È arrivato il momento di toccare un tema scottante: la politica. Origini,
prospettive il senso di questa parola nel momento storico che stiamo
attraversando.
Partiamo da una considerazione banale: politica e democrazia non sono
la stessa cosa, ma spesso si confondono. Entrambe derivano, come parola e come
concetto, dal greco. Dalla antica Grecia.
Nell’antica Grecia della cittá-stato, la polis, la politica (che proprio da polis deriva) consiste nell’attività
di gestione e amministrazione della cosa pubblica per il bene della comunità,
il che si lega necessariamente a doppio filo con l’esercizio del potere decisionale.
Ossia il Potere con la P. Ma non solo, é bene sottolineare infatti che l’attività
politica non si riduce alla politica attiva, ma anche all’espressione delle
proprie opinioni per il miglioramento della societá in cui si vive. Ció include
anche la protesta contro delle decisioni prese, o manifestazioni di qualsiasi
tipo.
Giusto per non lasciare niente di scontato, lo Stato é semplicemente una
convenzione, una delle tante, adottata dall’uomo e, come tale, una sua
invenzione. Ci si accorge a un certo punto che gli uomini da soli non riescono
in maniera efficace a soddisfare tutti i propri bisogni, percui decidono mettersi
insieme, di organizzarsi e “firmare un contratto” (il cosiddetto contratto sociale) in cui tutti cedono una
parte della loro libertà e del loro potere di autogestirsi (parte della loro
sovranità) a un entità tutto sommato astratta, ma operata da uomini, che
provvederà cosí meglio al bene di tutti. È bene ricordare quindi che l’unica
ragione d’esistere di uno Stato è quindi perseguire il bene della comunità che
lo compone, attraverso la soddisfazione di quei bisogni che i singoli individui
non potrebbero soddisfare con la stessa efficacia. O perlomeno non tutti. Garantire
cioé beni e servizi essenziali e minimi a tutti, quali cibo, energia, istruzione,
sanità, trasporti e casa, verrebbe da dire. Poi sul come ci si puó mettere d’accordo.
La democrazia é infine solo un modo organizzare l’attività politica,
un sistema escogitato per gestire e amministrare lo Stato. Non si tratta dell’unico
sistema, né tantomeno del migliore in sé. Letteralmente significa che il potere
lo esercita il popolo. Esiste anche un altro sistema in cui l’attivitá politica
viene esercitata da un gruppo di persone, detto aristocrazia. Questo termine si
é progressivamente usato sempre piú per descrivere un sistema in cui questo
gruppo di persone viene scelto per diritto di nascita (i cosiddetti nobili) e
non per meriti propri, come probabilmente in origine era. La degenerazione dell’aristocrazia
é nota come oligarchia, in cui il gruppo al potere lo esercita non piú per il
bene di tutta la società ma per il bene proprio. Esiste poi la monarchia in cui
un solo individuo esercita il potere per il bene di tutti e la relativa
degenerazione, la tirannia.
Bene. Detto ció, col tempo abbiamo deciso e accettato universalmente
che ci conviene vivere in uno Stato, è che la democrazia é il sistema col quale
lo vogliamo gestire. Quello che ci piace di piú per far politica. Perché ci
sembra il piú giusto. Il fatto é che é una faticaccia farlo funzionare. Bella l’idea,
peró serviva trovare un metodo per applicarla e si é dovuto, fin da subito,
scendere a compromessi.
Si é dovuto delegare. La differenza introdotta qui é colossale, quasi
paradossale. Nell’antica Grecia (ma anche nei comuni medievali italiani) la
limitata dimensione dello Stato permetteva infatti quello che si conosce come democrazia
diretta, ossia che tutti i cittadini si potessero riunire nella piazza
principale della polis (l’agora) e partecipare nel processo decisionale. E
quindi all’esercizio del potere pubblico.
Con l’estensione degli Stati al di fuori delle città questo é
diventato semplicemente impossibile. Si é dovuto delegare. Non si tratta peró
qui di contratto sociale, niente viene ceduto in maniera definitiva. Si delega l’esercizio
del potere decisionale a dei rappresentanti eletti dal popolo periodicamente e
temporalmente, che lo eserciteranno perseguendo gli interessi per cui il popolo
li ha eletti. Nasce la democrazia rappresentativa. Ed é qui
che le cose possono iniziare a distorcersi sensibilmente. È qui che bisogna
rimanere svegli e vigili, perché le cose non entrino in putrefazione.
