fa per costituzione: batte. Perché i tessuti di cui si compone si contraggono e rilassano ritmicamente, così che lui non deve in realtà decidere nulla, ma per noi è fondamentale che lo faccia.

Noi siamo uomini, abbiamo il privilegio di poter ragionare, di poterci meravigliare, di poter tendere alla conoscenza, di poter decidere se agire o non agire. Questo è il nostro privilegio e questo è il nostro ruolo. Quello di avere un impatto sul nostro ambiente in molti modi diversi. Ma il nostro dovere é sempre lo stesso. Fare ciò che ci viene richiesto nelle circostanze in cui ci troviamo. E allora nel momento in cui vi guardate allo specchio pensate anche alle conseguenze di tutto quello che voi, e altri 7 miliardi di esseri simili a voi, stanno avendo su questo pianeta, su questo enorme sistema complesso che é la Terra, che assieme a noi ospita milioni di altre specie viventi e che vive secondo una grandezza che per noi risulta appena comprensibile. E smettete di pensare al fatto che qualsiasi vostra azione, in comparazione, possa essere insignificante. Semplicemente, agite. Fate come gli elettroni, come le molecole, come gli organi. Noi uomini ci interroghiamo, poi capiamo, poi agiamo. Non preoccupatevi di cosa verrà dopo, fate ciò che credete giusto. Muovete il vostro puntino di presente nella direzione che la vostra coscienza vi indicherà come giusto. Il resto seguirà, emergendo ancora una volta dalle righe della storia. E allora, ma solo allora, al girarvi all'indietro, comprenderete la potenza di quel gesto così insignificante. Comprenderete cosa, per davvero, voleva dire sostenibilità.

Guardatevi allo specchio e pensate all'emergenza della vita, di cui siete la prova vivente. Guardatevi allo specchio e pensate all'emergenza della vita, che vi spinge ad agire. Il resto, poi, verrà da sé. Nel momento in cui tu stesso sei la prova del successo, agire diventa un dovere per chiunque.





giovedì 15 marzo 2012

Indignatevi!

Come nasce nel profondo della nostra mente quella magia da cui scaturisce la scintilla dell’azione? Qual é il meccanismo nascosto che ci porta a interagire con le parole? Le parole: sacro e indomabile vettore di idee, troppo spesso vacuo contenitore del nulla.
Perché sentendoci ripetere migliaia di volte la stessa storia tendiamo a denigrarla a non piú di un insignificante ronzio di fondo? E come é invece possibile che una piccola sfumatura appena del linguaggio, quasi impercettibile, si possa insinuare poco a poco tra i nostri pensieri, diventando virale e spingendoci a prendere in mano la nostra stessa vita e dedicarla ad una causa?
Quali sono i tratti in comune di quelle cose che non riusciamo proprio ad accettare, quelle che ci fanno sentire che sí, é arrivato il momento di prendersi la propria responsabilitá, di fare la propria parte?
Cosa cambia tra parola e parola?

Illuminazione e assuefazione

Come motivare all’azione? Ad alcuni serve un’ossessiva e instancabile ripetizione delle stesse cose, cosí che che prima o poi gli possa entrare in testa per rimanerci.
Ad altri basta una parola, ma li deve riuscire a catturare, a sorprendere con effetti speciali. Tante volte sono invece le parole piú semplici quelle che ci permettono di arrivare alla gente. Sono quelle che nella loro naturalezza, magari usate in un particolare contesto o con tremenda sinceritá, ci colpiscono di piú.

Altre volte é un intuizione. Una parola, una sfumatura di luce appena diversa su una scena famigliare, un pensiero... e booom! La nostra vita cambia per sempre. Sono rari momenti di illuminazione che nell’antichitá, e in qualche cultura ancora oggi, sono considerati alla stregua di una manifestazione del divino attraverso noi. Attimi in cui l’uomo si eleva al di sopra della propria forma mortale e, per un istante appena, ha in regalo il una goccia di saggezza... dura poco, percui bisogna approfittarne e fissare il pensiero su qualcosa, sia carta, sia pentagramma, sia una tela, sia perfino la corda tesa di uno strumento.

