Ci sono due autori inglesi che mi colpirono particolarmente quando li
studiai a scuola. Sono Aldous Huxley e George Orwell. Entrambi descrivevano il
mondo del futuro, immaginandosi la societá che verrá. Entrambi basandosi su
quello che vedevano attorno a loro mentre scrivevano. Entrambi sono
incredibilmente abili a cogliere le pecche della societá, le cause profonde che stanno alle
radici dei suoi problemi o che lasciano presupporre future instabilitá. Entrambi
le prendono e le esacerbano, le ingigantiscono e le parodiano, costruendo –
grazie alla propria immaginazione ma anche capacitá analitica e di logica
sociale – il ritratto di una societá che non riconosciamo, ma che in realtá
dipinge perfettamente la nostra attuale, essendone caricatura. Una societá futuristica
che é allo stesso tempo passato e, tristemente, presente piú che mai.
In Brave New World, Huxley si immagina un mondo diviso in caste. In
5 caste. La procreazione avviene solo ed esclusivamente in maniera artificiale,
in vitro. In questo modo la popolazione mondiale puó essere controllata
quantitativamente, mantendendola al livello stabile di 2 miliardi in modo da
assicurare il benessere a tutti, ma anche – e soprattutto – qualitativamente.
Vale a dire che i feti vengono condizionati sin dalle prime fasi dello sviluppo
artificialmente, attraverso sostanze chimiche o stimoli esterni, in modo da
determinarne lo sviluppo fisico, emotivo e mentale. Ne deriva una societá
caratterizzata da una piramide di caste in cui la larga base é composta da
individui brutti, deboli e stupidi (e pertanto facilmente controllabili),
progressivamente fino ad arrivare all’elite dei belli, forti e intelligenti che
governano il mondo. Visto che nessuno é, letteralmente, progettato per altro se
non ció che sará destinato a fare nella propria vita, sia pulire pavimenti o
dirigere grandi imprese, tutti sono
felici. Nessuno ha aspirazioni al di fuori delle proprie capacitá. Nessuno
ha aspirazioni al di fuori del proprio destino prestabilito. In una societá
come questa il sesso é pura attivitá ricreativa, incoraggiata fin dalla
pubertá, secondo il lemma “tutti sono di tutti”, ogni persona vive in maniera
del tutto individualistica e il concetto di famiglia assume un senso di tabú al
pari di quello che per noi oggi é la pornografia. Esiste poi una droga
allucinogena legalizzata e fornita a tutti dal governo, al pari del cibo e
tutte gli altri beni di prima necessitá, in funzione della classe sociale di
appartenenza. In questo modo il dolore e la tristezza vengono eliminati dal
sistema, un sistema in cui tutti vivono felici e seguono le proprie vite
programmate.
Orwell in quel capolavoro che é 1984 prevede il controllo
in massa della popolazione mondiale attraverso uno spinto sistema di censura
preventiva misto a manipolazione delle notizie da parte di un regime tirannico.
Tra la miriade di dettagli che invitano a riflettere leggendo questo libro, trovo
particolarmente interessante l’idea dei 2 minuti di odio giornalieri, in cui
tutti i lavoratori di tutto lo stato si riuniscono in dei cinema per inveire e
scaricare qualsiasi pulsione negativa, frustrazione e rabbia sulle immagini del
“nemico” che vengono proiettate. In questo modo riescono poi a rimanersene
buoni tutto il resto del giorno e possono essere manipolati molto piú
facilmente. L’odio come strumento di controllo. Senza lasciare inosservato il
fatto che c’è, e ci deve sempre essere, un nemico comune da combattere. Non
importa chi, puó anche cambiare nel tempo, l’importante é che ci sia. Un nemico
esterno, cui far fronte comune e da poter trattare come capro espiatorio per
tutti i mali della societá e le sofferenze del genere umano.
Se esiste UN libro che mi sento di raccomandare di leggere a chiunque,
é proprio 1984. È un libro che va letto al di lá del suo significato letterale,
in chiave allegorica. Va letto cercando di identificare i tratti in
comune con la societá in cui viviamo oggi. A quel punto non potrá che sorgervi una domanda: o il signor Orwell é da considerare a buon titolo come il vero
profeta dei nostri giorni, avendo descritto gli aspetti piú intimi del mondo in cui viviamo e di quello verso cui ci incamminiamo nei minimi dettagli, oppure semplicemente le cose non
sono poi sostanzialmente cambiate tanto da quel 1948 in cui scrisse il libro. Fatto
sta che a guardarla bene la descrizione della societá di 1984 fa venire i
brividi.
Bene, ispirato da questi due lucidi visionari, credo sia un esercizio
utile per chiunque cercare di fare altrettanto. Se non altro per riflettere su verso
cosa stiamo andando. Personalmente, voglio provare a fare questo esercizio. Un esercizio di immaginazione e di creazione, ma anche di logica
applicata, analisi e razionalitá. Voglio provare ad immaginarmi la societá del futuro, il mio mondo nuovo. Oggi é il 2012. Vediamo come potrebbe essere la societá che
vorrei nel 2021. Tra 9 anni. Contrariamente ai signori Orwell e Huxley peró, il
mio mondo nuovo ci deve dare speranza. Essi dipingevano infatti un mondo in
cui nessuno vorrebbe vivere, esercitando di fatto il sacro diritto di denuncia
sociale e con il nobile scopo di mobilitare le masse affinché non si
raggiungesse quello stadio. Io voglio invece cercare di avere un approccio opposto.