Va detto che la democrazia diretta era resa possibile anche dal fatto
che una minima parte della popolazione di etá adulta era ammessa al suo
esercizio (schiavi e donne ne erano tagliati fuori). Il passare del tempo ha
favorito il fiorire delle democrazie moderne, caratterizzate dai principi di libertà,
uguaglianza e fratellanza, di separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e
giudiziario), suffragio generale, laicità dello Stato, fino alla necessitá di
garantire l’esistenza di un quarto potere, una stampa libera e indipendente. È
senza dubbio un bel progresso.
Vale peró come sempre la pena di farsi la domanda scomoda “si é forse raggiunta la perfezione?”
Ovviamente no. Si è migliorato un sistema rendendolo applicabile a vasta scala,
a popolazioni enormemente maggiori, ma é sotto gli occhi di tutti il fatto che
questo sistema abbia in sé una inconfutabile tendenza alla corruzione. Al
raggiungimento e perpetuazione di un’artistocrazia/oligarchia mascherata da
democrazia.
Tanto piú quando la commistione con altri sistemi piú subdoli, come il
sistema monetario dominato dalla logica del profitto a tutti i costi e controllato
dal potere corporativo multinazionale, ne determinano il triste decadimento che
oggi é sotto gli occhi di tutti.
Oggigiorno gli Stati sono costretti a servire il potere finanziario prima
di soddisfare le necessità primarie dei propri cittadini. La politica é il
braccio destro del corporativismo, strumento di perpetuazione di un sistema
degenerato in cui non ci si ricorda nemmeno piú il senso o il perché delle
parole. Questa politica nulla ha piú a che fare con il bene della società, é sempre
piú solo uno strumento di controllo. Dandoci l’illusione di avere in mano il
potere riesce a perseguire i propri scopi reali alla luce del sole, senza che
nemmeno ce ne rendiamo conto. Ringraziando perfino. Contribuisce ogni giorno di
píú alla corruzione morale della società e all’accumulazione delle ricchezze e
dei benefici nelle mani di pochi. Pochissimi.
È ora di aprire gli occhi e dire basta. È ora di ripensare a come
genstire il nostro potere.
A cominciare dal restituire il senso alle parole: Stato, politica,
democrazia.
È stata una scelta necessaria, quella della democrazia
rappresentativa, ma forse non lo é piú. Ogni sistema nasce, si sviluppa e muore
in un contesto storico. Cambiano le condizioni di fondo, cambiano gli
strumenti, cambiano le priorità, cambia il sistema. Il progresso, la sempre
presente aspirazione dell’uomo all’innovazione e alla ricerca di soluzioni per
vivere meglio, ci spinge ora a chiederci: la democrazia rappresentativa é oggi un
sistema obsoleto?
Il progresso tecnico-scientifico ci ha resi spettatori di cambiamenti
epocali nello spazio di appena qualche decina d’anni. Cambiamenti prima d’ora
semplicemente inimmaginabili, fantascientifici. Lo sviluppo delle
telecomunicazioni e internet hanno rivoluzionato il nostro modo di vivere.
Contemporaneamente abbiamo assistito ad una sempre maggiore democratizzazione della tecnologia e all’aumento
della scolarizzazione. L’informazione non é piú quella che era prima. La cultura
non é piú quella che era prima. L’industria non é piú quella che era prima, con
un’attenzione sempre maggiore per il mercato dei servizi. Il concetto stesso di
relazione umana é radicalmente cambiato, con l’affermarsi sempre piú perentorio
di modelli a rete sui vecchi modelli a cascata. Sistemi in cui tutti si é nodi
di un qualcosa di globale, che trascende
qualsiasi individualismo. Sistemi in cui ognuno di noi diventa
consumatore e produttore allo stesso tempo. Viviamo nella società delle reti.
Viviamo immersi in un mondo di informazione.