Altre volte invece niente funziona, é incomunicabilitá totale. Ci sono casi in cui siamo letteralmente assuefatti alle parole, tanto che non ci arrivano nemmeno piú. L’assuefazione é un processo di adattamento naturale, per cui al ricevere lo stesso stimolo piú e piú volte il nostro cervello ci si abitua, finendo per non farci piú caso.

Il fumo danneggia gravemente la salute.  A qualcuno é sfuggito il messaggio? Beh sembrerebbe proprio di si. Eppure é proprio lí, davanti agli occhi di tutti. Tra le dita di tutti. Sulle labbra di tutti. Dove nasce allora la potenza di quando qualcuno, guardandoti dritto negli occhi, ti dice “fumare ti fa male”?
Il fatto é che al sentire e leggere quel messaggio migliaia di volte ormai non ci facciamo nemmeno piú caso. È talmente scontato che abbiamo imparato a ignorare quelle parole. Considerando peró che le parole sono necessariamente e indissolubilmente sempre legate ad un significato, l’effetto collaterale é inevitabilmente che all’ignorare le prime si ignora anche il secondo. L’assuefazione va oltre le parole e il loro suono, le trascende fino ad arrivare al senso di quello che ci vogliono dire. Diventa assuefazione al fumo in sé, al fatto che danneggi gravemente la salute. Riesce a far sí che a nessuno importi piú, che non ci si faccia piú caso. Forse a conti fatti é stata una delle mosse piú astute dell’industria del tabacco...

Beh, al pari loro in tantissimi provano, giorno e notte, ad assuefarci ad ogni genere di nefandezze. Cercano di creare il loro cittadino perfetto, docile e belante come un agnellino. Rincretinito davanti ad una scatola piena di immagini vuote che gli riempie la testa di cose futili per non lasciare spazio per pensare a quello che conta per davvero. Oppure, e qui é piú sottile, continua a dire che tutto va male, tutto va a rotoli, fino a convertirlo in normalitá. In fin dei conti, cosí non c’é piú nessun problema.

L’economia va a picco. Rischio bancarotta. La disoccupazione aumenta. I giovani non hanno piú futuro. La pensione dimenticala. Bisogna ripagare il debito. Bisogna fare sacrifici. La corruzione? Esiste ma é impunita. La mafia pure. I politici brutta roba, sono tutti uguali, burattini nelle mani dei poteri finanziari. I tagli alla sanitá. I tagli all’istruzione e alla ricerca. I tagli alla cultura. Il cambio climatico. L’inquinamento. Le guerre. Le morti di civili. Le morti dei soldati. I lobbisti ovunque.

Tutto va male. Tutto é normale. Tutto va bene.

Si puó dire tutto, perfino la veritá. L’importante é ripeterla fino allo sfinimento. Lo si ripete fino all’assuefazione, fino a che non conta piú niente e le parole non hanno piú nessun senso. Fino a che diventano vuote. Fino a che non le sentiamo nemmeno piú. Assuefazione.




Credo che se qualcuno si risvegliasse momentaneamente dal torpore in cui siamo caduti, se gli si potessero ripetere le stesse parole - anche solo una volta - in modo che ne possa davvero cogliere il significato... in modo che non siano piú quel vuoto contenitore di etere che sono diventate... se potessimo rinascere e risentire quelle stesse parole per la prima volta... sarebbe incredibile... se solo avessimo il potere, il coraggio di capire il vero significato delle parole, probabilmente scoppierebbe una rivoluzione per davvero.

Ci hanno rubato il senso delle parole.

Ci renderemmo conto di essere formiche che vivono in cave di cemento dall’aria irrespirabile e dove il rumore infernale di sottofondo é diventato il nuovo livello di silenzio. Ci renderemmo conto di spendere la nostra vita a fare cose che non vorremmo pur di poter spendere carta in cose che non ci servono. Ci renderemmo conto di come la scala dei valori sia stata sovvertita.

