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sabato 14 dicembre 2013

Tutta la luce che illumina il giorno, un tempo dormiva in un punto solo

La luce, lo sappiamo, si propaga in linea retta. Pensate ai raggi che entrano dalla finestra di una stanza in penombra, così ben definiti. A guardare una sorgente luminosa da lontano, essa ci apparirà quindi come un punto brillante che irraggia luce in ogni direzione dello spazio. Come una stella. Guardarla direttamente fa quasi male agli occhi, guardare la sua luce allontanarsi invece è più facile. Questo perché i raggi tendono a divergere gli uni dagli altri, disperdendosi. Per cui mano a mano che ci allontaniamo dalla sorgente, la luce è sempre meno concentrata. È come quando si soffia dentro ad un palloncino su cui sono stati disegnati dei puntini. Quanto più si gonfia, tanto più i puntini si allontanano tra di loro.



Ora ribaltiamo il nostro punto di vista. Pensiamo di voler raccogliere la luce che ci arriva da quella stella. Più che rincorrere ogni raggio di luce mentre scappa nella sua direzione, perché non pensare di catturarla all'origine? Come? Avvolgendo la fonte in qualcosa di sferico, una sorta di retino caccia-luce. Quanto grande? Dipende da quanto siamo lontani dal centro. Più ci avviciniamo al nucleo infatti, al cuore pulsante della stella, e più potremo ridurre le dimensioni del nostro retino visto che l’energia è tutta lì, non si è ancora dispersa. Posto che il nostro retino resista a quell'intensità energetica, si farebbe peraltro molta meno fatica che ad averne uno gigantesco che avvolga la stella intera.

Problem busters
È un po’ quello che succede con i problemi. Poniamo di avere 1’000 problemi da risolvere. Se ci accorgiamo che in realtà questi derivano da una causa comune, non ha senso risolverli uno a uno. Nè ha senso aspettare che si ingigantiscano o si disperdano, prima di fare qualcosa. Per essere davvero efficaci, bisognerebbe invece andare quanto prima alla causa comune e cercare risolverli tutti una volta per tutte.
D'altronde è banale, semplice logica. Eppure lo dimentichiamo, continuamente. Lo facciamo tendenzialmente perché confondiamo la causa con l’effetto, la fonte di energia con la forma in cui questa si propaga, l’idea con la sua realizzazione. Pensiamo che la lampadina accesa e la luce che emana siano la stessa cosa. Non lo sono.  E allora diamo la caccia col nostro retino ad ogni singolo problema come se fosse in sé una causa primaria, mentre in realtà non è che l’effetto di una causa più profonda e per questo meno visibile. Soprattutto ad occhi superficiali. Soprattutto ad occhi distratti.
Succede quindi che per risolverli tutti, quei 1’000 problemi, dobbiamo spendere 1’000 volte energia. Talmente tanta che spesso lasciamo perdere. Magari usiamo perfino 1’000 retini diversi. Il tutto mentre la loro causa profonda – irrisolta – continua a pulsare, a irraggiare e a crearne altri – di problemi – che noi torneremo a cacciare come sempre. “Problemi irrisolvibili”, ci diciamo allora. Oppure: “Ce ne sono troppi, da dove iniziare?” Oppure ancora, “Ne arriverà comunque un altro, tanto vale evitare di dannarci a risolvere questo”. E loro, nel frattempo, restano lì a tormentarci. È evidente che si capisse che esiste, e dove sta, una causa comune sarebbe tutto molto più semplice.
Perché a volte non immaginiamo nemmeno che esista. Altre volte, pur intuendo che debba esserci un nucleo che irraggia da qualche parte, non riusciamo a trovarlo. Magari cerchiamo nella direzione sbagliata. O seguiamo percorsi troppo tortuosi anche se, l’abbiamo detto, i raggi di luce viaggiano in linea retta. Per cui osservando dove si incrociano ci sono buone possibilità di trovarne la fonte. E se funzionasse così anche con i problemi?

