La testimonianza di quella giornata è un gruppo di persone come te che si sta organizzando a Rimini per continuare la mobilitazione, la sensibilizzazione e la promozione di attività che aiutino a migliorare le nostre prospettive future. Aspettiamo anche il tuo contributo, qualsiasi esso sia sarà il benvenuto. Per info ci trovi su:
Facebook: Marcia Globale per il Clima a Rimini
Twitter: @climarimini
Chi non avesse voglia di leggere tutto si porti a casa almeno questo messaggio:
"Capite quello che sta succedendo attorno a voi, e poi guardatevi dentro e capite quanto sia importante agire. E allora iniziate, ognuno per sé, a fare la vostra parte. Fate la cosa giusta, la gente seguirà il vostro esempio e la storia vi darà ragione. E allora davvero saremo in tanti. E non potranno non ascoltarci. Ma faccio qui una scommessa: in quel momento, nel momento in cui saremo davvero in tanti a fare quello che serve, non ci importerà più essere o meno ascoltati. Perché avremo già risolto il nostro problema."
Marcia Globale per il Clima a Rimini, ci trovi su Facebook e su twitter come @climarimini
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In marcia
per il nostro futuro
“Oggi è quando inizia la nostra storia, la storia di un momento unico nel
cammino dell’uomo. Non l’abbiamo scelto, ci è capitato. Ogni generazione ha
avuto le sue gatte da pelare, a noi ne è toccata una bella grossa. È la lotta
del nostro tempo. Siamo i primi a sentire gli effetti dello sconvolgimento
climatico, e allo stesso tempo gli ultimi a poter fare qualcosa per fermarlo.
Siamo chiamati ad affrontare un problema che in futuro determinerà dove
vivremo, come vivremo, e se vivremo.”
Parlare da qui oggi per me è molto
importante, perché posso fare la mia parte. In quanto cittadino di questo
pianeta, esattamente come voi, ho il potere e il dovere di fare la mia
parte, esattamente come voi.
Per parlare dei cambiamenti
climatici dobbiamo capire razionalmente cosa sta succedendo prima di tutto, dobbiamo
parlare di scienza. Ma capire non basta, bisogna fare qualcosa, e per fare
servono le motivazioni, la voglia, la
passione. Per questo oggi proverò sí a parlare ai vostri cervelli, ma per
una volta anche ai vostri cuori.
Conoscete l’IPCC? È l’agenzia intergovernativa sul cambio climatico, il più
autorevole organismo internazionale sul tema. È composto da scienziati di tutto
il mondo che in maniera volontaria raccolgono ed esaminano dati scientifici (pubblicati
in tutto il mondo) per capire essenzialmente tre cose. La prima: esiste il
cambio climatico, e se si, è dovuto alle azioni dell’uomo? La seconda, quali
sono gli impatti, le conseguenze, e come possiamo fare noi per adattarci ad
esse. E la terza: possiamo addirittura mitigarle, cioè ridurle, visto che ormai
tornare indietro del tutto non si può?
Piú o meno ogni 5 anni dal 1990
l’IPCC rilascia un rapporto che è un po’ la bibbia del cambio climatico, visto
che descrive la nostra attuale conoscenza di una materia incredibilmente complessa.
Conoscenza che poi deve servire a stabilire una base comune a livello globale
affinché la politica possa prendere decisioni
informate ed efficaci, su una questione che riguarda tutti.
Bene nell’ultimo rapporto,
rilasciato proprio quest’anno, l’IPCC ci dice che un paio di cose fondamentali
sono diventate finalmente chiare. Si, il cambio climatico è una realtà, esiste, non se lo sono inventato gli
hippies. E si, non per volerci autoflagellare, ma abbiamo anche capito che è
palesemente dovuto alle nostre azioni.
Nel 2007 l’IPCC ha vinto il premio
Nobel per la pace, assieme ad Al Gore, autore del film “An inconvenient truth”,
tradotto in italiano come una scomoda
verità. Questo perché studiando un problema così grande da riguardare il
mondo intero, si prevengono letteralmente le future guerre per le risorse. Ma anche perché a soffrire
maggiormente degli impatti del cambio climatico saranno, manco a dirlo, i più
poveri e vulnerabili. E quindi cercare modi per risolverlo è un modo per
aumentare la giustizia e l’eguaglianza a
livello mondiale.