Ci renderemmo conto che poco di quello che oggi conta, conta per davvero.
Ci renderemmo conto che quello che davvero conta, oggi conta pochissimo.

Ce ne renderemmo conto? O siamo giá troppo lobotomizzati?
Lobotomizzati. Vi fa qualche effetto leggere questa parola? Allora




I N D I G N A T E V I ! ! !







“Il motore dell’azione é l’indignazione”. Cosí scrive Stéphane Hessel, questo ultranovantenne protagonista della resistenza francese e tra gli autori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

“Il freno all’azione é l’assuefazione”. Dico io.




Viviamo in un sistema oligarchico e corrotto, in cui chi meno ha é chiamato a dare per chi ha di piú. In cui chi é ai vertici della piramide ci resta e se ne beneficia sulla pelle di chi sta alla base. Quegli stessi che vengono tacciati come idealisti, se hanno il coraggio di aprire bocca.
Ci tolgono scuola, ricerca e cultura perché ci vogliono stupidi e facilmente manipolabili. In cambio ci danno la tv, il gossip, il calcio e la religione per distrarci da quello che ci dovrebbe interessare per davvero. Oppio dei popoli.
La nostra illusione di democrazia é come un teatrino di ombre cinesi, in cui qualcuno muove le mani dietro ad un velo e ci fa credere che sia la realtá.
È solo facendo gli interessi della propria stretta cerchia che stanno avvelenando le nostre terre, la nostra aria, l’acqua che ci serve per vivere. Stanno impedendo ai nostri figli di avere un futuro. In molti casi stanno impedendo ai nostri figli perfino di nascere.
Accumulano ricchezze inaudite e fuori da ogni comprensione, perché? Solo per il fine della ricchezza in sé, che non é mai abbastanza. Non vi fate ingannare, la ricchezza non si crea, si concentra e si accumula. E per poterlo fare la devono sottrarre a tutti noi, lasciandoci in mutande.
Guardate l’Africa, uno dei continenti piú ricchi di risorse al mondo. Il piú povero e misero in assoluto.
Mandano perfino dei poveracci a morire in giro per il mondo spacciandolo per una nobile causa quando quello che vogliono é solo accumulare altri benefici per le loro imprese.
Fomentano le diseguaglianze sociali attraverso il mito del successo. Attraverso il consumismo sfrenato. Attraverso il profitto a tutti i costi.

Ci mettono l’uno contro l’altro per non averci uniti e compatti contro di loro, perché sanno che perderebbero.



Sto scrivendo parole che avrete giá sentito migliaia di volte. Io stesso mentre le scrivo mi sento piuttosto a disagio per la banalitá con cui possono suonare. Assuefazione. Pura e semplice assuefazione. Non c’é niente, tra quello che ho scritto, di scontato. Non c’é niente di non vero. Non c’é niente di risolto. È tutto lí davanti ai nostri occhi, ogni giorno. E lo ignoriamo.

Rimane solo una cosa da fare, antica come il mondo: INDIGNATEVI!!!

Ribellatevi, tornate a far divampare quel fuoco antico che brucia dentro di ogni essere umano e che ci ha permesso di arrivare dove siamo oggi, attraverso migliaia di anni di storia ed evoluzione! La vita di cui beneficiamo oggi é il frutto di questo stesso fuoco, di quando ardeva nel cuore di quelli ci hanno preceduto!
Rendetevi conto che é quello che farete che determinerá la vostra vita! Rendetevi conto che non é troppo tardi per cambiare. Rendetevi conto che non é mai troppo tardi per svegliarsi dal torpore dell’assuefazione, per tornare a pensare con la propria testa, per recuperare il proprio livello di prioritá. Per riappropriarsi della propria scala di valori. Rendetevi conto che non é mai troppo tardi per rimboccarsi le maniche, e agire.

Ma prima di tutto, tornate ad indignarvi davanti a tutto questo!








