Non esiste nessun cammino predefinito, non esiste niente di
certo né niente di irreversibile. Abbiamo del tempo a disposizione per scrivere
il nostro pezzetto di storia. Non chiedetemi il perché, quella é tutta un’altra
questione. Quello che mi interessa é il come.
Perché é indiscutibile il fatto che ora tocchi a noi. Tutti
hanno avuto la loro occasione, chi l’ha usata meglio e chi peggio. Ci sono
stati i nonni che vivevano tranquilli nel loro mondo idillico fatto di campagne
e conigli, sani come pesci e felici come perdici. Errore. Ci sono stati i nonni
che hanno sudato come matti perché, semplicemente, quella era la loro parte di
storia da scrivere. Dovevano sudare come dei matti per arrivare a fine giornata
e mettere insieme il pranzo con la cena. Erano tempi duri e loro erano persone
di quel tempo, un tempo che non c’é piú. E ce l’hanno fatta. Hanno coltivato
campi, costruito case, creato fabbriche e produzioni che ci hanno portato nell’era
del boom. C’erano – come continuano ad esserci e ci saranno sempre –quelli
geniali e gli sgobboni, i furbi e gli onesti, le brave e le cattive persone. Ma
hanno dato forma al loro mondo, probabilmente nell’unica direzione possibile:
il benessere. E il benessere é progresso. Il progresso ci ha portato all’industrializzazione
prima e la globalizzazione poi. E nel mezzo c’é stata un’altra generazione, un
altro tempo e un altro pezzetto di storia. É stato il tempo dei padri, che
hanno avuto altre cose da fare e le hanno fatte altrettanto bene. Ci hanno
aperto il mondo e regalato la vita comoda che conosciamo, ma non apprezziamo.
Ci hanno regalato il loro sogno di bambini ma noi, in quel sogno, ci siamo
cresciuti dentro e ci sembra talmente normale da diventare noioso. Qualcuno
dirá che siamo una generazione viziata, credo che in parte sia vero. Siamo
quelli delle vacanze per tutti, del telefonino all’ultima moda prima di tutto,
siamo quelli dei supermercati sempre pieni e dei voli low-cost. Ma siamo,
soprattutto, quelli che non si fanno domande. Siamo quelli che hanno accettato
in partenza di scollegare la causa dell’effetto, il braccio dalla spada. Siamo
quelli che accendi la luce e spingi sul gas senza chiederti da dove venga,
quelli delle possibilitá infinite per diritto divino e quelli dell’ultimo
gadget perché sí. Siamo quelli che vivono tranquilli in vacanza permanente dalla
realtá. Non perché siamo cattive persone, ma perché non l’abbiamo mai visto né
nessuno si é mai preso la briga di spiegarcelo sul serio. Non é mai stato
conveniente, dopotutto, spiegarcelo. Allora andiamo avanti, ad occhi chiusi, su
una strada distesa bella dritta di fronte a noi. Camminiamo intontiti e felici eppur
sentiamo (perfino i piú testardi) alzarsi tutto intorno a noi un ineluttabile
fetore.
Ed é qui che inizia la nostra storia. La nostra storia é
quella dei figli. I figli che quegli occhi li aprono e vedono quello che c’é tutto
attorno alla quella strada stesa dritta, quello che giá annusavano prima e cui
non riuscivano a dare un nome. La nostra storia inizia ora, qui. Se stai
leggendo preparati, perché non potrai dire di non essere stato avvisato. Non
potrai fare quello che é stato lasciato a piedi mentre gli altri salivano sul
carro della storia. La storia, da questo momento in poi, la prendiamo in mano
noi. Non perché siamo migliori, ma perché é arrivato il nostro momento. É
nostro diritto, ma anche nostro dovere. E la storia non ti chiama, la devi fare
tu.