Geometria conoscitiva
Pensiamo di stare su di una sfera immaginaria, la sfera delle questioni irrisolte. Una sfera fatta di tutti i problemi che ci tormentano, come puntini sulla superficie collegati tra loro da una rete. Sforziamoci di conoscerla, questa rete, di tessere le relazioni tra una questione e l’altra in modo da contestualizzare, da relativizzare, da associare e dissociare, da mettere in prospettiva. Ma non fermiamoci lì. Ogni questione irrisolta è infatti collegata alla sua causa profonda, quella che sta al centro della sfera. Il nucleo pulsante di ogni questione, che si materializza in mille forme diverse nel suo irradiare problemi come raggi di luce. Ognuno dei quali diventa un puntino sulla superficie della sfera, nel suo propagarsi. Proprio come una stella. Chiaramente, lo avrete capito, è uno schema molto semplificato, ma funziona. Possiamo pensare a diversi livelli di aggregazione, passando da un problema ben concreto su cui indagheremo più in dettaglio fino alle questioni fondamentali che tratteremo in maniera necessariamente più generica. A volerla complicare di più, si tratta in realtà sempre di sfere nelle sfere. Sfere più piccole contenute in quelle più grandi. Ma lasciamo perdere per il momento. Quello che ci interessa veramente ora è di unire tutti i puntini con il centro della sfera, con la loro causa profonda. Quella che poi, l’abbiamo detto, laggiù tende a essere la stessa per tutti. Perché ci interessa? Beh, ma è molto semplice: per costruire un retino abbastanza resistente da poterla ingabbiare, quella causa, il più possibile vicino all'origine.

Il menù del giorno
Oggi viviamo costantemente immersi in una miriade di problemi che ci angosciano e non ci lasciano tregua. Basta accendere la tv per saperlo (è solo un esempio, in realtà non fatelo per favore). Crisi, disoccupazione giovanile, aziende che chiudono, tasse che aumentano. E poi guerre, terroristi, delinquenti e degrado urbano. E poi frane e alluvioni, i morti e i feriti, le emergenze continue. E il governo che non fa, la politica che non rappresenta, l’economia che non va. E poi ancora l’ambiente, il cambio climatico, la deforestazione e tutto il resto. Tutti temi importanti. Tutti difficili da risolvere. Quanti soldi – ci chiediamo –  quante risorse, quanta volontà politica servirebbe per tappare tutte queste falle? Che poi ognuno ha la sua idea sul come fare. E magari poi va a finire che per una che ne tappi ne saltano fuori altre 10. Eccoci caduti nella solita spirale di disperazione inconcludente...

Proviamo però a tracciare la nostra mappa conoscitiva. La nostra rete sferica. Ci accorgeremo presto, relativamente presto, che si evidenzia un centro comune a tutte queste questioni. Un nucleo da cui propaga e si espande tutto quello di cui veniamo continuamente bombardati. Un nucleo che è rappresentato dal nostro sistema socio-culturale, ossia l’insieme delle leggi e convenzioni umane su cui abbiamo basato la nostra società. In altre parole: quello a cui diamo importanza, e quello a cui non ne diamo, senza nemmeno sapere il perché.
Perché (ad esempio) si lavora sempre di più, anche quando ormai ci si riesce a garantire la copertura delle proprie necessità, a scapito del tempo libero? Passare tempo con la famiglia e gli amici, attività ricreative e rilassanti, culturali... perché sembra non esserci mai tempo per queste cose? Sembra stupido anche solo farsela, una domanda del genere: la risposta è talmente ovvia! “Perché bisogna lavorare”. E se si diventa bravi e serve meno tempo per fare la stessa cosa non vuol dire che si può lavorare meno tempo, vuol dire che si potrà – a conti fatti – lavorare di più nello stesso tempo. È solo un esempio, piuttosto attuale, ma solo un esempio. Viviamo costantemente immersi in tutto questo, da sempre. Convenzioni sociali e leggi umane. Tutte create da noi. Non ce ne accorgiamo nemmeno più, tanto che è davvero difficile metterle in discussione. Sono i fondamenti della nostra civiltà, quelli da cui tutto il sistema in cui siamo nati e cresciuti dipende. Per immaginare alternative serve un notevole capacità di astrazione. E serve conoscenza. Eccoci al punto della questione: la conoscenza.

Fatti non foste a viver come bruti
Il fulcro irradiante di tutti maggiori i problemi che vediamo oggi è proprio il paradigma socio-culturale su cui si basa la nostra società. Il capitalismo cannibale, di cui il consumismo sfrenato e compulsivo non è che il braccio armato. Da lì nascono le guerre e la fame nel mondo. Da lì nascono povertà e ingiustizia sociale. Da lì nasce l’economia del saccheggio, quella che non è in grado di sostenersi sul lungo periodo. Da lì nasce la corruzione e l’inadeguatezza della classe politica, collusa con i poteri forti economici. Da lì nasce l’omologazione culturale e l’appiattimento, l’eradicazione delle diversità. E da lì nasce il più importante degli strumenti di controllo: l’ignoranza.

