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giovedì 15 marzo 2012

Indignatevi!

Come nasce nel profondo della nostra mente quella magia da cui scaturisce la scintilla dell’azione? Qual é il meccanismo nascosto che ci porta a interagire con le parole? Le parole: sacro e indomabile vettore di idee, troppo spesso vacuo contenitore del nulla.
Perché sentendoci ripetere migliaia di volte la stessa storia tendiamo a denigrarla a non piú di un insignificante ronzio di fondo? E come é invece possibile che una piccola sfumatura appena del linguaggio, quasi impercettibile, si possa insinuare poco a poco tra i nostri pensieri, diventando virale e spingendoci a prendere in mano la nostra stessa vita e dedicarla ad una causa?
Quali sono i tratti in comune di quelle cose che non riusciamo proprio ad accettare, quelle che ci fanno sentire che sí, é arrivato il momento di prendersi la propria responsabilitá, di fare la propria parte?
Cosa cambia tra parola e parola?

Illuminazione e assuefazione

Come motivare all’azione? Ad alcuni serve un’ossessiva e instancabile ripetizione delle stesse cose, cosí che che prima o poi gli possa entrare in testa per rimanerci.
Ad altri basta una parola, ma li deve riuscire a catturare, a sorprendere con effetti speciali. Tante volte sono invece le parole piú semplici quelle che ci permettono di arrivare alla gente. Sono quelle che nella loro naturalezza, magari usate in un particolare contesto o con tremenda sinceritá, ci colpiscono di piú.

Altre volte é un intuizione. Una parola, una sfumatura di luce appena diversa su una scena famigliare, un pensiero... e booom! La nostra vita cambia per sempre. Sono rari momenti di illuminazione che nell’antichitá, e in qualche cultura ancora oggi, sono considerati alla stregua di una manifestazione del divino attraverso noi. Attimi in cui l’uomo si eleva al di sopra della propria forma mortale e, per un istante appena, ha in regalo il una goccia di saggezza... dura poco, percui bisogna approfittarne e fissare il pensiero su qualcosa, sia carta, sia pentagramma, sia una tela, sia perfino la corda tesa di uno strumento.

Altre volte invece niente funziona, é incomunicabilitá totale. Ci sono casi in cui siamo letteralmente assuefatti alle parole, tanto che non ci arrivano nemmeno piú. L’assuefazione é un processo di adattamento naturale, per cui al ricevere lo stesso stimolo piú e piú volte il nostro cervello ci si abitua, finendo per non farci piú caso.

Il fumo danneggia gravemente la salute.  A qualcuno é sfuggito il messaggio? Beh sembrerebbe proprio di si. Eppure é proprio lí, davanti agli occhi di tutti. Tra le dita di tutti. Sulle labbra di tutti. Dove nasce allora la potenza di quando qualcuno, guardandoti dritto negli occhi, ti dice “fumare ti fa male”?
Il fatto é che al sentire e leggere quel messaggio migliaia di volte ormai non ci facciamo nemmeno piú caso. È talmente scontato che abbiamo imparato a ignorare quelle parole. Considerando peró che le parole sono necessariamente e indissolubilmente sempre legate ad un significato, l’effetto collaterale é inevitabilmente che all’ignorare le prime si ignora anche il secondo. L’assuefazione va oltre le parole e il loro suono, le trascende fino ad arrivare al senso di quello che ci vogliono dire. Diventa assuefazione al fumo in sé, al fatto che danneggi gravemente la salute. Riesce a far sí che a nessuno importi piú, che non ci si faccia piú caso. Forse a conti fatti é stata una delle mosse piú astute dell’industria del tabacco...

Beh, al pari loro in tantissimi provano, giorno e notte, ad assuefarci ad ogni genere di nefandezze. Cercano di creare il loro cittadino perfetto, docile e belante come un agnellino. Rincretinito davanti ad una scatola piena di immagini vuote che gli riempie la testa di cose futili per non lasciare spazio per pensare a quello che conta per davvero. Oppure, e qui é piú sottile, continua a dire che tutto va male, tutto va a rotoli, fino a convertirlo in normalitá. In fin dei conti, cosí non c’é piú nessun problema.