Voglio cioé descrivere il mondo cosí come vorrei che fosse, ma allo stesso
tempo anche cosí come effettivamente potrebbe essere. Se solo lo volessimo
davvero. Voglio fare un esercizio di concretezza, niente fantascienza, solo basi
concrete e attuali: tecnologie che esistono e di cui giá si parla, coniugate a nuovi
modi di pensare che giá si stanno radicando in fette sempre piú grandi della
popolazione, usate per concretizzare le aspirazioni comuni del genere umano.
E vivere, finalmente vivere e non esistere, in pace.
Vorrei cercare di riassumere il tutto in una serie di post sulla
civiltá nel 2021 cosí come potrebbe essere se solo facessimo i nostri compiti a
casa oggi. Vediamo un po’.
Partiamo quindi dal principio fondamentale: prima di tutto il buonsenso. È sicuramente da lí
che bisogna partire. Nel corso della storia l’uomo ha cambiato le sue abitudini
di vita in base alle scoperte tecnologiche. Il nostro stile di vita si é sempre
adattato al tempo in cui abbiamo vissuto. Ultimamente (si parla grossomodo del
periodo che inizia verso fine 800’) il tratto piú saliente e che certamente ha
infuenzato ogni singolo aspetto della nostra vita é la disponibilitá in
abbondanza e a basso prezzo dei combustibili fossili. I combustibili fossili sono
cosí utili e utilizzati perché hanno un potere energetico incommensurabile
rispetto a qualsiasi altra cosa, eccetto l’energia nucleare, e si possono trasportare facilmente. Si tratta di
materiali formatisi attraverso processi durati milioni di anni attraverso cui l’energia solare si trasforma in materia organica prima (piante), che si decompone poi in questi composti. In altre parole, un concentrato incredibile di energia.
Scoperto questo, l’uomo si sente onnipotente. Ha piú energia a sua disposizione
che mai. Immaginatevi un uomo cui viene regalata per la prima volta un
automobile: le stesse distanze che avrebbe coperto in decine di giorni le puó
coprire in qualche ora. O un contadino che deve arare un terreno: il lavoro
di due giorni fatto in qualche ora grazie a un trattore. Beh questa sensazione
di onnipotenza ci ha dato alla testa. Abbiamo dapprima riverito questo nuovo eccezionale
potere, poi abbiamo iniziato ad abituarci e darlo per scontato, pensando che
non finisse mai e contravvenendo al principio base per la nostra sopravvivenza: adattarci al tempo in cui viviamo, ai suoi problemi ma anche alle sue nuove possibilitá. Concentrandoci pressoché esclusivamente sul breve termine, per
definizione una pianificazione che uno non definirebbe proprio strategica. Abbiamo cioé iniziato a vivere
al di sopra delle nostre possibilitá, al di sopra dei nostri stessi bisogni,
al di sopra di quello che da sempre ci era stato concesso. Drogati dai combustibili fossili, viviamo in una societá vecchia di cent'anni che altro non ha fatto se non esasperarsi, senza realmente migliorare.
In un poco piú di un secolo siamo stati testimoni di un progresso
tecnologico e industriale mai visto. Fin qui tutto bene, ma poiché si basa proprio su un modello in cui diamo per scontata l’abbondanza di combustibili
fossili, si tratta di un modello fallace. Non si tratta qui di dire che prima o poi si esauriranno, quello
lo sanno tutti. La vera follia qui, la vera mancanza di buonsenso é dimenticarsi che ben prima che arrivi quel giorno dovremo fare a meno di loro, perché costerá troppo averli ed usarli. Essendo risorsa non rinnovabile, ai
ritmi crescenti con cui la utilizziamo la loro disponibilitá cade in picchiata ogni giorno piú velocemente. Le conseguenze sono prima di tutto che i piú forti cercano
di accaparrarsele per quanto possono, ma anche – come é logico – che usiamo
prima quello piú facile da trovare e lasciamo per ultimo quello piú difficile.
Un esempio efficace é che se una volta con l’energia fornita da
un barile di petrolio se ne potevano estrarre circa 100, e di buona qualitá, oggi
si arriva a malapena a 15 in media, e non sempre altrettanto buono. Significa sí che c’é sempre meno petrolio, ma anche che ce ne resta sempre di minor
qualitá e sempre piú difficile da estrarre. Il risultato é uno solo: costa, e costerá, sempre di piú. Si
arriverá al punto in cui non conviene nemmeno piú provarci. Ma giá da prima
tutto il sistema andrá in tilt, quando in un mondo in cui ogni processo é legato a
doppio filo al petrolio (agricoltura, produzione industriale, trasporti,
farmaceutico etc.), e vista la sua sempre maggior scarsezza, TUTTO aumenterá esponenzialmente di prezzo.
Tradotto in soldoni: stiamo
puntando sul cavallo sbagliato.
Ed assomiglia molto ad un all in.
E allora cerchiamo di iniziare da lí, dal buonsenso. Non cerchiamo di
fermare il nostro orizzonte a qualche decina d’anni (o in molti casi anche
meno), cerchiamo qualche soluzione che possa garantirci finalmente di vivere
tranquillamente e in pace per sempre.
In linea di massima, questo é il mondo
nuovo che vorrei.
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