“... é come essere nel mezzo di una mandria di bufali che corre dritto verso un precipizio... e io sono lí in mezzo, lo vedo ma non mi posso fermare...  sono bloccato, devo continuare a correre con loro e se non faccio niente qui ci rimettiamo la pelle... quindi in qualche modo devo riuscire a far deviare la mandria, altrimenti sono fregato! Allo stesso modo, se tutta l’umanitá decide di buttare il pianeta nel cesso... io sono morto! Non c’é niente di idealista nel cercare di cambiare le cose; in realtá é il puro, egoistico senso di sopravvivenza che parla... e quello, cari miei, é una forza poderosa!”

Liberamente adattato da Mike Reynolds nel film “Garbage Warrior”







giovedì 22 dicembre 2011

Pensa globalmente, agisci localmente


In quanto solo uno dei 7 miliardi di componenti delle quasi 9 milioni di specie censite sul pianeta, ognuno di noi deve necessariamente sentirsi una piccola parte di un qualcosa di piú grande, di molto piú grande.
Giá, ma comunque una parte di esso. E una parte importante.

Parlando di specie, credo sia difficile trovarne un’altra che abbia un impatto maggiore sul pianeta in cui viviamo della nostra. Dobbiamo quindi essere responsabili e coscienziosi delle nostri azioni. Avere cioé coscienza del fatto che abbiamo sulle spalle il futuro non solo mio, tuo, nostro, ma di qualcosa di meraviglioso e infinitamente piú complesso di quanto potremo mai capire o comprendere: l’intero pianeta Terra. Per quanto ne sappiamo, non esiste nient’altro di simile in tutto l’Universo. Eppure possiamo distruggerlo. Anzi, svariate prove ci dicono che purtroppo stiamo giá andando in questa direzione.
Dobbiamo pensare globalmente quindi. Significa renderci conto dell’impatto che abbiamo e coportarci di conseguenza. Non fare finta di niente né essere egoisti. Sentirsi responsabili delle proprie azioni e assumersi le proprie responsabilitá. Sia in senso spaziale, su quello che per quanto lontano ci sta attorno (per quanto lontano), sia in senso temporale. Ossia per il futuro del pianeta. Garantire a quelli che non ci sono ancora, ma che verranno, le stesse possibilitá che abbiamo avuto noi. Il concetto di sviluppo sostenibile nasce proprio qui, cosí come definito nel 1987 e sancito ufficialmente come principio internazionalmente condiviso sin dalla prima conferenza sul cambio climatico  a Rio nel 1992:

uno sviluppo che soddisfa i bisogni delle generazioni attuali 
senza compromettere la possibilitá delle generazioni future di fare altrettanto

Pensare globalmente implica necessariamente avere in mente una visione instesa sí come planetaria, ma anche come del tutto generale, olistica, che non trascuri nessun aspetto. Che cerca di considerare il complesso sistema di interazioni causa-effeto che caratterizzano il sistema in cui viviamo. Che cerca di prevedere, se necessario controllare, anche quel piccolo battito d’ali di farfalla che sembra insignificante. Cercare in definitiva di usare le doti migliori di cui natura ci ha dotato, la logica e la ragione, la creativitá e l’ingegno, per non farsi prendere alla sprovvista dagli effetti delle nostre azioni.

Ma perché é importante agire localmente? Perché ognuno di noi conosce meglio quello che ha attorno. Perché é da lí che bisogna cominciare. Dando l’esempio in prima persona. Lá dove l’azione e il suo effetto diventano immediatamente tangibili, il buon esempio diventa contagioso. Perché diventare i primi nodi di una rete che si espande attorno a noi. Col nostro buon esempio stimoliamo chi ci sta attorno, chi meglio ci conosce, a fare altrettanto. E quando questi faranno lo stesso una nuova rete si creerá attorno a loro, fino a che le piccole reti diventeranno talmente tante, o talmente grandi, da unirsi tra loro. L’impatto locale delle nostre azioni puó arrivare as avere cosí conseguenze globali.
Prima ancora che da chi ci sta intorno, occorre peró partire da ancora piú vicino: da dentro. Il mondo si cambia partendo da sé stessi. Per questo, ognuno di noi puó cambiare il mondo.