I FATTI
Ma di cosa stiamo parlando? Spesso si
fa confusione tra cambiamento climatico, riscaldamento globale, effetto
serra... queste cose non sono la stessa cosa, ma una la causa dell’altra: il
cambio climatico è provocato dal SURriscaldamento gobale, che a sua volta è
provocato dall’effetto serra. In realtà
funziona un po’ come una coperta: immaginatevi l’intero pianeta avvolto in una
coperta di lana, va a finire che si scalda. Quella coperta è fatta di CO2
e di altri gas detti climalteranti, che assorbono il calore che la Terra emette
dopo esser stata riscaldata dal Sole e lo rimbalzano di nuovo verso il basso
contribuendo a scaldarla. Oltre alla CO2 i più importanti sono il vapore
acqueo, il metano e il protossido di azoto. Questo effetto coperta non è un
male in sé, giacché senza di esso non si potrebbe abitare questo pianeta perché
sarebbe troppo freddo. Il problema è quando la coperta di lana si ispessisce
sempre di più: va a finire che si scalda troppo, surriscaldamento globale. È provato, l’abbiamo misurato, abbiamo
capito fuori da ogni dubbio che tutto questo è dovuto principalmente alle
nostre attività.
Le cause
C’è stato un momento nella storia
dell’uomo, a partire da metà 800’, in cui abbiamo scoperto di avere sotto i
piedi una fonte di energia incredibile, concentratissima e ampiamente
disponibile: i combustibili fossili,
carbone, gas naturale e petrolio. Erano talmente abbondanti e densi di energia
da farci ubriacare, energia praticamente gratis. E siccome senza energia non si
fa nulla, ma con l’energia si può fare tutto, ecco la rivoluzione industriale,
lo sviluppo tecnologico e l’emergere della società moderna. Qualsiasi cosa che
facciamo o che usiamo oggi dipende in tutto e per tutto da consumi spropositati
di energia fossile: per arrivare fin qui, per scaldare e illuminare le nostre
case, per scaldare l’acqua e ormai perfino per tostare il pane a colazione.
Ma da quell’ubriacatura non ci
siamo mai veramente ripresi, ci siamo abituati talmente bene che ne usiamo
molta più di quella che ci serve, semplicemente perché possiamo. Ecco allora
nascere, più che la società dei consumi, la
società degli sprechi: oggi divoriamo quantità enormi di energia, spesso in
maniera del tutto inutile e spesso male, usandone di piú di quella che
realmente ci servirebbe.
Ma tendiamo a dimenticarci, e non
dovremmo, di un’altra conseguenza dell’utilizzo dell’energia fossile, cioè che per
produrla stiamo bruciando combustibili che inevitabilmente liberano la famosa CO2.
Ecco da dove ha inizio tutto: il
nostro stile di vita, combinato con un sistema che si basa sui combustibili
fossili, ci costringe a liberare sempre più CO2 in atmosfera, da cui
il surriscaldamento globale, da cui il cambio climatico.
Alcune conseguenze
Avete presente i tifoni e le
tempeste tropicali? Sapete perché si chiamano tropicali? Perché avvengono ai
tropici, e avvengono ai tropici perché ai tropici fa caldo, e allora l’acqua
evapora molto di più e si concentra in atmosfera provocando proprio la nascita
di queste tempeste che non fanno altro che scaricare l’eccesso di energia
accumulato dalla terra. Già da qui capiamo che non si tratta di andare a
lavorare in infradito anche di inverno, c’è molto di più: è molto probabile che
di questo andazzo gli eventi estremi
aumentino di frequenza e intensità, arrivando anche in regioni dove prima non
si verificavano. E quindi mareggiate, inondazioni, piene eccezionali e frane
provocate dal dissesto idrogeologico.
Altre cose che ci possiamo
aspettare è la trasformazione degli
ecosistemi tradizionali, visto che la vita dovrà adattarsi a condizioni
climatiche diverse da quelle che abbiamo connosciuto finora. Questo include la desertificazione di aree prima fertili,
con conseguente diminuzione della produzione agricola e difficoltà negli approvvigionamenti
idrici. In poche parole: meno cibo e
meno acqua, oppure cibo e acqua più cari che poi è la stessa cosa. Ma anche
la proliferazione di malattie tropicali
in zone dove un tempo non vi erano, l’innalzamento del livello del mare che a sua volta favorisce le mareggiate e
inondazioni, lo scioglimento dei ghiacci:
tutto questo richiederà alle economie del futuro di adattarsi a condizioni che
prima non conoscevano. Cosa succede se dove si sciava non c’è più la neve,
oppure se dove si andava al mare non c’è più la spiaggia o dove si pescava non
c’è più pesce? Tutto questo, è inutile dirlo, porterà a migrazioni. E già si verificano le prime che riguardano qualche
sperduta isola del pacifico di cui a nessuno importa nulla, ma di cui ci
ricorderemo tutti quando forse sarà troppo tardi e ci renderemo conto di quanto
siamo stati miopi.