Abbiamo a nostra disposizione la maggior quantità di sapere che sia
mai stata disponibile a qualsiasi essere umano. Ed é gratis, e viaggia alla
velocità della luce. Abbiamo a disposizione sistemi che ci permettono capacità
di analisi mai viste prima. Possiamo maneggiare moli di dati incredibili e con
un minimo sforzo. Abbiamo a nostra disposizione sistemi che ci permettono di far
sentire la nostra voce, di organizzarci, di scambiare idee e opinioni. Di avere
una risonanza a livello globale, in un battito di ciglia. Sistemi in continua
evoluzione. Sistemi di democratizzazione e di politica.
Cambiano le condizioni di fondo, cambiano gli strumenti,
cambiano le priorità, cambia il sistema.
Possiamo finalmente avere un opinione
informata su virtualmente qualsiasi argomento ci interessi. Possiamo
scambiare idee e opinioni, modificarle e svilupparle attraverso una sorta di intelligenza collettiva. Possiamo
contarci e organizzarci in tempo reale. Possiamo parlare del nostro futuro e
prendere decisioni insieme. Possiamo
fare politica. Possiamo riprenderci la democrazia
diretta.
Oggi abbiamo gli strumenti, le possibilitá per farlo.
Non ne abbiamo forse anche bisogno?
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Un esempio: wikicrazia 2.0
Partiamo da alcune considerazioni piú dettagliate:
- Oggi deleghiamo il nostro potere decisionale a rappresentanti eletti, principalmente, sulla base di ideologie. Si tratta di persone che, pur in buona fede, come chiunque altro avranno delle competenze in qualche campo, ma mai in tutti. Si tratta altresí di persone che saranno chiamate a decidere e votare leggi di ogni tipo e argomento. Certo, si circonderanno di professionisti in ogni campo di interesse che li possano assistere laddove non abbiano competenze. È bene rendersi conto che non abbiamo nessun controllo su questi ultimi. Oggigiorno nello specifico non ne abbiamo nemmeno sui primi. Si tratta in ogni caso di persone privilegiate, che non hanno nessuna convenienza ad abbandonare questa condizione di privilegio da cui derivano tanti altri privilegi collaterali. Tutto lascia presupporre che sia facile lasciarsi corrompere dalla situazione (accadrebbe a chiunque probabilmente, l’occasione fa l’uomo ladro), emergendo la corruzione intrinseca di questo modello.
- La stragrande maggioranza dei problemi che dobbiamo affrontare sono di natura tecnica, e come tali possono essere descritti e andrebbero affrontati. Per fare ció é necessario:
1.
competenza in materia
2.
assenza di conflitti di interesse volti al raggiungimento
di benefici personali
3.
raccogliere quanta piú informazione possibile
4.
capacitá di analisi dei dati
5.
autoritá per prendere le decisioni per il bene
di tutti
Va da sé che
quanta piú competenza, quanta piú neutralitá, quanta piú informazione raccolta,
quanta piú capacitá di analisi, migliori saranno le decisioni che si prederanno
per risolvere qualsiasi problema.
·
I problemi vanno affrontati per risolverli e in
maniera efficace. Ogni problema necessita competenze e un approccio diverso per
essere risolto. È pertanto sciocco considerare come base comune per la
risoluzione di tutti i problemi che uno Stato puó trovarsi ad affrontare una
semplice linea ideologica. È anacronistico affidarsi a vecchie ideologie per
risolvere problemi concreti, che andrebbero valutati caso per caso e non una
volta per tutte ogni 4 anni.
Detto questo, credo che oggigiorno sia possibile implementare nella
nostra società un sistema di democrazia diretta gestito informaticamente
on-line, in cui ogni cittadino puó partecipare alla discussione e risoluzione
dei problemi dello Stato e alla legiferazione in maniera volontaria e non
retribuita. Niente privilegi, la partecipazione al bene della società é una
ricompensa giá di per sé ampiamente sufficiente. Si limiterebbe in questo senso
la spesa pubblica in questo settore, destinandone una quota alla gestione dei
sistemi e delle infrastrutture informatiche necessarie.
In questo contesto consideriamo il fatto che internet consente l’accesso
all’informazione. Come giá detto, ognuno puó farsi un opinione informata
su qualunque tema gli possa interessare.
Internet inoltre ci permette di sviluppare il dibattito politico in
modo che chiunque possa partecipare, organizzandolo per temi e contribuendo
mano a mano allo sviluppo e miglioramento progressivo delle leggi in
modo da considerare i punti positivi di ogni proposta.
