Bella domanda. Con tutto quello che se ne parla... eppure credo che valga
la pena riflettere un attimo su cosa sia, e cosa significhi, davvero, l’Europa.
Perché c’é tanta, troppa (e voluta) confusione.
É DAVVERO L'UNIONE CHE FA LA FORZA?
Mi piace pensare all’Europa come unita, ma divisa allo stesso tempo. La
scacchiera su cui giochiamo oggi si é ampliata notevolmente, e con essa gli
orizzonti. Se un tempo arrivava al massimo ai bordi del vecchio continente,
oggi é globale. In questo modo le differenze sono aumentate a tal punto da
risaltare paradossalmente quello che abbiamo in comune. L’essere uomini. E, per
noi europei, le nostre radici comuni. Che nascono da un’antica storia comune.
Da un filo logico – non sempre pacifico – che si é sviluppato, nella sua
complessitá e polivalenza, comunque per tutti allo stesso tempo. Dopo la
seconda guerra mondiale qualcuno (il vero perché non é l’argomento di cui
parliamo, ma varrebbe la pena approfondirlo) si rende conto che in fin dei
conti é arrivato il momento di guardare al di lá delle differenze che ci hanno portato
30 anni di guerra. Per farle diventare opportunitá, invece che causa di
problemi. A ben vedere, si tratta di qualcosa di fantastico. É bellissimo. É
vero progresso.
L’Europa, da quel momento, diventa un polo di vero progresso. Diventa
un sogno. Si distingue da tutto il resto del mondo. Non si tratta del vecchio
motto opportunistico “l’unione fa la forza”. No, non c’é niente da guadagnare
dall’essere uniti se non se ne capisce il perché. La vera rivoluzione qui, sta
nel riconoscere la nostra diversitá e nel guardare oltre. Nell’ampliare la
visione d’insieme elevandosí un po’ piú in alto, per vedere che é proprio
quella la nostra ricchezza. In realtá qui si parla di cooperazione, non di
unione. Un corpo umano non sopravviverebbe se fosse solo composto di cuori. Di
quello ne serve uno. Come di un fegato e di un cervello e cosí via. Ma perché l’organismo
funzioni bene davvero, essi devono conoscere le loro funzioni alla perfezione, lavorare
bene e cooperare bene. Io rimango con quell’idea di Europa, non con quella che
oggi ci sbandierano in continuazione davanti agli occhi. L’Europa unita, l’Europa
piatta. L’Europa uguale per tutti. A me piace l’idea di un Europa cooperativa
che si arricchisce grazie alle proprie mille identitá.
UN'EUROPA PER L'EUROPA
Perché é bene che rimaniamo diversi e lo riconosciamo, affinché la
diversitá non torni ad essere tabú e pretesto di guerre. E perché cooperare non
significa fingere di essere uguali questo la storia ce lo ha insegnato fin
troppo bene. Se si ignora questo, possono solo nascere problemi. Problemi di
ipocrisia.
Perché le stesse regole non valgono per tutti. Perché bisogna
conoscere il proprio territorio alla perfezione per poterlo amministrare al
meglio. Credo che la sovranitá (che appartiene al popolo) vada gestita nella
maniera piú locale possibile per potersi adattare alla vera realtá di ogni
luogo. Poi, quello che serve dall’alto, é una visione comune per coordinare le
politiche locali. Per dargli una direzione chiara e condivisa. Servono principi
e valori. Ma poco altro.
A vederla cosí, si direbbe che quello che abbiamo in comune per
davvero, é che siamo uomini. Uomini che percorrono quotidianamente strade talvolta
profondamente diverse, su uno sfondo storico-culturale e ambientale distinto. Ma
dopotutto uomini che hanno le stesse aspirazioni di giustizia, felicitá e
amore. L’Europa deve essere questo. Deve essere qualcosa che, a costo di
sembrare mieloso e inutile, ci dia una direzione da seguire. Qualora ce la
dimentichiamo, calati come siamo nella realtá di tutti i giorni. Deve essere
qualcosa di elevato. Qualcosa di “al di sopra”, che veda lontano. Che superi le
barriere del tempo e dello spazio, laddove noi uomini spesso restiamo
intrappolati. Quello deve essere il suo fine ultimo e unico. Per il resto,
occorre che il potere sia gestito laddove va applicato.
SOVRANITÁ E DELOCALIZZAZIONE
Credo che non dovremmo cedere nessun tipo di sovranitá a nessun tipo
di ente sovranazionale. Anzi, credo che dovremmo recuperare buona parte della
nostra sovranitá a livello sotto-nazionale, a livello locale. Ci sarebbero meno
sprechi, piú fiducia e piú partecipazione. Credo che il sistema organizzato
gerarchicamente vada piú che bene. Ma credo che serva renderlo piú efficiente, evitando
livelli di gestione ripetitivi e inutilianalizzando le vere prioritá. Il vero
potere deve restare vicino il piú possibile alla persona, all’uomo. In modo che
si adatti alla realtá e rimanga reale. Piú potere ai comuni, dunque. O perfino
ai quartieri, nelle grandi cittá. Le province? Non servono, grazie. Le regioni
e gli Stati? Discutiamo il loro ruolo. Ma che l’Europa ci sia, e che faccia l’Europa
dandoci una direzione giusta da seguire. Una direzione valutata in maniera
olistica, che abbia come fine ultimo la realizzazione personale dell’uomo nella
sua interezza. E nel rispetto dei suoi diritti, come sancito dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.