Prevenire è meglio che curare si diceva.
Il problema è che nel nostro caso inizia a essere troppo tardi per prevenire,
dobbiamo imparare a convivere con le conseguenze
e cercare di non fare altri danni in
futuro.
Per questo a livello internazionale
è stato stabilito un accordo di di cui forse avrete sentito parlare, per non
innalzare la temperatura media globale di oltre 2 °C rispetto ai livelli del 1990. È un limite che piace
perché è un numero tondo e fa sembrare tutta la questione semplice, ma non ci
assicura nessuna sicurezza: renderebbe accettabile gli impatti e i rischi,
permettendoci con grandi sforzi di adattarci in qualche modo, ma evitando probabilmente
il punto di non ritorno.
Perché tanta fretta?
Già, perché se una cosa abbiamo
capito è che la questione è tremendamente complicata e potrebbe sfuggirci di
mano. La Terra è un sistema che si auto-regola, ma che potrebbe farlo su scale
che non sono compatibili con la nostra vita su di essa. Le variabili in
gioco qui sono tantissime, ma iniziamo a intravvedere alcune situazioni che
dobbiamo assolutamente evitare, in cui gli effetti di un processo vanno a
rafforzare le cause del processo stesso, in una spirale di causa-effetto in cui
il processo si amplifica sempre di più. E proprio per questo, diventa
estremamente urgente risolvere questo problema.
Vi faccio tre esempi:
- Lo scioglimento delle calotte polari: è dovuto al surriscaldamento globale e a sua volta lo amplifica, visto che fa diminuire la percentuale bianca del pianeta che come uno specchio riflette la luce senza assorbirla. Se dove c’era del ghiaggio oggi c’è un bell’oceano blu scuro, l’energia solare non viene riflessa ma assorbita, contribuendo ancora di più al riscaldamento globale che scioglierà ancora più i ghiacci etc.
- Lo scioglimento dei ghiacci perenni della tundra in siberia, da cui si libererebbero grandi quantità di metano, un gas climalterante 33 volte più potente della CO2. Se il riscaldamento globale scioglie i ghiacci della tundra libera il metano che contribuisce ancora di più a surriscaldare il pianeta.
- L’acidificazione degli oceani, il più grande serbatoio al mondo di CO2 (più della foresta amazzonica) ma che diventano sempre più acidi assorbendola, impedendo a specie alla base della catena alimentare (come il plankton e i coralli) di sopravvivere, con conseguenze enormi per gli ecosistemi acquatici ma anche terrestri. Inoltre recenti studi ci dicono che proprio il fitoplankton è la maggior fonte di composti che in atmosfera favoriscono la formazione delle nuvole, che riflettendo parte della luce solare aiutano a mitigare il riscaldamento globale. Percui anche l’acidificazione degli oceani potrebbe innescare un meccanismo di feedback positivo.
Tre esempi che vi danno un’idea di
quante cose ci sono da capire, e quante variabili da considerare, e di quanto
sia seria la questione e quandto sia facile che sfugga al nostro controllo. Per
cui capirete ora quanto è importante rispondere a questa sfida, farlo bene e farlo il prima possibile.
Sono 20 anni invece, dalle prime conferenze sul clima, che si parla molto e si
stringe poco.
Per risolvere sfide come queste,
serve un livello di cooperazione
internazionale mai visto prima. Fino ad oggi invece, quello che abbiamo
ricevuto è stata tanta ipocrisia. Basta pensare che gli stessi firmatari
dell’accordo sui 2 °C hanno
approvato misure che porteranno complessivamente ad un innalzamento di 6 °C della temperatura media globale, un livello a cui la
civilità come oggi la conosciamo non sarà più possibile. Per non arrivare a
questo punto dobbiamo lasciare l’80% delle riserve conosciute nel suolo. Capite
come questo sia difficile sia per noi che per le compagnie petrolifere.