L’economia va a picco. Rischio bancarotta. La disoccupazione aumenta. I giovani non hanno piú futuro. La pensione dimenticala. Bisogna ripagare il debito. Bisogna fare sacrifici. La corruzione? Esiste ma é impunita. La mafia pure. I politici brutta roba, sono tutti uguali, burattini nelle mani dei poteri finanziari. I tagli alla sanitá. I tagli all’istruzione e alla ricerca. I tagli alla cultura. Il cambio climatico. L’inquinamento. Le guerre. Le morti di civili. Le morti dei soldati. I lobbisti ovunque.

Tutto va male. Tutto é normale. Tutto va bene.

Si puó dire tutto, perfino la veritá. L’importante é ripeterla fino allo sfinimento. Lo si ripete fino all’assuefazione, fino a che non conta piú niente e le parole non hanno piú nessun senso. Fino a che diventano vuote. Fino a che non le sentiamo nemmeno piú. Assuefazione.




Credo che se qualcuno si risvegliasse momentaneamente dal torpore in cui siamo caduti, se gli si potessero ripetere le stesse parole - anche solo una volta - in modo che ne possa davvero cogliere il significato... in modo che non siano piú quel vuoto contenitore di etere che sono diventate... se potessimo rinascere e risentire quelle stesse parole per la prima volta... sarebbe incredibile... se solo avessimo il potere, il coraggio di capire il vero significato delle parole, probabilmente scoppierebbe una rivoluzione per davvero.

Ci hanno rubato il senso delle parole.

Ci renderemmo conto di essere formiche che vivono in cave di cemento dall’aria irrespirabile e dove il rumore infernale di sottofondo é diventato il nuovo livello di silenzio. Ci renderemmo conto di spendere la nostra vita a fare cose che non vorremmo pur di poter spendere carta in cose che non ci servono. Ci renderemmo conto di come la scala dei valori sia stata sovvertita.

Ci renderemmo conto che poco di quello che oggi conta, conta per davvero.
Ci renderemmo conto che quello che davvero conta, oggi conta pochissimo.

Ce ne renderemmo conto? O siamo giá troppo lobotomizzati?
Lobotomizzati. Vi fa qualche effetto leggere questa parola? Allora




I N D I G N A T E V I ! ! !







“Il motore dell’azione é l’indignazione”. Cosí scrive Stéphane Hessel, questo ultranovantenne protagonista della resistenza francese e tra gli autori della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

“Il freno all’azione é l’assuefazione”. Dico io.




Viviamo in un sistema oligarchico e corrotto, in cui chi meno ha é chiamato a dare per chi ha di piú. In cui chi é ai vertici della piramide ci resta e se ne beneficia sulla pelle di chi sta alla base. Quegli stessi che vengono tacciati come idealisti, se hanno il coraggio di aprire bocca.
Ci tolgono scuola, ricerca e cultura perché ci vogliono stupidi e facilmente manipolabili. In cambio ci danno la tv, il gossip, il calcio e la religione per distrarci da quello che ci dovrebbe interessare per davvero. Oppio dei popoli.
La nostra illusione di democrazia é come un teatrino di ombre cinesi, in cui qualcuno muove le mani dietro ad un velo e ci fa credere che sia la realtá.
È solo facendo gli interessi della propria stretta cerchia che stanno avvelenando le nostre terre, la nostra aria, l’acqua che ci serve per vivere. Stanno impedendo ai nostri figli di avere un futuro. In molti casi stanno impedendo ai nostri figli perfino di nascere.
Accumulano ricchezze inaudite e fuori da ogni comprensione, perché? Solo per il fine della ricchezza in sé, che non é mai abbastanza. Non vi fate ingannare, la ricchezza non si crea, si concentra e si accumula. E per poterlo fare la devono sottrarre a tutti noi, lasciandoci in mutande.
Guardate l’Africa, uno dei continenti piú ricchi di risorse al mondo. Il piú povero e misero in assoluto.
Mandano perfino dei poveracci a morire in giro per il mondo spacciandolo per una nobile causa quando quello che vogliono é solo accumulare altri benefici per le loro imprese.
Fomentano le diseguaglianze sociali attraverso il mito del successo. Attraverso il consumismo sfrenato. Attraverso il profitto a tutti i costi.

Ci mettono l’uno contro l’altro per non averci uniti e compatti contro di loro, perché sanno che perderebbero.