EURO, DENARO E MONETA
E non credo che la sovranitá monetaria debba rimanere in mano all’Europa.
L’Euro potrebbe rimanere, come mezzo di scambio comune europeo, ma essere
affiancato da monete nazionali. O meglio ancora, da monete regionali. Il cambio
con l’Euro tornerebbe ad essere stabilito nello specifico per ogni valuta
nazionale. Cosí come si fa oggi col Dollaro, ad esempio.
Inoltre sono convinto che servano piú e piú monete locali. Lo scambio
tra monete locali e nazionali sarebbe sempre 1 a 1, ma queste servirebbero a
favorire l’economia locale, a riportarci con i piedi per terra e a far sí che
tutti gli ingranaggi del sistema si muovano, e non solo quelli trainanti. E
servirebbe a creare sacche di
resilienza, cioé quella capacitá di un sistema di resistere agli urti, ai
traumi. A creare attorno ad ogni realtá locale quell’insieme di attivitá
produttive fondamentali (alimentazione, energia, casa, lavoro) per assicurare
il suo corretto funzionamento, indipendentemente da eventi esterni ad essa.
Ma soprattutto, soprattutto, che la moneta torni ad essere emessa liberamente
dallo Stato. O, al livello che si voglia, dalla pubblica amministrazione. Basta
con l’emissione privata di moneta a debito. Basta con l’imperialismo della
finanza. Basta con il potere privato delle banche internazionali. Basta con l’indebitamento
e la schiavitú di intere popolazioni. Basta con la speculazione. Basta con l’FMI,
la Banca Mondiale e ora pure l’ESM. Basta con l’usura e il ricatto legalizzato.
Quella é la vera cosa da cambiare. E quella si puó cambiare solo localizzando l’emissione
di moneta e facendola tornare in mano pubblica. Adeguandola alla realtá
produttiva e all’economia locale. Per emetterla quando serve, favorendo
attivitá produttive utili alla comunitá e controllando cosí l’inflazione. E
scordarsi del debito pubblico. Che tornerebbe letteralmente a significare qualcosa
che noi dobbiamo a noi. Pari e patta, grazie.
UN'EUROPA PER IL MONDO INTERO
Io credo nell’Europa. Credo che sia un modello di sviluppo positivo e
che si debba differenziare ulteriormente dal resto di quello che vediamo sulla
scena mondiale. Imperialismo cannibale mascherato da libero mercato mascherato
da sogno americano, e dittatura mascherata da capitalismo di stato mascherato
da comunismo cinese. Fuori, ne abbiamo avuto abbastanza.
É ora di dare spazio a un modello di sviluppo che riconosca il valore
dell’uomo, prima di ogni altra cosa. Che sia per davvero uno sviluppo
sostenibile. Che punti sull’indipendenza energetica, sulla salvaguardia delle
risorse naturali, sul rispetto dei diritti umani, sull’educazione e la sanitá
pubblica e di qualitá, sul libero accesso e sulla conservazione della cultura
in tutte le sue manifestazioni, sull’innovazione scientifico-tecnologica, sul
lavoro come strumento di realizzazione personale e non schiavitú. Un modello
che punti sulla cooperazione del diverso, invece che sull’appiattimento e l’unificazione.
Io credo che l’Europa debba essere questo. Credo che l’Europa possa essere
questo e che in parte giá oggi lo sia. Credo che un sistema del genere, a
volerlo tutti per davvero, possa funzionare. E allora l’Europa sarebbe il
modello da seguire per tutti. Un modello non imposto e che non impone
soluzioni, ma che suggerisce un metodo con l’esempio. Metodo che si adatterebbe
poi necessariamente alla specificitá locale. Esaltandola invece che appiattirla.
E il mondo intero ne beneficerebbe, arricchendosi invece che impoverendosi
continuamente.
Ma anche qui, come sempre, il discorso é deviato, esacerbato,
ideologicizzato. Posizioni estreme e partitiche. Gioco ben noto che conviene a qualcuno. Svegliamoci...
...non esiste solo bianco o
nero, esiste quello che vogliamo,
in tutte le sue possibili sfumature...
in tutte le sue possibili sfumature...
...ragioniamo sul cuore della questione
e andiamo al di lá del problema contingente...
e andiamo al di lá del problema contingente...
...immaginiamo il nostro mondo, il migliore dei mondi possibili...
...se non si danno le cause per il sorgere di un problema,
non dovremo cercarvi poi una soluzione
non dovremo cercarvi poi una soluzione
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