COSA FARE?
A questo punto la vostra domanda
dovrebbe essere: cosa facciamo? Ve lo dico io cosa facciamo: ci rimbocchiamo le maniche e invece che
stare ad aspettare la fine col telecomando il mano iniziamo a fare tutto quello
che possiamo per rallentare questo processo (perché fermarlo ormai non
riusciremo) e per adattarci al meglio alle sue conseguenze.
Non possiamo aspettare che qualcuno da qualche parte
prenda qualche decisione. I politici che facciano le leggi giuste, gli
scienziati che inventino miracoli tecnologici o i preti che mettano una buona
parola per noi con chi conta lassú. Certo, anche loro dovranno fare la propria
parte, e siamo qui oggi anche per questo. Ma non possiamo pretendere che risolvano
i problemi che abbiamo contribuito a creare se non facciamo anche noi la
nostra. Serve che ognuno di noi si attivi e prenda in mano il proprio destino. Pensateci:
siamo stati noi che, consapevoli o meno, con le nostre azioni quotidiane
abbiamo provocato tutto questo. Com’è stato possibile? Ci siamo messi daccordo
per farlo? C’era da qualche parte scritto un piano per arrivare nel 2014 in
questa situazione, con l’acqua alla gola? O forse qualcuno ha iniziato a
scavare, a usare l’energia fossile, ha visto che conveniva e gli altri hanno
semplicemente seguito? E allora vi chiedo: cosa ci impedisce di fare
esattamente lo stesso, ma in una direzione
migliore, intraprendendo una strada che non vada cozzare contro la natura
ma ci vada a braccetto, la rispetti e ne possa trarre giovamento?
Sono le nostre azioni che
determinano, che lo vogliamo o no, il futuro che vivremo. Che ne
siate o meno consapevoli, è quello che fate oggi che definisce quello che
sarete o che potrete fare domani. Che danno
forma al mondo in cui vivrete. E allora pensate al vostro stile di vita,
pensate a come potete consumare di meno e consumare meglio. Energia, cibo,
rifiuti, acqua, trasporti... tutto conta, perché per tutto serve energia, e
quindi tutto contribuisce al cambio climatico e tutto può mitigarlo. Per
cui vi prego, non sentitevi stupidi nel cambiare le piccole abitudini, perché
sono proprio quelle a lungo andare che fanno la differenza. Sono quelle che
contagiano chi vi sta attorno ed arrivano a raggiungere le grandi scale, molto piú di un like su Facebook!
Anche se vi può sembrare assurdo,
fate molto di più piantando uno dei piccoli alberelli che vi abbiamo dato oggi,
o cambiando le abitudini di quello che fate ogni giorno. Prendete la bici o
camminate se potete. Mangiate meno carne possibile, comprate prodotti biologici
e locali. Fate attenzione a quello che comprate, comprate solo quello che
veramente vi serve. Usate meno energia per fare quello che vi serve, e fate
attenzione che provenga il più possibile da fonti pulite e rinnovabili. Tra di
queste vi ricordo che c’è la vostra energia muscolare, che non fa male tornare
ad usare di più perché tiene in allenamento. Parlate ai vostri amici ed educate
i vostri figli a convivere in armonia con la natura, a rispettarla.
Tutto questo, sommando assieme
quello che ognuno di noi nel suo piccolo può fare, a grande scala può davvero
fare la differenza. E soprattutto, dipende solo da voi e la vostra volontà di
vivere in un futuro migliore. Non dovete
aspettare niente o nessuno per farlo.
L'emergenza della vita
Quest’ultima parte è dedicata in
particolare a quelli che ancora non sono convinti da questo discorso da boy-scout.
C’è una cosa, in natura, che si chiama emergenza.
Non intendo qui uno stato di eccezionale e improvvisa necessità, ma quando
qualcosa che prima non c’era emerge inaspettatamente da un’associazione di
molte cose più semplici. La vita stessa è un fenomeno emergente: molte cellule assieme
fanno un tessuto e molti tessuti fanno un organo, molti organi fanno un
organismo: voi. Ognuno di voi è un fenomeno emergente, la prova vivente che
unire le forze di quei miliardi di cellule conveniva. La nostra capacità di
volere e di pensare, di provare emozioni è qualcosa che non esiste a livello
delle molecole che formano il nostro corpo. Possiamo solo provarle una
volta che diventiamo persone. Allo stesso modo, questa piazza è qualcosa di
emergente. Ognuno di voi può fare delle cose come dicevamo, ma una piazza
come questa può fare cose che trascendono quello che chiunque di voi può
fare individualmente.