Come per ogni sistema dominante in ogni epoca storica infatti, anche quello odierno tende a preservare sé stesso, propagandosi nel tempo e nello spazio. Per farlo ha bisogno di propaganda, ha bisogno di supporters e tifosi ciechi. Gente che deve svolgere il compito che gli è stato assegnato senza avere una visione d’insieme, senza preoccuparsi del resto. Ingranaggio di una macchina perfetta, progettata dall'alto. Gente che deve conoscere solo il lato buono del sistema, rimanendo all'oscuro di tutto il resto. Ed eccovi servita l’ignoranza. Eccovi servita la distrazione. Eccovi servito il futile. Eccovi servita la sfera intricata dei 1’000 problemi apparentemente indipendenti da dover risolvere. Ma anche la matassa inestricabile delle preoccupazioni quotidiane che non ci lascia né tempo né modo di andare oltre, di giungere alla fonte. Quella che ci succhia ogni energia, rendendoci impossibile destinarne una parte men che minima a indagare questioni che vengono infatti percepite come secondarie, inutili perché lontane, troppo astratte. La fonte viene ignorata, perché non se ne conosce l’importanza. Laddove dovremmo concentrare le nostre energie per far crollare come un castello di carte il costrutto di tutti i nostri tormenti, lasciamo che siano sporadiche incursioni a farla da padrone, motivate più dalla noia o dal senso di colpa che altro. È così che la fonte si protegge. E continua a irraggiare su tutte le nostre vite.

La conoscenza è l’arma più potente che abbiamo a nostra disposizione per scardinare questo schema che ci vede subalterni. Per riacquisire la nostra dignità e tornare a decidere per noi stessi. Per il bene nostro e di tutta la comunità di persone a cui teniamo. Grande o piccola che essa sia. Conoscenza è tessere una rete solida che unisca i puntini sparsi sulla nostra sfera. E sapere che al tirare un filo ne seguono altri, mentre altri rimangono immobili. Ma è anche andare in profondità, verso la fonte, collegandovi ogni puntino. Dalla superficie al cuore, che è uno solo. Ed è lì che la conoscenza diventa coscienza. Ed è solo con la coscienza profonda che si conducono e si vincono le battaglie. È solo con una grande coscienza che si diventa forti nel portare avanti le proprie cause. 

È solo con la coscienza che si progredisce e si immaginano, poi si creano, le condizioni per un mondo migliore. 

Perché conoscere è sapere di potere.


venerdì 12 luglio 2013

Pubblico qui la traduzione in italiano della prefazione alla mia tesi di dottorato, il cui tema è l'energia ondimotrice (quella delle onde del mare). Spero possa essere uno stimolo ad unire i puntini di quello che stiamo vivendo, nonché una fonte di determinazione a prendersi la propria parte di responsabilità.

* * *

Il Mondo dell’energia a buon mercato è finito

benvenuti in un futuro più luminoso

Sin dalla rivoluzione industriale del XIX secolo la fame del Mondo di energia a basso costo che potesse alimentare un’economia in continua crescita è aumentata a un ritmo costante. I combustibili fossili diventarono presto la nostra principale fonte di energia, essenzialmente per via di una densità energetica estremamente alta e della loro facilità di trasporto ed accumulo. La disponibilità di una simile fonte di energia in abbondanza permise la crescita esponenziale dell’economia e il progresso tecnologico nei cosiddetti paesi sviluppati. Allo stesso tempo, tuttavia, determinò a livello globale conseguenze negative di tipo ambientale, sociale e politico, che sono state ampiamente sottovalutate per molti decenni. Tra di esse le più evidenti sono forse l’esaurimento delle risorse, l’inquinamento, la diseguaglianza e instabilità geo-politica; tutte comunque radicate profondamente nel paradigma consumista e nella sottostante ipotesi della possibilità di una economia in perpetua crescita, alla quale l’era dell’abbondanza di combustibili fossili ha abituato tutti noi. Con la crisi sistemica che il Mondo occidentale sta attualmente affrontando, è diventato evidente che questo tipo di paradigma è vecchio e ha bisogno di essere aggiornato.

Le energie rinnovabili non rappresentano solo una nuova forma di energia, ma rappresentano il necessario cambio di approccio richiesto all'umanità nei confronti del proprio ambiente.

Essendo molto meno dense energeticamente, più difficili da immagazzinare e fortemente connesse nella loro disponibilità alle condizioni geografiche locali, la loro implementazione richiede un diverso tipo di infrastruttura. Ci si dovrà evolvere da un sistema centralizzato, dall'alto verso il basso, a un sistema distribuito più democratico e flessibile, riflettendo lo sviluppo dei nostri modelli sociali nell'era di internet. Saranno necessarie reti intelligenti locali che garantiscano una più efficiente e dinamica coordinazione tra la fornitura e la domanda di energia, ma anche super-reti in grado di promuovere la cooperazione tra diverse regioni geografiche e in grado di fornire in modo dinamico un cuscinetto di energia, qualora richiesta. I trasporti dovranno essere ridotti drasticamente, evolvendo verso sistemi di trasporto collettivi e tendenzialmente elettrici. In generale, si dovranno sviluppare e introdurre tecnologie più efficienti.