Sto scrivendo parole che avrete giá sentito migliaia di volte. Io stesso mentre le scrivo mi sento piuttosto a disagio per la banalitá con cui possono suonare. Assuefazione. Pura e semplice assuefazione. Non c’é niente, tra quello che ho scritto, di scontato. Non c’é niente di non vero. Non c’é niente di risolto. È tutto lí davanti ai nostri occhi, ogni giorno. E lo ignoriamo.

Rimane solo una cosa da fare, antica come il mondo: INDIGNATEVI!!!

Ribellatevi, tornate a far divampare quel fuoco antico che brucia dentro di ogni essere umano e che ci ha permesso di arrivare dove siamo oggi, attraverso migliaia di anni di storia ed evoluzione! La vita di cui beneficiamo oggi é il frutto di questo stesso fuoco, di quando ardeva nel cuore di quelli ci hanno preceduto!
Rendetevi conto che é quello che farete che determinerá la vostra vita! Rendetevi conto che non é troppo tardi per cambiare. Rendetevi conto che non é mai troppo tardi per svegliarsi dal torpore dell’assuefazione, per tornare a pensare con la propria testa, per recuperare il proprio livello di prioritá. Per riappropriarsi della propria scala di valori. Rendetevi conto che non é mai troppo tardi per rimboccarsi le maniche, e agire.

Ma prima di tutto, tornate ad indignarvi davanti a tutto questo!








“... é come essere nel mezzo di una mandria di bufali che corre dritto verso un precipizio... e io sono lí in mezzo, lo vedo ma non mi posso fermare...  sono bloccato, devo continuare a correre con loro e se non faccio niente qui ci rimettiamo la pelle... quindi in qualche modo devo riuscire a far deviare la mandria, altrimenti sono fregato! Allo stesso modo, se tutta l’umanitá decide di buttare il pianeta nel cesso... io sono morto! Non c’é niente di idealista nel cercare di cambiare le cose; in realtá é il puro, egoistico senso di sopravvivenza che parla... e quello, cari miei, é una forza poderosa!”

Liberamente adattato da Mike Reynolds nel film “Garbage Warrior”







giovedì 2 febbraio 2012

Un mondo nuovo – Prefazione


Ci sono due autori inglesi che mi colpirono particolarmente quando li studiai a scuola. Sono Aldous Huxley e George Orwell. Entrambi descrivevano il mondo del futuro, immaginandosi la societá che verrá. Entrambi basandosi su quello che vedevano attorno a loro mentre scrivevano. Entrambi sono incredibilmente abili a cogliere le pecche della societá, le cause profonde che stanno alle radici dei suoi problemi o che lasciano presupporre future instabilitá. Entrambi le prendono e le esacerbano, le ingigantiscono e le parodiano, costruendo – grazie alla propria immaginazione ma anche capacitá analitica e di logica sociale – il ritratto di una societá che non riconosciamo, ma che in realtá dipinge perfettamente la nostra attuale, essendone caricatura. Una societá futuristica che é allo stesso tempo passato e, tristemente, presente piú che mai.

In Brave New World, Huxley si immagina un mondo diviso in caste. In 5 caste. La procreazione avviene solo ed esclusivamente in maniera artificiale, in vitro. In questo modo la popolazione mondiale puó essere controllata quantitativamente, mantendendola al livello stabile di 2 miliardi in modo da assicurare il benessere a tutti, ma anche – e soprattutto – qualitativamente. Vale a dire che i feti vengono condizionati sin dalle prime fasi dello sviluppo artificialmente, attraverso sostanze chimiche o stimoli esterni, in modo da determinarne lo sviluppo fisico, emotivo e mentale. Ne deriva una societá caratterizzata da una piramide di caste in cui la larga base é composta da individui brutti, deboli e stupidi (e pertanto facilmente controllabili), progressivamente fino ad arrivare all’elite dei belli, forti e intelligenti che governano il mondo. Visto che nessuno é, letteralmente, progettato per altro se non ció che sará destinato a fare nella propria vita, sia pulire pavimenti o dirigere grandi imprese, tutti sono felici. Nessuno ha aspirazioni al di fuori delle proprie capacitá. Nessuno ha aspirazioni al di fuori del proprio destino prestabilito. In una societá come questa il sesso é pura attivitá ricreativa, incoraggiata fin dalla pubertá, secondo il lemma “tutti sono di tutti”, ogni persona vive in maniera del tutto individualistica e il concetto di famiglia assume un senso di tabú al pari di quello che per noi oggi é la pornografia. Esiste poi una droga allucinogena legalizzata e fornita a tutti dal governo, al pari del cibo e tutte gli altri beni di prima necessitá, in funzione della classe sociale di appartenenza. In questo modo il dolore e la tristezza vengono eliminati dal sistema, un sistema in cui tutti vivono felici e seguono le proprie vite programmate.