E allora perché diciamo che oggi #contaesserci, perché in una giornata
così ci guardiamo attorno e ci sentiamo parte di qualcosa di più grande, di
emergente appunto. Ci sentiamo parte di una piazza intera. E in questi giorni,
in tutto il mondo, in mille altre piazze come questa milioni di persone come
noi si staranno guardando negli occhi, facendo emergere qualcosa che prima non
c’era, qualcosa di straordinario, di mai
visto prima. Una coscienza collettiva che basta aspettare, bisogna agire,
bisogna fare qualcosa.
Siamo qui per chiederlo ai
politici, certo. Quello è il loro lavoro, li paghiamo per per ascoltarci e
rispondere alle nostre esigenze, e non ce ne dimentichiamo. Ma queste piazze in
connessione oggi e domani dovranno arrivare ben oltre. Dovranno arrivare a
connettere ciascuno di noi, con quello che sappiamo e con quello che facciamo.
Abbiamo di fronte un compito straordinario e verremo ricordati in futuro come quelli che hanno risposto ad una
delle più grandi sfide della storia.
La lotta di tutti
Ma non pensiate che sia una
questione per ambientalisti, è anche e forse soprattutto una questione di diritti umani e di giustizia sociale. Questo è un movimento che ha mille sfaccettature, perché è talmente
importante da poterle riunire. C’è un enorme varietà e diversità in questa
piazza oggi e ci sarà domenica in tutte le piazze del mondo. Movimenti per la
sovranità alimentare, per il diritto all’acqua, per le energie rinnovabili, per
la giustizia sociale, per l’equità nello sviluppo... tutte assieme con un unica
voce, quella del più grande movimento
mai visto nella storia dell’uomo. Quello di una specie che chiede in
coro a un pugno dei suoi eletti di darsi la possibilità di sopravvivere.
E di farlo nell’unico posto in cui sappiamo esser possibile: il pianeta Terra. Cercate di
capire l’eccezionale bellezza e unicità
della situazione che viviamo oggi: la Terra è un sistema unico
nell’Universo conosciuto. Un sistema meraviglioso che ci permette di
vivere. Non potremmo farlo in nessun altro posto, gli unici che
hanno qualcosa da perdere siamo proprio noi. Qui non si tratta di salvare il
pianeta. Significa di salvare noi. In qualche modo, magari martoriato, il
pianeta sopravviverà altri miliardi di anni, magari molto diverso da come lo
conosciamo ma sopravviverà. Ma noi? Cosa faremo se si creeranno, anche per
effetto delle nostre azioni, delle condizioni in cui vivere non sarà più così
facile come abbiamo sempre conosciuto, o addirittura non sarà possibile?
Chi ha figli pensi che a quanti
anni avranno tra 15 o 20 anni, quando dovremo verificare se abbiamo o meno
ragginto gli obbiettivi che ci diamo oggi, e se sono stati o meno efficaci. Pensi
a come vivranno loro allora, per le scelte che noi avremo o non avremo fatto
oggi.
Ora non siete più un gruppo di
persone, siete una piazza. E tra qualche giorno leggete le notizie, vi
accorgerete che non solo siete una piazza, siete una rete mondiale. Non molleremo,
sempliceamente perché non possiamo. Non
molleremo, semplicemente perché se non lo facciamo noi, e voi con noi, non
lo fará nessuno al posto nostro.
Capite quello che sta succedendo
attorno a voi, e poi guardatevi dentro e capite quanto sia importante agire. E allora
iniziate, ognuno per sé, a fare la vostra parte. Fate la cosa giusta, la
gente seguirà il vostro esempio e la storia vi darà ragione. E allora
davvero saremo in tanti. E non potranno non ascoltarci. Ma faccio qui una
scommessa: in quel momento, nel momento in cui saremo davvero in tanti a fare
quello che serve, non ci importerà più essere o meno ascoltati. Perché avremo
già risolto il nostro problema.
Grazie di cuore per esserci stati.
#sosteniamoci #marciaperilclimarimini #contaesserci #peoplesclimate