Ma a parte il pur necessario adattamento delle infrastrutture e gli avanzamenti tecnologici richiesti, la più grande sfida di una transizione verso un Mondo più sostenibile sta probabilmente nella necessità di evolvere delle persone e delle politiche, di sviluppare una diversa mentalità e una diversa attitudine nei confronti della realtà. Le energie rinnovabili sono un flusso, non un accumulo di energia; ciò costringerà la società a tornare in uno stato di equilibrio dinamico con la natura e con il proprio ambiente, in accordo coi limiti della fisica più che quelli della propria immaginazione o stabiliti da “leggi umane”. Il Mondo intero dovrà presto affrontare la necessità di consumare meno energia, consegnando alla storia il concetto di crescita perpetua e le tendenze esponenziali che hanno caratterizzato la nostra società per decenni.

Tutto questo dispiegherà una serie di cambiamenti sociali e politici che sono ora troppo lontani da potersi interamente immaginare. In ogni caso, è probabile che abbia luogo una profonda ri-localizzazione dell’economia globalizzata, implicando un diverso equilibrio tra aree urbane e rurali, la riprogettazione del sistema di produzione e distribuzione di beni e cibo, nonché un più efficace sistema di gestione delle risorse. Anche il sistema economico e finanziario richiederà una riforma sostanziale e il comportamento stesso delle persone dovrà evolvere in accordo con la nuova realtà. Alla fine, potrebbe persino emergere una nuova concezione rispetto a come gestire la società e degli obbiettivi fondamentali che essa si prefigge.


Le energie rinnovabili incorporano ognuna e tutte queste sfide. Ignorarlo sarebbe dannoso non solo per il loro sviluppo e la loro implementazione, ma per la futura prosperità della nostra società. Potranno rappresentare un qualcosa di tecnico per molti; per me, rappresentano una precisa responsabilità politica di chiunque viva il nostro tempo.


Stefano Parmeggiani




domenica 19 febbraio 2012

Un mondo nuovo – Energia: Super-reti intelligenti e auto elettrica


Conosciute come super smart-grids, sono probabilmente tra i mattoni di costruzione piú importanti del mondo nuovo del 2021. Riescono a coniugare localizzazione della produzione energetica attraverso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, il risparmio energetico, il risparmio economico e la presa di coscienza dei problemi energetici dell’utente in prima persona. Ma andiamo per gradi.

Uno dei problemi maggiori delle fonti energetiche rinnovabili é l’intermittenza. Tanto per prendere ad esempio le due piú conosciute – eolico e fotovoltaico – tutti sanno che non sempre tira vento, tanto meno con la stessa forza, e non sempre batte il sole. Ne deriva quindi una produzione intermittente di elettricitá. Il problema é chiaramente che i consumi non seguono necessariamente le stesse dinamiche, per cui ci possiamo trovare a richiedere in qualche momento piú elettricitá di quanta ne puó venir prodotta. A quel punto verrebbe da dire, accumulatela quando se ne produce di piú e ridistribuitela quando serve. Purtroppo non é cosí facile accumulare l’elettricitá. Servirebbero grandi batterie che peró non sono molto efficienti e contengono materiali dannosi per l’ambiente. Ció non significa che non si useranno batterie, ma non ci si puó affidare esclusivamente ad esse.
Cambiamo quindi prospettiva e constatiamo che, statisticamente, quanto piú due regioni sono distanti tra loro tanto minore é la possibilitá che uno stesso evento metereologico avvenga nelle due regioni, o addirittura che queste abbiano lo stesso clima. Pertanto se estendessimo le reti di distribuzione elettrica in un sistema unico europeo (o perfino piú esteso) potremmo statisticamente usare l’eccesso di produzione di alcune regioni per supportare l’eccesso di domanda di altre regioni. Ad esempio arrivare ad usare nel sud Europa l’eccesso di energia generata in inverno dal vento o dalle onde del nord, mentre in estate potremmo usare l’eccesso di radiazione solare del sud per alimentare il nord. Quello che serve é un invesitmento importante in infrastrutture, cosí come regole comuni per tutti sia sulla gestione delle reti elettriche che su come fare avvenire questi scambi, ma é perfettamente fattibile. Consideriamo anche il lato della domanda: quanto piú estesa una regione tanto piú aumenta la possibilitá che si abbiano fascie orarie diverse, perfino abitudini diarie diverse, il che comporta picchi orari di consumo diversi. Se i picchi si hanno in genere la mattina presto e la sera al tornare da lavoro, riuscendo a combinare nella stessa rete regioni in cui quello che si produce la notte va ad alimentare il consumo mattiniero della regione vicina ci risparmieremmo un bel problema.
In sostanza significa che se estendessimo la nostra rete il piú possibile in qualche modo avremmo bisogno di molta meno capacitá di immagazzinamento, e quindi di batterie. Questo potrebbe avvenire a scala regionale o perfino globale. Si chiamano super-grid, le super-reti (vista la loro estensione).