Orwell in quel capolavoro che é 1984 prevede il controllo in massa della popolazione mondiale attraverso uno spinto sistema di censura preventiva misto a manipolazione delle notizie da parte di un regime tirannico. Tra la miriade di dettagli che invitano a riflettere leggendo questo libro, trovo particolarmente interessante l’idea dei 2 minuti di odio giornalieri, in cui tutti i lavoratori di tutto lo stato si riuniscono in dei cinema per inveire e scaricare qualsiasi pulsione negativa, frustrazione e rabbia sulle immagini del “nemico” che vengono proiettate. In questo modo riescono poi a rimanersene buoni tutto il resto del giorno e possono essere manipolati molto piú facilmente. L’odio come strumento di controllo. Senza lasciare inosservato il fatto che c’è, e ci deve sempre essere, un nemico comune da combattere. Non importa chi, puó anche cambiare nel tempo, l’importante é che ci sia. Un nemico esterno, cui far fronte comune e da poter trattare come capro espiatorio per tutti i mali della societá e le sofferenze del genere umano.
Se esiste UN libro che mi sento di raccomandare di leggere a chiunque, é proprio 1984. È un libro che va letto al di lá del suo significato letterale, in chiave allegorica. Va letto cercando di identificare i tratti in comune con la societá in cui viviamo oggi. A quel punto non potrá che sorgervi una domanda: o il signor Orwell é da considerare a buon titolo come il vero profeta dei nostri giorni, avendo descritto gli aspetti piú intimi del mondo in cui viviamo e di quello verso cui ci incamminiamo nei minimi dettagli, oppure semplicemente le cose non sono poi sostanzialmente cambiate tanto da quel 1948 in cui scrisse il libro. Fatto sta che a guardarla bene la descrizione della societá di 1984 fa venire i brividi.

Bene, ispirato da questi due lucidi visionari, credo sia un esercizio utile per chiunque cercare di fare altrettanto. Se non altro per riflettere su verso cosa stiamo andando. Personalmente, voglio provare a fare questo esercizio. Un esercizio di immaginazione e di creazione, ma anche di logica applicata, analisi e razionalitá. Voglio provare ad immaginarmi la societá del futuro, il mio mondo nuovo. Oggi é il 2012. Vediamo come potrebbe essere la societá che vorrei nel 2021. Tra 9 anni. Contrariamente ai signori Orwell e Huxley peró, il mio mondo nuovo ci deve dare speranza. Essi dipingevano infatti un mondo in cui nessuno vorrebbe vivere, esercitando di fatto il sacro diritto di denuncia sociale e con il nobile scopo di mobilitare le masse affinché non si raggiungesse quello stadio. Io voglio invece cercare di avere un approccio opposto. Voglio cioé descrivere il mondo cosí come vorrei che fosse, ma allo stesso tempo anche cosí come effettivamente potrebbe essere. Se solo lo volessimo davvero. Voglio fare un esercizio di concretezza, niente fantascienza, solo basi concrete e attuali: tecnologie che esistono e di cui giá si parla, coniugate a nuovi modi di pensare che giá si stanno radicando in fette sempre piú grandi della popolazione, usate per concretizzare le aspirazioni comuni del genere umano.

E vivere, finalmente vivere e non esistere, in pace.

Vorrei cercare di riassumere il tutto in una serie di post sulla civiltá nel 2021 cosí come potrebbe essere se solo facessimo i nostri compiti a casa oggi.  Vediamo un po’.