Chiunque sia interessato a una qualunque problematica puó partecipare
al dibattito, apportando competenze in materia o anche semplicemente senso
comune. Qualcuno potrebbe partecipare anche solo per puro e semplice interesse.
Tutti possono partecipare al dibattito politico, come in una vera democrazia. Questo
avviene indipendentemente dalla professione o dalle competenze. Qui si verificherebbe
infatti un fenomeno che potrebbe richiamare molto da vicino la selezione
naturale darwiniana, chiamiamola selezione
razionale:
Se non ho né le competenze né l’interesse
nel discutere di un tema saró naturalmente incline a non farlo. Dopotutto non
ci guadagno niente, lo farei investendo del tempo e a gratis. Potrei in ogni
caso volerlo fare, e in questo caso puó succedere che quello che dico non abbia
molta rilevanza. In questo caso gli altri partecipanti al dibattito me lo fanno
notare e la questione é chiusa. È improbabile che torni a perdere tempo in
questo modo, concentrandomi invece sulle questioni che ritengo di capire e cui
credo di poter contribuire in qualche modo. Potrebbe comunque accadere che venendo
dal di fuori del campo in discussione si abbia una visione meno “indottrinata”
e piú fresca della questione, cosa che chi vi é immerso da tempo ha ormai perso,
e che quindi sia comunque in grado di apportare un parere costruttivo al
discorso.
Questo aggiunge una pluralitá di opinione alla discussione, arricchendola
e garantendo allo stesso tempo un punto di vista olistico, generale e non di
settore della questione. Di qualsiasi questione.
In ogni caso é la maggioranza a decidere, siamo in democrazia. Avendo
chiunque la libertá di partecipare in qualsiasi discussione, siamo in una
democrazia diretta.
Ogni decisione registrata in una legge sará presa perché votata dalla
maggioranza dei partecipanti, ognuno dotato di firma elettronica. Ogni
decisione sará presa perché motivata da basi tecniche. Qualora dovessero
nascere conflitti di interesse, il carattere aperto del dibattito provvederá
naturalmente a bilanciarli in favore del bene pubblico. L’unico conflitto d’interesse
che passerebbe in una legge sarebbe necessariamente quello di interesse
pubblico, proprio perché votato a maggioranza da tutti i componenti dello
Stato.
Computer, basi di dati e sistemi informatici garantirebbero la
gestione, l’elaborazione e lo scambio di
una tale quantitá di dati e informazioni, organizzandola e riducendo
progressivamente il ventaglio delle alternative a disposizione, a seconda delle
voltazioni a maggioranza degli utenti. Ogni alternativa avrá dei pro e dei
contro, che verranno spiegati in maniera neutrale, squisitamente tecnica (non
per questo avendo un linguaggio impossibile), il che selezionerá il relativo
bacino di utenza tra quelli in grado di capire di cosa si sta parlando.
Ogni questione sará discussa partendo dal livello locale, deducendo
poi leggi a livello piú generale ma lasciando per quanto possibile autonomia locale.
È infatti a livello locale che si vive, le leggi a livello regionale o Statale servirebbero
ad assolvere la funzione di garantire un sistema organico e ordinato di leggi,
nonché una gestione economica unitaria.
Questo sistema ha l’enorme beneficio di riavvicinare l’uomo alla
dimensione politica, di renderlo responsabile in prima persona di come
funzionano le cose nella propria societá. Si tratta di un sistema volontario,
non retribuito.
Sono convinto che dall’adozione di un sistema di questo tipo
deriverebbe la diminuzione drastica dei conflitti d’interesse, diminuirebbe la
corruzione, deriverebbe un maggior benessere sociale, maggior democrazia e un maggior
rispetto per lo Stato, derivante da una partecipazione piú attiva.
Certo, é solo un idea. Va sicuramente migliorata (proprio in accordo
con l’idea stessa!). Ad esempio in termini di tempi, procedure e modalità. Ma
sono convinto che vale la pena lavorarci sopra per proporre un sistema
alternativo di gestione della cosa pubblica, in cui le risorse (naturali e
umane) sarebbero amministrate in maniera piú giusta, equa ed efficace.
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