Senza fermarsi a questioni meramente tecniche, consideriamo anche il fatto che un sistema di questo tipo sarebbe necessariamente supportato dalla cooperazione piú che dalla competizione. Una cooperazione vera, basata su bisogni comuni e non semplicemete sul profitto di una delle parti. Se non collabori stai semplicemente sprecando la tua energia e non ne avrai quando ti servirá. Se tutti collaborano non ci sará piú nemmeno bisogno di farla pagare l’elettricitá, perché saremo in un sistema in cui non ci sará piú scarsezza, ce ne sará in abbondanza per tutti. Il mondo nuovo del 2021 con le sue super-grid, sará un mondo in cui forse ci saranno meno guerre e meno problemi, in cui tutti si sentiranno parte di un qualcosa di piú grande e in maniera uguale.

Questo a scala globale. Ma uno dei tratti salienti piú importanti del mondo nuovo del 2021 é il ritorno alla produizione locale. Che senso ha infatti andare a comprare energia in Arabia Saudita o Russia quando ognuno se la puó produrre sul tetto di casa sua per i suoi bisogni? Ogni utenza sará per quanto possibile energeticamente autosufficiente, trasferendo l’eccesso alle supergrid che lo porteranno laddove la produzione non sará sufficiente a soddisfare la domanda, come per esempio nelle cittá.  L’autosufficienza energetica peró non viene gratis. Il prezzo da pagare é diminuire i consumi. Come giá detto stiamo consumando troppo, non ce lo possiamo semplicemente permettere. Come dice Richard Heinberg

“la gente deve veramente capire che [grazie ai combustibili fossili] 
abbiamo creato un modo di vivere insostenibile, 
il che non significa solo che é ecologicamente irresponsabile,
ma semplicemente che non puó continuare”.

La diminuzione dei consumi dovrá essere accompagnata da un cambio di paradigma nella produzione, distribuzione e consumo dell’energia: si dovrá passare da un sistema centralizzato ad un sistema distribuito. Invece che essere prodotta in centrali enormi e mostruose, l’energia dovrá essere prodotta ovunque, preferibilmente il piú vicino possibile rispetto a dove dovrá essere consumata. Questo significa solo una cosa: energie rinnovabili. Vento, sole, geotermico, onde del mare e maree sono le maggiori. Ogni casa dovrá avere le sue fonti di energia per poter funzionare. A seconda della posizione geografica e del clima. L’eccesso verrá distribuito in rete, mentre qualora la domanda superi la produzione questa verrá fornita dalla rete. Per il resto ognuno consumerá l’energia che produce. Limitando le distanze di trasporto si limiteranno anche le perdite e aumenterá l’efficienza dell’intero sistema.
In questo modo cambierá anche il come si gestisce l’uso dell’energia. Se sta per arrivare un tempaccio freddo e ventoso, sappiamo che potremo fare qualche lavatrice in piú perché avremo energia in abbondanza. Al contrario in periodi di stanca cercheremo di ridurre il consumo per quanto possibile. Questo si traduce secondo la classica legge della domanda e l’offerta in un mercato dell’elettricitá. Ogni casa avrá una centralina collegata ad un sistema centrale di distribuzione. A seconda della disponibilitá regionale di elettricitá, che a sua volta dipenderá dall’estensione della supergrid, questa avrá un costo. Poi sta a noi scegliere se usare la nostra elettricitá o venderla. Oppure se aspettare che tiri vento invece che comprarla oggi. A seconda del bisogno che ne avremo. Un elemento fondamentale in questo senso potrá essere l’auto elettrica, che potrebbe funzionare letteralmente come una batteria. Ricaricarla di notte quando non ci sono molti altri usi farebbe risparmiare un bel po’. Mentre se te ne serve e non ne hai potresti pensare di scaricare la macchina e prendere l’autobus. Questo sistema sarebbe collegato a tutte gli apparecchi di ogni casa che consumano elettricitá, e potrebbe essere programmato a seconda dei bisogni, ad esempio in modo da minimizzare il consumo e massimizzare l’esportazione di energia, oppure minimizzando automaticamente il costo di esercizio della casa in base alla disponibilitá di energia. Il tutto potrebbe essere controllato via internet da qualsiasi terminale, o perfino da uno smart-phone. Saremmo molto piú coscienziosi nell’uso dell’elettricitá, e sono abbastanza sicuro che volendo o no lo diminuiremmo. Questo sistema é conosciuto come smart grid, o rete intelligente.