Partiamo quindi dal principio fondamentale: prima di tutto il buonsenso. È sicuramente da lí che bisogna partire. Nel corso della storia l’uomo ha cambiato le sue abitudini di vita in base alle scoperte tecnologiche. Il nostro stile di vita si é sempre adattato al tempo in cui abbiamo vissuto. Ultimamente (si parla grossomodo del periodo che inizia verso fine 800’) il tratto piú saliente e che certamente ha infuenzato ogni singolo aspetto della nostra vita é la disponibilitá in abbondanza e a basso prezzo dei combustibili fossili. I combustibili fossili sono cosí utili e utilizzati perché hanno un potere energetico incommensurabile rispetto a qualsiasi altra cosa, eccetto l’energia nucleare, e si possono trasportare facilmente. Si tratta di materiali formatisi attraverso processi durati milioni di anni attraverso cui l’energia solare si trasforma in materia organica prima (piante), che si decompone poi in questi composti. In altre parole, un concentrato incredibile di energia. Scoperto questo, l’uomo si sente onnipotente. Ha piú energia a sua disposizione che mai. Immaginatevi un uomo cui viene regalata per la prima volta un automobile: le stesse distanze che avrebbe coperto in decine di giorni le puó coprire in qualche ora. O un contadino che deve arare un terreno: il lavoro di due giorni fatto in qualche ora grazie a un trattore. Beh questa sensazione di onnipotenza ci ha dato alla testa. Abbiamo dapprima riverito questo nuovo eccezionale potere, poi abbiamo iniziato ad abituarci e darlo per scontato, pensando che non finisse mai e contravvenendo al principio base per la nostra sopravvivenza: adattarci al tempo in cui viviamo, ai suoi problemi ma anche alle sue nuove possibilitá. Concentrandoci pressoché esclusivamente sul breve termine, per definizione una pianificazione che uno non definirebbe proprio strategica. Abbiamo cioé iniziato a vivere al di sopra delle nostre possibilitá, al di sopra dei nostri stessi bisogni, al di sopra di quello che da sempre ci era stato concesso. Drogati dai combustibili fossili, viviamo in una societá vecchia di cent'anni che altro non ha fatto se non esasperarsi, senza realmente migliorare.

In un poco piú di un secolo siamo stati testimoni di un progresso tecnologico e industriale mai visto. Fin qui tutto bene, ma poiché si basa proprio su un modello in cui diamo per scontata l’abbondanza di combustibili fossili, si tratta di un modello fallace. Non si tratta qui di dire che prima o poi si esauriranno, quello lo sanno tutti. La vera follia qui, la vera mancanza di buonsenso é dimenticarsi che ben prima che arrivi quel giorno dovremo fare a meno di loro, perché costerá troppo averli ed usarli. Essendo risorsa non rinnovabile, ai ritmi crescenti con cui la utilizziamo la loro disponibilitá cade in picchiata ogni giorno piú velocemente. Le conseguenze sono prima di tutto che i piú forti cercano di accaparrarsele per quanto possono, ma anche –  come é logico – che usiamo prima quello piú facile da trovare e lasciamo per ultimo quello piú difficile. Un esempio efficace é che se una volta con l’energia fornita da un barile di petrolio se ne potevano estrarre circa 100, e di buona qualitá, oggi si arriva a malapena a 15 in media, e non sempre altrettanto buono. Significa sí che c’é sempre meno petrolio, ma anche che ce ne resta sempre di minor qualitá e sempre piú difficile da estrarre. Il risultato é uno solo: costa, e costerá, sempre di piú. Si arriverá al punto in cui non conviene nemmeno piú provarci. Ma giá da prima tutto il sistema andrá in tilt, quando in un mondo in cui ogni processo é legato a doppio filo al petrolio (agricoltura, produzione industriale, trasporti, farmaceutico etc.), e vista la sua sempre maggior scarsezza, TUTTO aumenterá esponenzialmente di prezzo.

Tradotto in soldoni: stiamo puntando sul cavallo sbagliato. 
Ed assomiglia molto ad un all in.

E allora cerchiamo di iniziare da lí, dal buonsenso. Non cerchiamo di fermare il nostro orizzonte a qualche decina d’anni (o in molti casi anche meno), cerchiamo qualche soluzione che possa garantirci finalmente di vivere tranquillamente e in pace per sempre. 

In linea di massima, questo é il mondo nuovo che vorrei.