Agire localmente quindi, nel posto dove e nel momento in cui viviamo. Qui e ora. Dove é piú immediato vedere gli effetti di quello che facciamo. Positivi o negativi. Agire localmente per migliorare prima di tutto l’intorno in cui viviamo. Il nostro mondo. Per vivere meglio. E se abbiamo successo il Mondo, quello grosso, ci seguirá.

Avendo questo ben chiaro in mente, navigando su internet ultimamente mi capita di imbattermi ogni giorni in progetti, iniziative, comunitá, movimenti che condividono lo sforzo per arrivare ad una societá piú giusta, piú sostenibile. In cui é piú facile vivere. E piú bello, anche. In cui tanti dei problemi della nostra societá scompaiono, essendo prodotti collaterali di cause ben piú profonde che questi progetti cercano di risolvere alla base. Ognuno a modo suo, occupandosi di qualche aspetto specifico. Sono una grande fonte di ispirazione. Per quanto diversi, tutti guardano nella stessa direzione. E ti fanno sentire che non sei solo, che il pazzo, dopotutto, forse non sei tu.

Ne ho raggruppati alcuni nella barra qui a fianco. Voglio farlo per diffonderne la conoscenza a chi sia interessato, ma anche per dimostrare a tutti che esiste già una vera e propria rete di persone, o molte reti di persone, che cerca sul serio di cambiare le fondamenta della societá per arrivare ad un mondo migliore. Tutti affrontano il problema sotto una diversa prospettiva. Possono quindi risultare piú o meno interessanti a seconda dei propri interessi e aspirazioni.
I concetti sono quelli di salvaguardia dell’ambiente e del territorio, lotta al cambio climatico, riduzione dell’impatto umano, ecologia, resilienza, importanza della cultura e dell’educazione, qualità contro qualità, grandiositá dell’ingegno e della creativitá umana, nuove possibilità offerte dallo sviluppo scientifico-tecnologico, recupero dell’appartenenza a una realtá locale e della saggezza secolare delle generazioni passate, giustizia ed equitá sociale, economia stazionaria basata sulle risorse e non sul denaro, lavoro socialmente utile.
Tutti individuano problemi e cercano di risolverli, proponendo un’alternativa percorribile. In alcuni casi avendo riscosso giá i primi frutti del proprio lavoro. Prego chiunque abbia altri esempi di questo tipo di indicarli qui in modo da poterli introdurre nella lista. Si tratta di una lista che ispira e da speranza. Che incita alla consapevolezza e all’azione. Una lista per il futuro.

A te che stai leggendo: se pensi che ci siano cose che non funzionanno in questo mondo non ti abbattere, non sei il solo. Ma non basta non abbattersi. Si possono avere diversi approcci al problema:

  1. Ignorarlo e continuare come se nulla fosse
  2. Catastrofismo: tutto è perduto
  3. Prendersi le proprie responsabilitá e iniziare a lavorare per migliorare le cose


Se senti di appartenere alla terza categoria questo blog é il posto per te. Ognuno di questi link é un posto per te. Prendi in pugno il tuo futuro e agisci. Localmente. Apporta il tuo contributo, in maniera positiva, fai quello che meglio ti si da, quello che puoi, quello che credi. Ma mentre lo fai, pensa globalmente. Abbi chiara la visione del problema nel suo insieme. Capisci quel’é la causa di fondo e trova un modo per attaccarla alle radici, ma ora e qui. Lá dove vivi e con quello che puoi fare. Ognuno alla sua maniera.
Abbi fiducia in quello che fai. Se lo farai bene e con convinzione altri ti seguiranno. E allora avrai un impatto visibile nel risolvere i problemi che ti preoccupano.



PENSA globalmente, AGISCI localmente.



Buon Natale.