Ogni casa, ufficio etc. é quindi dotato di una propria smart grid, che gestisce la produzione, e l’uso dell’elettricitá prodotta, cosí come gli scambi con l’esterno. Ognuna sarebbe poi collegata con la supergrid regionale, che ne gestirebbe le fluttuazioni di domanda e produzione, e queste in una unica supergrid continentale. All’interno di quest’ultima esisteranno ovviamente anche parchi di produzione pi+ ampi per sostenere attivitá piú energivore come ad esempio quelle industriali. Questi saranno verosimilmente basati sulle tipicitá geografiche delle varie regioni e al loro clima, da cui dipendono le fonti energetiche prevalenti. Il concetto della supergrid é proprio questo: un baratto delle fonti energetiche attraverso il loro prodotto finale: l’elettricitá. Che si puó trasportare relativamente bene, ma é piú difficile da immagazzinare.

In questo senso l’espansione di questo tipo di politica energetica, basata sulla produzione locale da fonti rinnovabili, sulla gestione efficiente delle singole utenze attraverso smart grids e sull’equilibrio dinamico di domanda e offerta raggiungibile attraverso le super grid, metterá un serio freno all’uso di fonti energetiche fossili. Queste potranno comunque essere usate per quelle attivitá (e ne rimangono) per cui trovare sostituti é piú difficile.

Un altro mattone molto importante del mondo nuovo é l’auto elettrica. Andrebbe considerato che é proprio il settore dei trasporti a consumare la maggior parte dei combustibili fossili oggigiorno. Tralasciando per il momento il problema dei trasporti a lunga distanza (per quello ci sará tempo in un altro capitolo), nel mondo nuovo il trasporto a media e corta distanza é completamente elettrico. A parte il trasporto pubblico, che sará veramente semplice da cambiare, é interessante considerare i vantaggi collaterali di un trasporto elettrico privato. Prima di tutto consideriamo che l’uso dei mezzi privati andrá notevolmente ridotto. Le cittá saranno sempre piú car-free, in modo da potenziare i servizi pubblici e renderli piú efficienti per via del traffico estremamente ridotto. Cittá tutto sommati molto piú vivibili, con piú spazio per le persone, per le biciclette (un po’ di moto nella sedentaria vita urbana non guasta) e per le aree verdi e ricreazionali piuttosto che per parcheggi... Si verranno inoltre a creare sistemi di car-sharing, dove nelle cittá ci saranno stazioni in cui si potranno prendere le auto a tempo e poi restituire, non necessariamente nella stessa stazione, proprio come succede ora con le biciclette in moltissime cittá. In questo modo si potranno produrre molte meno macchine e ne vedremo molte meno parcheggiate per essere usate una o due volte alla settimana, con un notevole guadagno di spazio urbano. Un altro indiscutibile vantaggio che non si considera inoltre é la drastica riduzione di inquinamento acustico... riuscite a immaginarvi delle cittá in cui il rumore di fondo é quello delle persone che parlano o quello dei campanelli delle biciclette?

In qualche caso chi vive fuori ma lavora in cittá avrá comunque bisogno di un mezzo privato. Come giá detto, combiato con la smart grid di casa sará un utile sistema per accumulare e gestire a convenienza i picchi di produzione e domanda. Ma é estendendo questo sistema a grande scala che ne comprendiamo il vero significato. In questo senso si allestiranno dei grandi parcheggi nelle periferie delle cittá dove le auto elettriche saranno potranno essere lasciate durante la giornata lavorativa, funzionando come mega-batterie diffuse in grado di assorbire i grandi picchi di produzione diari, e venendo ricaricate per quando dovranno riportare le persone a casa. Qui ci potrebbero essere diversi tipi di contratto, del tipo “fammi il pieno in ogni caso che sennó non arrivo a casa” oppure “abito qui vicino quindi riempimela solo se il prezzo dell’elettricitá scende sotto gli x ¤” (gli ¤ sono la moneta in uso nel 2021, n.d.r.). Detto questo, va anche considerato che esistono sistemi che ricaricano le batterie delle macchine in discesa o anche semplicemente quando frenano, accumulandone l’energia cinetica e usando di fatto il motore come generatore (freno rigenerativo), percui attraverso sistemi di questo genere si arriverá ad auto elettriche estremamente efficienti. Una delle critiche maggiori all’auto elettrica é proprio quella della limitata autonomia. Va detto innanzitutto che con le batterie al litio giá esistenti l’autonomia provata é di 400-550 km, se aggiungiamo poi la ricarica rigenerativa di cui si parlava prima si capisce come sia piú che sufficente per la stragrande parte degli spostamenti quotidiani in cittá. Inoltre consideriamo anche l’economia di esercizio (economia reale, cioé basato sul valore reale dell’energia e non sul prezzo), visto che il rapporto kW/km é molto inferiore rispetto a quello delle auto a benzina. Bene, ma per viaggi di media distanza? Lasciando per il momento perdere scenari estremamente interessanti che si stanno incominciando a sviluppare oggi riguardo ricariche wireless tra auto in movimento e autostrade, nel mondo nuovo del 2021 si avranno lungo le principali vie di comunicazione dei depositi di batterie invece dei benzinai. Tu lasci la tua vuota e loro te ne danno una piena. Ovviamente la batteria dovrá essere standard su tutte le auto, ma vedremo che la moda e le marche non avranno piú tanto senso nel mondo nuovo, in quanto si dará la prioritá all’efficienza e alla qualitá dei prodotti che durano. Quindi le batterie standard non saranno assolutamente un problema, anzi assicureranno la massima resa e qualitá.