La storia che scriveremo potrá sembrare per tanti versi
radicalmente opposta a quella passata, per altri esattamente uguale. La storia
che scriveremo, la nostra storia, nasce dal nostro tempo. Tempo di informazioni
che collegano il mondo e viaggiano alla velocitá della luce. La nostra storia
si nutre di pensiero critico e razionalitá, di passione e di coscienza. La storia
che scriveremo é in realtá l’unica che potremmo mai scrivere. Se fallissimo, stavolta potrebbero non esserci nipotini a scriverne il seguito. Il momento é questo, é
critico, é capitato a noi ed é una bella responsabilitá di cui peró ci dobbiamo
fare carico, per quanto non l’abbiamo chiesto noi. Un peso, ma anche un emozione
elettrizzante. E allora potremmo essere ricordati come quelli che hanno fatto
la loro parte – come quelli prima di noi, del resto – parte che specialmente ora
assume forse un’importanza speciale, da questione di vita o di morte piú che di
vita o di vitaccia. Potremmo essere ricordati come quelli che nella tempesta della
crisi piú totale prendono il timone e, tra lo scetticismo e perfino le proteste
dei marinai piú rodati, invertono la rotta riportando la nave in acque sicure. Era
partita in cerca di qualcosa di migliore, ma si era spinta in una direzione che
alla lunga si é rivelata sbagliata. Avendolo capito, invertire la rotta non é un
tornare indietro, ma una decisione cosciente, un andare in avanti verso la
direzione che si conosce sicura. Si tornerá poi ad esplorare in altre
direzioni, in altri modi, il timone continuerá a girare ma le mani che lo
governeranno sapranno dove non devono dirigere la nave.
Potremmo allora essere quelli che salvano la nave e l’equipaggio.
Potremmo fare semplicemente quel che va fatto, senza aspettarsi altri
riconoscimenti dal presente ed per essere poi ricordati come uno dei tanti punitini
nella successione che conforma la linea della storia. Oppure potremmo essere
gli eterni bambini, quelli che si sentono inadatti e si nascondono dietro le
gonne delle mamme. Quelli che declinano colpe e responsabilitá. Quelli che
perdono la loro occasione e lasciano che la nave affondi pur di non prendere il
coraggio e il timone tra le mani, per paura di lasciarselo scivolare, ma anche
perché hanno sempre visto i vecchi comandanti occuparsene.
Potremmo essere quelli che cambiano le carte in tavola,
perché abbiamo capito che il gioco é cambiato anche lui. Potremmo essere quelli
audaci che lo vedono arrivare per primi, si preparano e rispondono. Oppure quelli
perennemente assopiti e intorpiditi dall’ignavia, dalla codardía e dal
qualunquismo, dal pessimismo cosmico e dalla pigrizia terrena, quelli che si
svegliano troppo tardi, o perfino quelli che non fanno nemmeno in tempo a
svegliarsi.
Tutto questo spetta a noi deciderlo. Spetta a noi perché é
il nostro momento. Non verrá nessuno a dircelo, e se ci aspettiamo qualche
incoraggiamento ci sbagliamo di grosso. Bisogna sentire quando arriva, e
prenderselo.
Saremo quelli del cambio di paradigma e di visione sul
mondo. Quelli che non vedono nessuna crisi economica o finanziaria, ma prima di
tutto una crisi sistemica nella quale é impossibile distinguere alcun tratto
principale perché coinvolge tutto, separatamente e allo stesso tempo in maniera
interconnessa. Crisi ambientale, alimentare, di risorse, economica,
finanziaria, culturale, umana. Crisi del paradigma creato dai nonni e i padri,
che magari andava bene prima ma ora non piú. Crisi del sistema in cui viviamo,
fatto da uomini come noi ora, ma al loro tempo. Fatto quando venne il loro, di
momento. Saremo quelli che capiscono che occorre andare alla causa del problema
e risolverlo lí, piú che dedicarsi alle migliaia di piccole conseguenze che inevitabilmente
tornano a riproporsi sotto le stesse o nuove spoglie. Saremo quelli che cambiano
il sistema perché sanno come farlo, lo sovvertono se serve, lo adattano alle
nuove circostanze e lo servono in mano a quelli che verranno dopo. Saremo
necessariamente quelli, peché altrimenti non ci sará un dopo, e non ci sará
niente e nessuno da ricordare.
Saremo quelli del passo indietro cosciente. Saremo quelli
che per tanti versi ritorneranno ai tempi dei nonni e dei padri, attualizzandoli
al giorno d’oggi grazie alla conoscienza e il sapere accumulato e alle nuove
possibilitá che la storia ci ha offerto. E lo faremo non piú perché non potremo fare
altrimenti, ma per una scelta cosciente, autonoma e ben informata. Saremo quelli
che possono ma non lo fanno, perché conoscono le conseguenze e non le vogliono.
I nonni non potevano scegliere, e cosí in molti casi anche i padri. Noi si, e sceglieremo
di non farlo. Questa sará la nostra storia.
Saremo quelli del passo indietro cosciente, che altro non é
se non l’unico passo avanti davvero possibile.
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