Beh, a grosse linee queste sono le principali innovazioni dal punto di vista energetico che avremo a disposizione per tutti, perfettamente installate e funzionanti, nel mondo nuovo del 2021. Grazie a loro avremo meno guerre, piú cooperazione tra gli stati, un comportamento piú responsabile e consapevole del cittadino, meno inquinamento, meno traffico, cittá piú vivibili, piú autosufficienza energetica e quindi meno bisogno di lavorare.


Che ve ne pare? L’accendiamo?




sabato 3 dicembre 2011

Il prezzo da pagare


Oggi parliamo di buon senso, e di come lo abbiamo perso senza nemmeno rendercene conto.

A titolo di esempio, parliamo di energia. Dell’energia che vorrei, per tutti. L’energia che vorrei è pulita, non inquina e viene da fonti rinnovabili. Normalmente quelli che si sforzano di essere realisti a tutti i costi qui obbiettano: si, bell’idea...ma costa troppo, quella. La risposta a questa ben nota obiezione é in effetti abbastanza semplice, ma quanto mai rivoluzionaria.

L’energia rinnovabile non é fatta per costare di meno, 
ma per essere più giusta.

Non per risparmiare soldi quindi, ma perchè semplicemente é meglio per tutti. Per tutti. E per tutta una serie di motivi. Come spesso succede, parlando troppo di qualche cosa e partendo da posizioni fondamentalmente miopi o sbagliate, si finisce per abituarcisi e si perde il vero senso delle parole. Le parole, quelle, il loro senso non lo perdono mai. Siamo noi a perderlo. 
Credo sia arrivato il momento di mettere un po’ d’ordine nelle cose.

Prima di tutto, vorrei sottolineare che i soldi sono sono uno strumento creato dall’uomo come unità di misura del valore delle cose. Non sono il valore delle cose in sé, anche se ormai sembra lo siano diventato. Dobbiamo renderci conto che il prezzo é qualcosa ben diverso dal valore. Il prezzo é un etichetta che qualcuno attacca alle cose. Il valore é qualcosa di intrinseco alle cose stesse. In realtá mi sembra che il valore vero delle cose si sia distaccato nel tempo sempre di piú dal valore che noi gli assegnamo, in termini monetari. Dovremmo allora domandarci, quali sono i criteri per cui si assegna un prezzo alle cose? E subito dopo, siamo d’accordo o stiamo forse tralasciando qualcosa?

C’é un elefante nella stanza e nessuno ne parla.

La corsa al ribasso dei prezzi, che il nostro sistema basato sul profitto esige a tutti i costi, ci spinge ad essere volutamente ciechi e sordi. Ci sono cose che semplicemente e volutamente ignoriamo a tal punto che oramai non esistono nemmeno piú. Perché se il costo dell’energia é semplicemente il prezzo che paghiamo, allora stiamo ignorando alcune cosette. Del tipo

  •           Inquinamento e salute pubblica: qui non serve dire granché, tutti lo sanno e tutti sanno che lo stanno ignorando. Chiunque ne abbia l’interesse puó documentarsi fino al vomito su tutte le conseguenze ambientali che l’estrazione di combustibili fossili o lo smaltimento di rifiuti radioattivi ha sull’ambiente. E sulla salute di quelli che in quell’ambiente ci vivono. Cito solamente a titolo di esempio il piú recente ed eclatante, il versamento di greggio nel Golfo del Messico l’anno scorso, in seguito all’incidente sulla piattaforma Deepwater Horizon. A proposito, continuate a sentirne parlare? Sará tutto a posto ormai, dico io...tutto risolto.
  •           Sicurezza nell’approvigionamento: dobbiamo continuamente essere docili e accettare compromessi con chi non dovremmo solo perché hanno il coltello energetico dalla parte del manico. Se dalla Russia per qualche motivo si chiudono i rubinetti del gas in Europa ci si gela il culo di colpo. Per non parlare del Medio Oriente. Etica e morale non dovrebbero scendere a compromessi per garantire sicurezza e qualità di vita.
  •           Guerre: necessarie per accaparrarci le materie prime di cui abbiamo bisogno, visto che sono concentrate solo in certe regioni e ne siamo talmente dipendenti che come in una crisi di astinenza le vogliamo violentemente tutte per noi e a tutti i costi.
  •           Vivere in un perenne stato si scarsezza di risorse innalza i prezzi per il beneficio di quei pochi che le controllano, conferendogli di fatto un potere smisurato che per noi uomini della strada é davvero difficile immaginare e comprendere.


Un dato solo per farvi capire la fallacitá del prezzo dell’energia. Nel 2010 il governo americano ha sovvenzionato l’industria petrolifera col fine di abbassare i prezzi di vendita per qualcosa come 409 miliardi di dollari (fonte: IEA – International Energy Agency). In totale Bloomberg New Energy Finance stima che le sovvenzioni all’industria dei combustibili fossili siano state pari a 557 miliardi di dollari. Sapete quanto ha speso nello stesso anno per le rinnovabili, tutte le rinnovabili nel loro complesso, considerando gli enormi investimenti richiesti da questo settore ancora immaturo in confronto a quello petrolifero pienamente sviluppato? Considerando tutte le belle parole e le buone intenzioni costantemente sciorinate pubblicamente? 46 miliardi di dollari. 12 volte di meno.
Cosa succederebbe se questi investimenti si invertissero? Sarebbe davvero cosí diverso il prezzo da pagare? E perché non lo fanno? Sembrerebbe una strategia sensata a lungo termine, no? Chi glielo impedisce?
Sbilanciamoci ancora di piú. Consideriamo tutti quegli altri punti che non sono assolutamente compresi nel prezzo in denaro. Ambiente, salute pubblica, sicurezza, guerre. Guerre che sono un business enorme, “l’unico in cui i profitti si stimano in dollari e le perdite in vite umane” (Smedley Butler - Maggior Generale - Corpo della Marina degli Stati Uniti, 1935). Proprio un bell’affare, gran profitti.
Dobbiamo davvero continuare a ragionare solo ed esclusivamente in termini di soldi? Non vi pare che quest’attitudine ci stia rendendo ciechi e sordi alla realtá delle cose? Non vi pare che ci stiamo separando dal mondo reale, in cui pure tuttavia siamo e saremo costretti a vivere?

C´é un concetto molto interessante che viene, a volte, usato in ingegneria; si chiama Analisi del Ciclo di Vita o LCA – dall’inglese Life Cycle Assesment. É un concetto veramente rivoluzionario, a guardarlo bene, rispetto al modo in cui siamo abituati a ragionare. Si tratta di considerare l’utilità di ogni prodotto o processo, ossia qualsiasi cosa vi possa passare tra le mani o per la testa, in base ai relativi impatti che esso puó avere durante il suo intero ciclo di vita. Impatti positivi e negativi. Dalla culla alla tomba, come si dice. Alla fine tutti questi impatti si soppesano matematicamente per vedere se, dopotutto, conviene o no farlo. Un approccio che potremmo definire olistico. Forse andrebbe usato di piú.
Nel segno del piú rigoroso e imparziale metodo scientifico, quantifichiamo ogni possibile impatto positivo o negativo (sull’ambiente, la societá, la salute umana, l’economia) che la produzione, l’esercizio, la manutenzione e lo smaltimento di un qualsiasi prodotto o servizio provocheranno durante tutta la sua vita utile. Il prezzo monetario in questo senso é solo una delle tante componenti. Probabilmente non sempre la piú importante. Proviamo a fare questo esercizio mentale.

Pensiamo per un momento a tutte quelle cose prodotte in Cina che compriamo di continuo perché costano poco. Per arrivare a noi hanno dovuto viaggiare migliaia di km, usando combustibili fossili che, forse proprio perché sovvenzionati, costano poco. Tutti sappiamo peró che inquinano e che si stanno esaurendo. Per essere prodotti hanno dovuto sfruttare, a livelli per noi occidentali inaccettabili, il lavoro di persone che probabilmente non fanno altro nella loro vita. Persone-robot. Tutto questo nel prezzo di vendita non c’é. E il valore? Poca qualitá, in genere. Probabilmente si userá qualche volte e poi lo si butta e se ne compra un altro. Un nuovo rifiuto che andrá smaltito, non si sa bene come e dove.

Nuove materie prime insostituibili andate perse. Nuova energia sprecata. Altro inquinamento. Ingiustizia sociale perpetuata.

Vi pare un costo da poco?

Un’economia basata sul puro costo monetario é davvero utile per l‘uomo?